mercoledì 27 ottobre 2010

28-31 ottobre_Librinmostra nella terra di Coppi

Dal 28 al 31 ottobre presso il centro fieristico "Dolci Terre di Novi", proprio accanto al Museo dei Campionissimi, si terrà l'edizione 2010 della rassegna libraria "LIBRINMOSTRA".
Quest'anno la tematica verte sul connubio tra libri e sport, con particolare attenzione verso il ciclismo, fiore all'occhiello del patrimonio sportivo alessandrino.
Durante tutte le giornate si potranno assistere a conferenze, dibattiti, laboratori e presentazioni inerenti al ciclismo, in particolare ci concentreremo su figure come Contador, Coppi, Girardengo e Giuliano Calore, e verranno presentati volumi che raccontano della Bicicletta Partigiana e sulla storia della Milano-Sanremo.
L'evento più significativo si terrà Venerdì 29 ottobre dalle ore 17:30 dove Giuliano Calore presenterà i suoi libri e racconterà al pubblico le sue rocambolesche imprese, interverranno Carlo Delfino, autore della "Storia enciclopedica della Milano-Sanremo, 1907-2009", e Mario Labadessa del sito Bicidepoca.com. Al termine della quale si terrà una performance dal vivo del grande Giuliano Calore in sella alla sua Alan "monca" !
Il programma completo lo potete leggere ingrandendo le immagini allegate a questo articolo.
Sarò presente presso lo stand di Giuliano Calore, C. Delfino e M. Labadessa per tutto il pomeriggio di Venerdì.

martedì 26 ottobre 2010

23/10/2010 - Ciao Stefano !

Ci ha lasciato nella notte del 23 ottobre 2010, ad Arenzano, Stefano Gaggero.
Nacque a Fabbriche di Voltri, in provincia di Genova, il 23 novembre del 1927.
Si mise in mostra fra i dilettanti regionali imponendosi in numerose corse rinomate e balzando all'attenzione della Bianchi e sprattutto di Fausto Coppi che alla fine del 1951 lo fà passare professionista.
Corse per la Bianchi diversi anni, spalleggiando Coppi per quasi tutta la carriera bianco-celeste, quando nel '56 il Campionissimo decide di mollare la Bianchi e correre con la squadra che porta il suo nome la Carpano-Coppi, anche Gaggero lo segue in questa avventura onorando fino alla fine la fiducia che Fausto fin dal '51 riversò su quel dilettante ligure.
Maestro nelle corse impegnative e con il freddo, degne di nota le sue partecipazioni al Giro delle Fiandre e alla temuta Parigi-Roubaix.
Nonostante gli spettò sempre la parte del gregario, Stefano riuscì a trovare alcuni momenti di gloria in competizioni importati e classicissime sia nazionali che internazionali, vincendo una tappa del Giro di Svizzera, la Roma-Napoli-Roma, e la celebre crono a squadre in ben due Giro d'Italia.
Chiuse la carriere agonistica nel 1961, divenne autista di camion e dopo anni di lavoro "umano" si ritirò in pensione.
Fino agli ultimi istanti di vita si rivelò sempre grande appassionato di ciclismo, sia ricordando le eroiche imprese sue e dei suoi compagni sia studiando il ciclismo moderno, di cui non perdeva mai una gara in televisione.

...dai primi 900

Bici italiane dal primo 900... non se ne trovano più, questo è un dato di fatto.
Il buon Maurizio ci mostra la bici ricevuta in dono da un'amico... un regalo mica male, una bicicletta italiana databile tra la fine dell'800 e il primo 900, forse una Stucchi.
Conservata egregiamente considerata l'età ultracentenaria di questo velocipede!
Ancora si scorge distintamente il velo di grigio nickel che ricopre gran parte delle parti bianche.
Il telaio molto alto e slanciato è ancora dotato dei sui parafanghi a pagoda, quello anteriore e nella classica conformazione tronca, tipica di quel periodo.
Il freno è a tampone, azionato da una meravigliosa leva montata su un manubrio fisso, quindi con pipa integrata.
Le congiunzioni del tubo di sterzo ricordano proprio quelle della celebre Stucchi, anche se la marca è sconosciuta, si può notare che la bici è di alta qualità e molto elegante.
Il carro posteriore ha la geometria e la struttura delle tubazioni tipica delle biciclette molto antiche, lo si nota nel dettaglio nella foto della corona, dietro questa si scorge il punto in cui il carro si allarga per far spazio alla ruota, in quel punto si nota tutta la primitiva, quanto affascinante, struttura delle tubazioni.
La corona porta una magnifica dentellatura a  un passo humber.


venerdì 22 ottobre 2010

Ceriz freno a... tallone !

