mercoledì 31 marzo 2010

Legnano 1949

Nera, come i tempi cupi che si lascia alle spalle. una guerra orrenda fino a 4 anni prima rinbombava ancora livida nella mente di colui che nel 1949 acquistò questa insolita bicicletta.
Numero di telaio CG1706, perfettamente collocabile nel registro degli amici del forum.
Una Legnano, roba di casa Emilio Bozzi, caratteristiche di pregio che pongo alla vostra esperta attenzione.
Pare assolutamente insolito il carter di forma sportiva, di sicuro una comodità, ma che risulta inedito su una bici a bacchetta, anche se il catalogo Bianchi del dopoguerra mostra il modello Topazio con le medesime caratteristiche. Interessante l'assenza del disco carter originale sostituito da una soluzione artigianale che fa sembrare il tutto composto da due soli pezzi.
Qualche dubbio sorge solo sui parafanghi, ricordano troppo lo stile Bianchi, e forse lo sono, inoltre la posizione del faro anteriore, che solitamente veniva collocato in abbinamento al parafango aerodinamico pare anch'essa una soluzione artigianale.
Magnifico il sistema frenante, gli archetti hanno un sistema di ritenzione a pistoncino che si discosta da quello solitamente visibile sulle Legnano, si può notare infatti come il pistoncino sia un tutt'uno con l'archetto stesso, anche l'attacco per il pattino è solidale all'archetto!
Infine anche gli accessori non tradiscono l'anima raffinata di questo velocipede. Magneti Marelli a cipolla davanti animato da un classico, una Radius B52, potente e affidabile.

martedì 30 marzo 2010

"Biciclette ritrovate" 2010 by Cicli Rossignoli

Prendete i calendari,perché questo è un invito a "Biciclette ritrovate"!

Biciclette da corsa, da città, con le ruotone, con le ruotine, con le rotelle, di carta, di legno, di Coppi, di Bartali, di oggi e di ieri, e molto altro ancora, tra cui fotografie e filmati d’altri tempi, un magazzino pieno di bici (dall’odore inconfondibile), letture sul ciclismo epico, libri e musica. Dovrebbe bastare.
Quando? giovedì 15 aprile da mezzogiorno a mezzanotte in corso Garibaldi 71 a Milano

INGRESSO LIBERO

Vi aspettiamo per un saluto!

Giovanna e Renato di Cicli Rossignoli

La B del nonno - il lieto fine

Ci eravamo lasciati ormai un anno fa, al giorno in cui l'amico Claudio decise di mettere anima e corpo nel restauro della cara bici del nonno, una bici anonima, ma dal passato caratteristico...Eravamo partiti da QUI
Ora la bici del nonno marcata con una interrogativa B sul portafanale è tornata a vivere... più bella di allora, perchè questa volta è stato l'amore di Claudio a plasmare il ferro in bici.
Raccontiamo un pò di questa nuova bici:
- pneumatici Michelin World Tour 26x1/2 - mozzi Alder anteriore e posteriore - cerchio anteriore "Saronni" restaurato - cerchio posteriore nuovo (il vecchio era irreparabilmente storto)- raggi nuovi - manopole in osso restaurate - portafanale con marchio incognito "B" di foggia diversa dal Bianchi o Bottecchia - manubrio ricromato con stampigliato in zona patacchino "S. DELL'ORO", cioé Severino Dell'Oro il ciclista da cui é stata acquistata la bicicletta - canotto manubrio con stampigliato CONFA 1940 (ovvero Confalonieri, ditta produttrice di manubri)- archetti freni "VISCONTI VALBRONA", probabilmente una ditta di componentistica della Valbrona (tra Erba e Bellagio, provincia di Como) - pedivelle Alder - pedali NOS Way Assauto da donna (più corti) - sella Brooks B66 nuova - pompa in ferro coeva e riverniciata - parafango posteriore in origine bianco, rifatto nel medesimo colore e per la medesima lunghezza - gemma posteriore coeva e in vetro - telaio riverniciato a forno in colore simile all'originale (scovato dentro il carter), filettature eseguite da me e dalla pazienza di mio padre.