Questa bicicletta è una Ceriz anni '50, una marca prodotta dalle officine Rizzato (Ceriz è il risultato di un gioco di parole unendo le iniziali di Cesare Rizzato, il fondatore delle officine omonime), veniva spesso marcata CRP ovvero Cesare Rizzato Padova.
Questo esemplare di bicicletta popolare dall'aspetto anonimo, nasconde un trucchetto di tempi e usi ormai passati, quando il codice della strada era una formalità da grandi centri urbani e il ritmo della vita era scandito da lavoro e fatica... un semplice congegno che permetteva di frenare la ruota posteriore con il tallone del piede e quindi anche senza l'ausilio della mano... valido aiuto in tempi in cui ancora due terzi della popolazione italiana viaggiava a piedi e se era fortunato in bici... in bicicletta si andava al lavoro, si facevano le consegne, si portavano valigette ed ombrelli, quando il portapacchi non bastava bisognava utilizzare la mano che non reggeva il manubrio, quindi per frenare in sicurezza si escogitarono sistemi d'emergenza... questo esemplare ci dimostra uno di questi sistemi, niente di sofisticato, ma molto intelligente: il bilanciere che unisce le due bacchette del freno posteriore sul fulcro posto sopra al movimento centrale,  è più lunga del solito, tanto lunga quanto basta ad ospitare una sorta di pedale, grande il giusto da consentire al tallone del piede di esercitare un pressione tale da azionare il freno posteriore!

mercoledì 20 ottobre 2010

Robur anni 40

Un magistrale restauro dell'amico Franco e la sua combriccola... sulla base di un modello da corsa della Robur -storica ditta padovana- si è concretizzata una sportiva niente male e dalle finiture extralusso !
Il telaio ha di certo contribuito alla qualità del risultato: la congiunzioni sono totalmente invisibili, la forcella presenta una testa alleggerita tipica della produzione dell'alto artigianato torinese, infine è bene notare la soglia del tubo piantone -ovvero dove si và ad inserire il tubo reggisella- stranamente più lunga del normale, probabilmente per agevolare ulteriormente l'escursione del tubo reggisella.
Il cambio è il due leve Campagnolo, rigorosamente Corsa e il manubrio è un leve rovescie sportivo Ambrosio Superlusso.
Le finiture sono state curate in maniera notevole: i cerchi in legno sono stati filettati nello stesso colore del telaio, la testa della forcella è stata evidenziata con un bel color bronzo, riportato anche sulla R (R iniziale di Robur) a rilievo sugli steli della forcella stessa.

giovedì 14 ottobre 2010

Bianchi Folgore 1941


Moreno ci racconta la storia di questa stupenda Bianchi Folgore dei primi anni 40, appartenuta a suo nonno Alcide !
Nonno Alcide, classe 1910, fù grande appassionato di ciclismo, partendo con l'essere un discreto corridore della sua epoca, successivamente divenne giudice di gara al Vigorelli, giudice ai Giro di Italia del 1961 e del 1975 infine fù il fondatore della società ciclistica La Gloriosa di Turate (CO), tutt'ora attiva!
La bici venne acquistata di seconda mano negli anni 50 e venne ben presto convertita per l'uso quotidiano, rimuovendo manubrio e cambio e riverniciandola più volte. Per poi cadere nel dimenticatoio.
Fino al 2008 quando Moreno viene a sapere delle cicloturistiche d'epoca e di gran lena si adopera nel restauro e nella ricerca dei pezzi mancanti... ultimò il restauro appena in tempo per partecipare all'Eroica dello stesso anno, gareggiando con ottimi risultati!
Nel dettaglio questa Bianchi Folgore riporta numero di telaio 813421, andando perfettamente a collocarsi fra il 1940 e il 1941, la corona è a 49 denti, il cambio è un Campagnolo Cambio corsa "due leve" a 4 rapporti, freni Universal brev.361666, mozzi FB marcati Bianchi e sella Brooks. 
Notare la presenza congiunta dei forcellini per cambio Campagnolo e della staffa per il ben più vecchio Vittoria Margherita. Questo accadeva perchè nei primi anni '40, nonostante l'avvento dei primi cambi moderni come il Simplex e la moda del due leve Campagnolo, il Vittoria era ancora molto in voga anche tra i professionisti... le novità impiegavano tempo per essere digerite e fino al dopoguerra in tanti si affidavano ancora al vecchio deragliatore torinese. 
Nonno Alcide sarà ben contento... ci sono alcune imprecisioni nel restauro, come la scritta Bianchi che non ci dovrebbe essere, ma la sua preziosa bici rivive per una seconda volta !



mercoledì 13 ottobre 2010

CATALOGO ANCORA 1925

Grazie all'amico Tomaso, l'archivio si può fregiare di un'altro prestigioso catalogo, Ancora 1925 !
Ovvero quando Ancora con sede in via Plinio a Milano lavorava ancora autonomamente e non era ancora stata acquisita dalla Umberto Dei.
Dalle pagine di questo documento si capisce cheAncora lavorava in maniera pregevole, elevandola da piccola realtà locale a marchio di prestigio e innovazione... appare dunque comprensibile la decisione dello sciur Umberto di acquisire in fretta e furia un marchio dalle potenzialità concorrenziali decisamente preoccupanti!
A tal proposito è importante notare che il modello T, proposto in questo catalogo, è la risposta decisa a quel capolavoro tecnico che fù la Bianchi R Super del 1923. Il sistema frenante totalmente invisibile appare decisamente alla pari con il sofisticato sistema Bianchi, con la sola differenza che quello proposta dalla Ancora appare di manutenzione più facile. Notare la vite posta sotto all'archetto del freno anteriore, serve a regolare la distanza del pattino freno dal cerchione e al contempo serve per rimuovere completamente l'archetto consentendo lo smontaggio facile del parafango anteriore... nella Bianchi R Super, il sistema è molto più criptico, per regolare il freno è necessario andare a regolare l'altezza del manubrio e per smontare il freno anteriore è necessario una notevole destrezza meccanica...



martedì 12 ottobre 2010

Chater Lea anni 10

La storia di questa inglesina, una Chater Lea anni 10, è duopo cominciarla così: ... questa è la bici di due amici... recuperata da un cumulo di bici lasciate ad arrugginire da molto tempo. Due amici che grazie alla loro passione l'hanno riportata in vita. La bici è stata smontata completamente e restaurata in modo conservativo con tutti i suoi accessori originali (la foto in alto testimonia l'eccellente completezza della bici al momento del ritrovamento), tutto originale tranne le manopole che sono in carta pressata, nuove fondi di magazzino. E' dotata di una ruota libera BSA, e tutti i suoi componenti sono marchiati con numero di brevetto inglese. I freni sono a fascetta marca Le Sublime francesi, la ruota anteriore non è più la sua originale ma è coerente con l'epoca.
Il risultato è eccellente, la bici trasmette perfettamente lo spirito eroico di un tempo, inoltre possiede molte caratteristiche che hanno distinto gli anni 10: forcella dritta e telaio inclinato in avanti (un tempo si tendeva a inclinare molto il piantone di sterzo e la forcella per meglio assorbire le asperità del terreno), freni a fascetta, forcellini aperti tipo bici a bacchetta, tubo reggisella a L per regolare la sella in longitudine e piantone del manubrio molto alto per un impostazione quasi turistica del ciclista !
Notare la particolare elaborazione delle sezioni dei tubi... maestria inglese, ai tempi regina indiscussa del ciclismo e della metallurgia !