...e due considerazione del caro Claudio:

"La bicicletta non é perfetta, é acciaccata e in alcune parti, ma funziona a dovere, ha la vernice, ahimé, graffiata e ha dei buchi nel parafango posteriore che mi sono dimenticato di far chiudere, il campanello é bruttino e dovrebbe essere a destra, ecc... ecc...
Ma nulla mi ripagherà degli occhi lucidi di mia nonna appena l'ha avuta sott'occhio; col tempo aggiusterò le finezze di cui sopra e magari le farò fare il breve tragitto che separa casa mia dal cimitero dove riposa mio nonno. Vorrei che scrivessi questo sul blog, qualora tu lo voglia, che desidero ringraziare te in prima persona, per la cortesia e disponibilità dimostrate e, di seguito, tutti quelli che mi hanno risposto ed aiutato nel restauro della bicicletta."



lunedì 29 marzo 2010

Clement 1895

"Un esperienza bellissima !"
Così ci racconta Max, un caro amico, un appassionato della domenica, come noi, come me.
Un bicicletto Clement, parigino dal 1895.
Centoquindici anni sono passati da quando è uscito di fabbrica, si sentono sulla sua pelle, ma forse la vecchiaia non era penetrata a fondo nelle sue ossa, nei suoi movimenti... ancora una percettibile scorrevolezza era presente, necessitava solo di un tagliando che le sapienti mani di Max hanno saputo dare trasformando la ruggine in arte.
Un'esperienza bellissima restaurare ciò che ormai è la preistoria del trasporto umano... quando si è come Max, come me e come noi, restauratori ed appassionati della domenica, l'emozione è veramente doppia... e perchè no, anche l'invidia !
Ora, nonostante l'aspetto rude e burbero della sua superfice segnata, il Clement lascia di stucco quando vedi il Max balzargli in sella senza colpo ferire e trottare per diversi metri senz'affanno. Con le sue nuove gomme Pirelli in caucciù da 27 x 1 1/4 è di nuovo pronta a portare velocipedisti... di nuovo come allora... come in una nuova vita. Grazie a Max... il conte Max.
Per ammirare il Clement non mancate alla Ciclobacchettata di Bra dell'11 aprile !