Maino mod. E Ballonetto 1938

Bis di Maino questo mese... un meravigliosa Maino modello E Lusso con ruote ballonetto del 1938.
Una bici molto affascinante con caratteristiche a metà strada tra la bici di bassa gamma e quelle di alta... come ad esempio la testa della forcella, non nella solita foggia a 3 piastre sovrapposte tipica delle Maino più blasonate, ma al contrario più simile allo stile delle versioni economiche con la sola differenza che questa è dotata di uno stile molto personale ed elaborato, quasi a renderla unica e appositamente pensata per questo modello specifico.
Il carter, in perfette condizioni, è dotato di doppio sportellino di ispezione sia sul disco sia nel retro, nella zona della ruota libera, inoltre sul codino si trova la vita che funge da oleatore per l'ingranaggio posteriore.
Il parafango anteriore è dotato di una grossa ala paraspruzzi che tanto ricorda lo stile delle Dei, utilissima per "contenere" le grosse gomme 26" ballon!
Le parti bianche sono divinamente conservate dopo 70 anni, merito anche della nickelatura di base e superficiale cromatura che nell'insieme ricorda molto il processo delle eterne cromature Bianchi.
Tutto funziona alla perfezione, merito senz'altro di una "rimessa a nuovo" avvenuta di certo negli anni 40/50... difatti durante il restauro che sto attualmente eseguendo su questo esemplare sono emersi sul retro di alcuni particolari delle scritte di colore rosso fatte a pennello, le quali recano "Maino 4423 Tosi", senza dubbio si trattano di promemoria che il ciclomeccanico scrisse per non disperdere dentro la bottega i pezzi smontati di questa Maino... il numero riportato pare essere il codice della comanda o della ricevuta ed è associato ad un nome, Tosi, che senz'altro era il proprietrio di questa bicicletta !
Presto un servizio fotografico completo di questo reperto di cultura ciclistica e di vita vissuta !

giovedì 7 ottobre 2010

Aquila 1915

Un capolavoro... non ci sono altre parole per esprimere il restauro di questa Aquila del 1915.
Ringrazio infinitamente l'amico Luca per averci mandato le foto di questo esemplare di proprietà dell'amico comune Franco.
Un restauro a regola d'arte che sottolinea ed esalta le forme di questa sublime bicicletta milanese.
Ogni componente di questa bici è un piccolo capolavoro d'arte industriale: la corona con il suo bel disegno alla francese, le curve sinuose dei freni a fascetta e la morbida piega manubrio abbinata ad una pipa stile pista con attacco regolabile a sezione romboidale.
Il telaio è stato riverniciato nell'originale rosso oxblood  che lascia trasparire le congiunzioni e i terminali delle forche finemente nickelati, le decal sono fondi di magazzino e le filettature sono opere d'arte artigiana dove la massima espressione si ritrova nelle strisce tricolore realizzate sulle congiunzioni di sterzo. La forcella è di una bellezza mozziafiato, la testa è del tipo inglese.
Il mozzo posteriore con giroruota lavora in abbinamento con cerchi in legno per tubolare, i palmer utilizzati sono rari fondi di magazzino, rari anche nella misura, difatti sono a sezione maggiore. Infine come non soffermarci sull'oleatore a serbatoio applicati sul tubo piantone, di foggia molto antica, anch'esso è stato nickelato.
Aggiornamento: è probabile che questo telaio sia della francese Automoto.



mercoledì 6 ottobre 2010

Soc. Gerbi 1910 compie 100 anni !

Un amico eroico (205km a L'Eroica 2010!), Filippo Magni, ci invita ai festeggiamenti per i 100 anni della società di cui fà parte, la "Gerbi 1910", per l'occasione a Villasanta (MB) si terrà una grande mostra di biciclette da corsa dal dopoguerra ai giorni nostri.

Tutte le info e il programma lo trovate nella locandina allegata !

La leggenda del Bandito e del Campione

Si è conclusa ieri sera la fiction di Rai Uno -"La leggenda del Bandito e del Campione"- tratta dal romanzo di Ventura sulla vita intrecciata fra Girardengo, il campione più grande, e Sante Pollastri il bandito numero uno degli anni '20.
Dopo la grande attesa su numerosi siti e forum si è scatenata la dura critica sulla composizione della fiction, anch'io da gestore di questo blog e da compaesano del grande Gira, non posso esimermi dal commentare negativamente la produzione di questo sceneggiato tv.
Non sono un ciritco cinematografico per cui evito di parlare di tecnicismi, come ad esempio la regia che a mio avviso è risultata spicciola e poco attenta o della fiacca recitazione degli attori con tanto di grottesca inflessione dialettale, mi voglio piuttosto soffermare sulla fotografia superficiale, dove in alcune scene si scorgevano sullo sfondo autostrade con tir e camion sfrecciare ad alta velocità, e sulla ricerca del tutto errata della scelta delle location: le campagne novesi, teatro delle vicende originali, a tratti sono state trasformate in distese di ulivi e il centro del paese è del tutto dissimile dalla tipologia estetica ed artistica dei palazzi novesi di chiara influenza ligure... svetta fra tutte la scelta, clamorosa, di utilizzare la Castiglia di Saluzzo come carcere novese! Quando a Novi le carceri sono sempre state collocate all'interno di un edificio classico e l'unico Castello a Novi è in rovina da secoli ormai... Con tali critiche non esigo un riproduzione fedele del centro storico di Novi Ligure, ma perlomeno si poteva evitare di utilizzare location fortemente iconografiche di altre località italiane! A mio avviso una scelta più "anonima" delle location avrebbe giovato alla fotografia e alla credibilità storica della sceneggiatura. Un encomio invece và alla scelta di citare e riprodurre il Borgo delle Lavandaie, ovvero il quartiere operaio di Novi dove naquero e vissero Girardengo e Sante Pollastri.

Molte vicende raccontate in questa fiction, ad occhi attenti, sono palesemente romanzate e riviste, presumo per farcire la sceneggiatura e renderla più interessante... scelta condivisibile, come ad esempio rendere la coppia di amici di molti anni più vecchi rispetto alla realtà, infatti all'epoca dell'omicidio commesso da Sante, Girardengo aveva circa 25 anni e Pollastri poco più di 19. Al contrario trovo intollerabile la rielaborazione della figura di Biagio Cavanna, il masseur dei campioni. Cavanna è stato un personaggio di spicco del ciclismo mondiale, un personaggio mitico ed eterno, le cui fondamenta si dovrebbero basare sul personaggio venuto dal popolo che con il suo talento ha saputo scoprire i veri campioni del ciclismo eroico... Nella realtà Cavanna era una persona spiccia, rude e a tratti grossolana, un personaggio romantico alla Bartali!
Nella fiction, Cavanna, viene rappresentato come un nobile e raffinato magnate che bazzicando fra la povertà dei sobborghi attira i futuri campioni con lo sfarzo, l'argenteria e il suo fascino bon ton.
Emblematica è la scena in cui Cavanna tiene a colloquio i due giovani nel salotto di casa sua, in un ambiente elegante Cavanna viene dipinto come un arcaico Don King del ciclismo, tutto soldi e celebrità...
Per tutto il film non vi è alcuna traccia della fatica e del sudore eroico che due giovani aspiranti corridori dovevano affrontare in quel periodo, li chiamavano i Forzati della Strada ai tempi, nella fiction gli allenamenti sembrano delle scampagante domenicali !