giovedì 25 marzo 2010

L'oscuramento

Spesso mi si domanda perchè certe bici vengono rinvenute con il parafango verniciato di bianco o perchè spesso nei fari riposano vecchi pezzi di carta nera... il motivo principale ebbe inizio con la legge fascista sull'oscuramento entratata in vigore il 1° giugno del 1940.... con questo post cercherò di fare un pò di... luce !
Prima però facciamo un salto indietro, poco meno di vent'anni prima per la precisione... siamo ai primi anni 20 e il diffondersi dei mezzi di trasporto, i primi assaggi di traffico cittadino e purtroppo le prime morti bianche impongono al Governo italiano di seguire i passi tracciati già da tempo in Francia e Inghilterra, ovvero la costituzione di una norma di comportamento per velocipedisti, una serie di consigli ed obblighi da tenere conto in strada e soprattutto di notte.
Il manifesto in alto riporta le istruzioni per rendere a norma i propri velocipedi... in buona sostanza si raccomandava per la propria sicurezza di adottare specifiche particolari per essere sempre visibili anche con scarsità di luce... si diffondono quindi i primi fanali elettrici e la gemma catarinfrnagente diventa uno standard della dotazione di ogni bici prodotta. Il parafango bianco per la verità lo dipingevano in pochi, in quanto era più che altro un consiglio più che un obbligo... le bici portavano via 6 mesi di stipendio rovinarle con la pittura bianca era un crampo al cuore dei proprietari in presenza di faro e gemma i vigili chiudevano un occhio !
Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale e con l'entrata in guerra di un Italia povera e già carente di risorse primarie iniziarono periodi di imposizioni, tagli e razionamenti. Ben presto anche l'energia elettrica pubblica divenne una risorsa indispensabile e preziosa, tant'è che una prima ordinanza fascista impose un taglio netto dell'erogazione elettrica andando a colpire i negozianti e le proprie insegne luminose e l'illuminazione pubblica e non strettamente indispensabile. A guerra inoltrata i primi bagliori dei bombardamenti aerei sui cieli europei mise in allerta l'alto comando fascista, che nel frattempo aveva imposto un rigido e severo coprifuoco ai civili, il 1° giugno del 1940 entra in vigore la legge marziale che impone l'obbligo di oscuramento totale delle città dopo il tramonto... questo accorgimento doveva limitare il più possibile l'eventualità di bombardamenti aerei dal cielo, infatti senza alcuna luce artificiale un bombardiere nemico non avrebbe più avuto punti di riferimento precisi su cui indirizzare gli ordigni...
Questa legge unita al coprifuoco generale limitava quasi a zero la possibilità dei civili di scorrazzare di notte... solo alcuni casi il civile era autorizzato ad uscire, in tal caso vi era l'obbligo severo di non illuminare la strada e soprattutto di non rendersi visibili. Ecco quindi che molte fabbriche ciclistiche, tra cui la Bianchi, iniziano a produrre le proprie bici già con il parafango bianco standardizzato. Anche le fabbriche di fanaleria si adoperano per adeguare la propria offerta di prodotti ai nuovi parametri, si inventano i fanali oscurati, ovvero fanali che grazie a speciali lenti brunite non possono emettere un fascio di luce intenso a tal punto da essere visibili da un aereo o comunque da una certa distanza... bastano giusto per illuminare un pò del cammino, e soprattutto per farsi riconoscere dai posti di blocco o dai pochi mezzi a motore circolanti di notte.
Celebre rimane l'immagine della 1000 Miglia in cui gli automobilisti corsero con i fanali oscurati, memorabile l'Alfa Romeo 8C che corse con le calotte rosse sui fari ad ampolla!
Spesso, i già vessati ciclisti italiani non si potevano permette un nuovo fanale che probabilmente avrebbe portato via denaro buono per sfamare la famiglia per le settimne seguenti, così molto si ingengnarnono e trovarono diverse soluzioni per ottemperare a tali obblighi. Non è raro trovare vecchi fanali al cui interno vi è un pezzo di carta scura a mò di coperchio con la sola fenditura al centro giusto giusto per far trapelare un fascio di luce blando... oppure in altri casi oltre alla pittura scura direttamente sul vetro si poteva coprire quest'ultimo con una vecchia calza da donna od una garza ! Nella foto qua sotto si può vedere un faro modificato con una vecchia calza blu (fonte: Album Ciclobacchettando)
Finita la guerra, finisce la paura e finiscono le usanze... rimane il giusto senso di sicurezza per il cittadino che contraddistingue un paese civile e moderno, rimane l'obbligo di vedere ed essere visti... Il fanale anteriore potente diventa quindi indispensabile e le gemme in vetro piano piano verranno sostituite dai nuovi fari elettrici posteriori. Oggi rimane la storia e la nostra memoria...

mercoledì 24 marzo 2010



Nasce il Giro d'Italia... d'epoca !

Gianluca, direttamente dal team de "La Polverosa" ci comunica quanto segue:
Si è tenuto un importante meeting tra le organizzazioni di cicloturistiche d'epoca italiane si è giunti, dunque, all'accordo per l'stituzione del trofeo unitario.
Faranno parte del "Giro d'epoca" 13 manifestazioni disseminate nel centro-nord.
Probabilmente la premiazione dei più assidui partecipanti avverrà sabato 2 ottobre durante l'Eroica o, in alternativa, presso il Bici Expo di Padova.
Maggiori informazioni prossimamente sul sito Facebook "giro d'italia per bicid'epoca".
Ecco quindi un breve riassunto delle pedalata Storiche 2010:

GIRO D'ITALIA D'EPOCA 2010

18 aprile LA STORICA - Pietra Ligure(Sv)
12-13 giugno LA POLVEROSA - Monticelli Terme(Pr)
04 luglio K2 CICLOTURISTICA - Udine (Ud)
17-18 luglio LE VALLI DELLA LANA - Pray (Bi)
25 luglio BARGA IN BICICLETTA - Barga (Lu)
31lug/01ago L'ALPINA - Maso Spitz (Tn)
29 agosto COPPI E BARTALI - Parita di Vinci (Fi)
04 e 05 sett VACA MORA - Schio (Vi)
12 settembre LA LEGGENDARIA - Buja (Ud)
18 e 19 sett STRADE BIANCHE DI ROMAGNA - Mordano (Bo)
03 ottobre L'EROICA - Gaiole in Chianti (Si)
10 ottobre L'EPICA - San Nicolò (Pc)