Tutto il leitmotiv della trama verte sul rapporto fra Costante e Sante... sul parallelismo fra un criminale e un onesto lavoratore, persone agli antipodi, ma che forti della loro amicizia fraterna si cercheranno nel bene e nel male. La prospettiva è interessante e fin qui tutto bene... il problema è che dalla sceneggiatura traspare una scarso interesse sulla voglia di riscatto e sulla fatica patita da Girardengo, infatti il personaggio che ne risalta è unicamente Sante Pollastri... che viene dipinto come una specie di ladro-gentiluomo (per carità, io adoro la figura leggendaria di Sante Pollastri), con una ricerca ostentata del suo fare guascone e piratesco -un brutta copia di Jack Sparrow- e non solo per il trucco nero sotto gli occhi (!!!), anche nella ridicola lotta per la donna contesa... dove il personaggio di Mela gioca il medesimo ruolo di Keira Knightly-Elizabeth Swan ne "I Pirati dei Caraibi".
Le biciclette scelte per le riprese sono la goccia che fà traboccare il vaso, immagino che una buona parte dei telespettatori abbiano preso visione dello sceneggiato anche per la passione per Girardengo e per il ciclismo eroico in generale, non dubito che molti di essi avranno storto il naso di fronte a scene in cui si portavano biciclette anni 60/70! Biciclette con tanto di sellino in plastica, come quella utilizzata da Pollastri, ben visibile in molte scene in cui l'appoggia al muro. Nel film la bicicletta è stata relegata a ruolo di cordone ombelicale che lega Sante a Girardengo, passione comune che permette ai due amici di vedersi con una certa frequenza, come fosse la partita di calcetto del venrdi sera. 
Altra cosa... avete notato la maglia Maino di Girardengo? Nel film è gialla e nera e non grigia come dovrebbero essere in realtà i colori sociali della Maino... sapete perchè l'hanno fatta gialla e nera? i produttori del film per ricostruire la storia di Girardengo sono andati a far visita al collezionista Giovanni Meazzo, che possiede alcuni cimeli di Girardengo, tra cui la maglia Opel, gialla e nera, utilizzata durante una 6 giorni in Germania!
Il fare guascone di Sante e le sue vicende criminalesche dipinte con fare ironico ricordano tanto un personaggio tanto di moda fre i media in questi ultimi mesi, ovvero Fabrizio Corona.
In sintesi, si è persa una grande occasione per raccontare una storia davvero leggendaria svoltasi in un contesto storico particolarmente affascinante, gli ingradienti c'erano tutti: la povertà e la gloria, il bandito e il campione più grande, la fatica e la rivalsa e il gran finale a Parigi... invece il risultato è una grande farsa, spesso paradossale e grottesca, trascinata da citazioni di cronaca ed attualità moderna.

martedì 5 ottobre 2010

L'Eroica 2010 si è appena conclusa, e già se ne sente la mancanza... per chi vuole rivivere quei momenti e per chi non ha potuto assaporarli vi allego questo breve video girato dagli amici de Le Coq Sportif , che a mio avviso rievoca molto bene lo spirito che contraddistingue ogni anno e in ogni condizione una manifesatzione magnifica come L'Eroica!

12° Mostra Scambio Monteroni si Lecce


Gli amici da Salento Vintage ci ricordano il grande evento che si terrà il prossimo 10 ottobre in località Monteroni di Lecce. Un grande mercato dell'antiquariato che prevederà largo spazio al settore dei cicli, motocicli e auto d'epoca.
Rinnoviamo il nostro ringraziamento a Salento Vintage per il grande impegno profuso nel portare anche al sud la passione verso il ciclismo d'altri tempi!
Tutte le info sono sulla locandina in alto.

lunedì 4 ottobre 2010

Eroica 2010

L'Eroica 2010, mai come quest'anno sarà definita eroica... l'enorme partecipazione ha messo a dura prova l'organizzazione e il cattivo tempo ha riservato pioggia per alcuni minuti ai numerosi ciclisti lungo il tracciato, il tutto mischiato al solito arduo sentiero fatto di paesaggi mozzafiato e saliscendi temibili !
Quest'anno si è vista per la prima volta la nuova struttura che accoglie i locali per l'accredito dei numeri di partecipazione e per la registazione delle bici storiche, tutt'attorno era un susseguirsi di banchetti della mostra scambio ed esposizioni di bici d'epoca di importanti collezionisti.
La folla numerosissima già da sabato mattina contava oltre 3300 iscritti finali e altrettanti fra curiosi ed addetti del settore! Inoltre L'Eroica si è fregiata di uno sponsor di prestigio come "Le Coq Sportif", un marchio che con il suo sapore vintage e il legame allo sport non agonistico ha saputo animare egregiamente la location della partenza e soprattutto lungo il tracciato.
La maggioranza dei partecipanti si è vista con biciclette post anni 50, ma i temerari con bici molto antiche sono sempre più numerosi... e paradossalmente molti di questi eroici sono persone oltre la sessantina... un esempio per tutti i giovani che si sfidano a colpi di carbonio e cambi elettronici !

Tutte le foto QUI