venerdì 19 marzo 2010

CB Italia - Cerchi in legno

Oggi cari amici appassionati, cari amici eroici, voglio consigliarvi un produttore di cerchi in legno per in nostri restauri di bicicletta da corsa e da passeggio.
La CB Italia, produce cerchi in legno per tubolare da oltre 50 anni, utilizza solamente legni di alta qualità e resistenza come il frassino e l'hickory disponibili in una miriade di tinte. 
La CB Italia è un'azienda che fa ormai parte di quella realtà artigianale che grande ha fatto il nostro paese nel mondo... per cui sosteniamo il made in italy e l'alto artigianato!
Inoltre un plauso particolare và all'ottimo rapporto qualità/prezzo di questi cerchi...

Per maggiori informazioni visitate il sito dell'azienda, ricco di documentazione e galleria di immagini d'epoca: www.cbita.it

...inserirò un banner nella sezione Accessori per restauri per poter accedere al loro sito in qualunque momento in modo veloce e diretto.

venerdì 12 marzo 2010

Torpado o Robur ?

Quando la portai a casa qualche mese fa, si presentava in ottime condizioni, fatto salvo per il colore... visibilmente successivo, un blu elettrico che per fortuna aveva risparmiato le fasce bianche e il bianco sullo sterzo. Il marchio era Robur, visibile sia sul fregio sia sulle pedivelle.
Il mio obbiettivo era tentare di rimuovere il blu posticcio per vedere sotto cosa c'era... iniziai delicatamente a rimuovere la vernice blu con la lana metallica... un lavoraccio... persi due settimane solo per questa operazione... ma alla fine, sotto, spuntò incredibilmente un vernice originale azzurrino/celeste perfettamente conservata. 
Probabile che la verniciatura blu scuro fosse stata data in seguito solo per gusto estetico... purtroppo l'operazione di rimozione della vernice posticcia danneggiò in alcuni punti anche la vernice originale, facendo affiorare in alcune zone il fondo antiruggine...
Però emersero pure elementi molto importanti, le decal! E stranamente erano tre decalcomanie Torpado.
Casualmente anche la sella e la pompa erano marcete Torpado.
Ora il dubbio si faceva molto forte: tarocco dell'epoca o c'era un collegamento tra Torpado e Robur? In effetti lo stile del telaio e pure il colore bianco e azzurro ricalcava la nota marca padovana... ho provato a fare delle ricerche, ma senza risultato... entrambi erano marchi di Padova, ma apparentemente non c'è alcun legame fra i due... rimane un mistero.
Dicevamo che durante la fase di pulizia dalla vernice blu posticcia, la vernice originale rimase un pò danneggiata, così ho sperimentato una tecnica di restauro integrativa : ho fatto replicare il colore originale, ho dipinto le parti danneggiate e ho livellato le superfici con la lana metallica fine, eliminando così lo scalino che si era venuto a creare tra i due strati di vernice.
La bicicletta è databile nei primi anni 50, realizzata con un mix di componenti di media e alta gamma... ad esempio il cambio è un ottimo Simplex Tour de France a 5 velocità, i freni sono Bowden con sgancio rapido, mozzi Gnutti con sgancio rapido, cerchi in duralluminio marca Limone.


martedì 9 marzo 2010

Beige

Quando le bici assumono questo pallore beige le adoro, sempre sperando che si tratti di polvere di fienile e non ruggine!
Giovanni ne ha pescata una da un rigattiere, di certo una Bianchi, probabilmente anni 30 e probabilmente ciò che rimane di una Real. Freni con inserto in bachelite nero e scitta Bianchi in corsivo sulle pedivelle lasciano poco spazio a dubbi. Ho l'impressione che questa bici abbia dovuto lavorare parecchio nel suo passato, molte parti si sono perse per strada, logorate dall'uso quotidiano.
Il carter è andato perduto e i parafanghi sono stati sostistuiti, notare l'inusuale rimedio utilizzato per collegare la bacchetta del freno anteriore!

lunedì 8 marzo 2010

Ugo Ermellin, folle lombardo


E pensare che gran parte delle invenzioni ciclistichi di oggi erano già state sperimentare 100 anni fà... il ciclismo era uno sport tutto nuovo e la bicicletta appena nata, un oggetto tutto da inventare. Negli anni 70 ci fù il boom della bici da corsa, la bici stava diventando moderna, la tecnologia e i materiali erano finalmente alla portata di tutti gli innovatori.
Tale Ugo Ermellin, lombardo, di cui non ho alcuna notizia in merito si studiò questa strana trasmissione...
Partendo da una normale bicicletta modifata solo nel carro posteriore, pare che costruì questa articolata trasmissione per aumentare la potenza della pedalata con minor sforzo e meno attrito.
Il meccanismo per quanto complesso è abbastanza semplice, il moto viene trasferito tramite una catena corta dalla guarnitura fino ad un pignone posto alla metà del carro, il pignone è accoppiato ad un altro, ma in questo caso a due velocità, il quale a sua volta trasferisce il moto al pacco pignoni montato sulla ruota...
per consentire il cambio di moltiplica è stato costruito un lungo deragliatore che sposta la catena su uno dei due pignoni centrali.
Non ci capisco un tubo di ingegneria... ma credo che nella pratica funziona così... non voglio pensare che questo Ermellin fù solo un folle lombardo.


venerdì 5 marzo 2010

Galmozzi e i telaisti meneghini

Introduco questo post citando le parole tratte dal sito degli amici dell'AVER:
"Una volta se correvi in bici e avevi qualche ambizione mettevi da parte i soldi e prima o poi andavi a farti fare una bicicletta come si deve da un artigiano che aveva fama di eccellenza. A Milano i nomi erano i soliti: Cinelli, Galmozzi, Masi, Pogliaghi. Era un po' come andare dal sarto: il telaista ti misurava, poi sceglieva la stoffa, i tubi, e il taglio, vale a dire lunghezze, altezze e inclinazioni, in funzione dalla specialità, strada o pista, inseguimento o velocità, e confezionava un telaio che ti cadesse a pennello proprio come un abito ben fatto.
Il telaista lavora peró il metallo e non il tessuto e i suoi strumenti di lavoro sono simili a quelli del fabbro: morsa, lima, martello, cannello per saldare, insieme a qualche prezioso e insostituibile utensile autocostruito. Ci vogliono poi buone mani, passione ed esperienza. Oggi tanto i vestiti quanto le biciclette si comprano nei grandi magazzini, di sarti non ce ne sono quasi più, e nemmeno di telaisti. Se andate in cerca di qualcuna delle vecchie botteghe milanesi molto probabilmente ci trovate un bar alla moda dove un bicchiere di rosso vi costa come un pranzo in trattoria ma non sanno nemmeno dirvi che vino è..."

Queste parole rappresentano perfettamente ciò che è stato il panorama dei tealisti milanesi.
Galmozzi fà parte di questa piccolo gotha di telaisti, la cui cultura sartoriale è da tempo finita nel dimenticatoio... purtroppo.
Galmozzi aveva la sua piccola bottega, con pochi operai in via Melchiorre Gioia, a Milano. Produceva anche telai marcati con il proprio nome, ma gran parte della produzione finiva a terzi, la sua clientela era svariata: cicloamatori, dilettanti, professionisti, negozi di bici e squadre ciclistiche...
Fece esperienza nella Gloria di Alfredo Focesi (anzi pare fosse uno dei primi soci fondatori del marchio milanese), dove lasciò la sua impronta nelle raffinatissime biciclette Garibaldina, con le loro congiunzioni a giglio.
Come tutti i celebri telaisti milanesi, anche Galmozzi attira collezionisti da tutto il mondo, soprattutto dagli Stati Uniti e Giappone, dove il buon made in italy è preso davvero sul serio.
Tra i telaisti milanesi di fama, Galmozzi fu forse il più prolifico, forse proprio per la bontà dei suoi telai.
Tipo semplice, ma dotato di forte spirito ed ironia il vecchio Francesco Galmozzi, giocò con il suo cognome creando il logo del suo marchio, piazzando un galletto appollaiato ad un mozzo!
Parlavano prima di un grande interesse dall'estero per Galmozzi, infatti questi due esemplari ce li presenta una caro amico americano, un vero intenditore di ciclismo... dato che l'amico Rory è manager del Team Cannondale-Liquigas.
Questi due esemplari oltre ad essere dei capolavori sono pure delle vere rarità, in particolar modo il secondo esemplare, quello tinto di celeste, un esemplare della fine degli anni 40 attualmente in fase di restauro.