venerdì 26 dicembre 2008

Michele Marziani "Umberto Dei"

Cari amici ciclobacchettoni, interrompo le abbuffate natalizie e le sospirate vacanze per segnalarvi l'uscita di un romanzo... vi domanderete che ci azzecca un romanzo in un blog sul restauro di bici d'epoca... poco o niente... non si tratta infatti di una guida nè di un manuale, ma dentro ambientazioni noir e sfondi tinti di giallo il romanzo forma un crocevia di sentimenti e passioni che incrocia la passione per le biciclette d'epoca, sul restuaro delle Dei in particolare. Arnaldo, il protagonista, molla il suo lavoro di broker, sicuro e gratificante, per dedicarsi al 100% in un negozio di biciclette, restaurando le sue amate Umberto Dei, che lui non considera un persona, bensì un Mito. Il romanzo tutto, ha come sfondo il mondo delle bici, ma vuole spingersi più in là andando a toccare con ironia il tema forte del pregiudizio verso gli immigrati, narrando le vicende di Nas, giovane studente afgano, che Arnaldo prende sotto la sua ala come aiutante meccanico per la sua piccola officina. Una storia che ha il sapore di una favola contemporanea, poetica e reale.
L'incipit: Quando ho visto brillare gli occhi di Nas di fronte alla mia Umberto Dei allora ho capito: la cultura è universale, altro che storie. È successo un pomeriggio di quelli in cui la luce nella bottega entra di taglio, quando il cielo è pulito e si sente il profumo dei glicini sul naviglio. Il ragazzo è entrato e sembrava un marocchino come gli altri, quelli che vengono a vedere se possono mettersi a posto la bicicletta coi tuoi attrezzi e se va bene ti lasciano un paio di euro, sennò si portano via pure una chiave o le pezze col mastice. Di solito non m’importa e li lascio venire. Non mi piace che di questa città si dica nel mondo che c’è diffidenza. Anche se a dirla per intero sarebbe pure così, ci si guarda tutti con un po’ di sospetto, anche qui sulla Martesana. Ma io vengo da un’altra vita, ho imparato che è meglio farsi portar via una chiave che lasciare la gente a piedi in mezzo a una strada.

"Umberto Dei. Biografia non autorizzata di una bicicletta" (Cult Editore, Firenze, euro 9,5, distribuzione Rizzoli).

Ringrazio l'autore Michele Marziani che segue il mio blog ed ha voluto che fosse presente anche il suo Romanzo.

giovedì 18 dicembre 2008

Radialmente odiosi

Nel restauro di una bicicletta d'epoca, nulla è più odioso e noioso, che lavorare sulle ruote.
Se la raggiatura regge basta un restauro conservativo senza smontare la ruota, ma la fatica è notevole... bisogna destreggiarsi tra i nipples facendo lo slalom tra i raggi arrigguniti, scorticandosi per bene le mani! 
Ma quando la raggiatura và rifatta? 
Un weekend mi sono messo a studiare l'intreccio vorticoso della raggiatura e con una tecnica tanto arzigogolata quanto improvvisata... ce l'ho fatta!
Finchè non ho scoperto l'esistenza della centratura... i raggi erano tutti storti. "Poco male - pensai- li porto da un ciclista e mi faccio fare la ruota" ....NADA... nessuno è più capace a fare le raggiature... complici i nostri tempi, tempi in cui costa meno una ruota già assemblata a Taiwan piuttosto che perdere ore a noiose sessioni di raggiatura che al cliente costerebbero spropositi.
Ma le considerazioni socio-economiche non mi interessano... devo assemblare una ruota! Si sparge la voce e trovo un settantenne di un paesino alle pendici dell'appennino locale che grazie a dio è capace a raggiare, in mezzagiornata le ruote erano pronte e centrate!
Memore di questa mini odissea ho deciso di salvagaurdare il più possibile le ruote, così da evitare di disturbare ancora il mastro raggiatore.

(Aggiunta: Poco dopo ho conosciuto l'amico Claudio che mi ha insegnato a raggiare le ruote. L'imbastitura, con un minimo di pratica, risulta un lavoro facile, la centratura è un pò piu complessa, ma con pazienza e un buon truschino -ovvero il centraruote- i risultati arrivano prima o poi!)

giovedì 11 dicembre 2008

La Vetrina

Questa volta, più di altre, dovette assai sudare il buon Marco da Scandicci, non solo per portare alla luce i dettagli del suo ritrovamento, che per sua fortuna si consevava più che bene dopo cent'anni di carriera, ma per dargli un nome. Un ciclo a bacchetta, di natura ignota, solo le sue forme accattivanti e sportive saltavano all'occhio e alla mente si iniziava a immaginare l'Inghilterra tardo vittoriana... settimane di ricerca su vecchi cataloghi confermarono la pista inglese, una Star mod. C Roadster!
La Star Cycles di Wolverhampton produsse biciclette complete dal 1876 al 1915.

Le soluzioni tecniche sono di prim'ordine, nulla di innovativo o di particolare, ma che rendono ancor più onore a questo capolavoro di eleganza essenziale: pedali a sega, ingrassatori con cappuccio ad elmo, freneria a fascetta, parafango anteriore tronco.

Per finire piccolo aneddoto accaduto durante le operazioni di smontaggio, Marco coadiuvato da giovani velocipedisti (uno 92enne e l'altro 60enne), riscontrarono i cuscinetti a sfera del movimento centrale più grandi che abbiano mai visto in tanti anni, grandi come biglie, si racconta! Ora non c'è più questa Signorina, ma non è andata distrutta, il vecchio Marco a malinquore dovette cederla, ma oggi si trova nel posto giusto dove una bella Signorina come questa dovrebbe stare per essere ammirata ed ambita, ovvero in una Vetrina...

giovedì 27 novembre 2008

Grazia, Graziella e...

Scorrazzavo per il centro storico nell' intento di completare le mie commissioni il più in fretta possibile dato il freddo pungente, stavo per legare uno dei miei ferri alla rastrelliera, quando sento una voce familiare... è uno dei frenquetatori del biciclettaio del mio paese... un cicloamatore di vecchia data che dopo le 18 di ogni giorno puntualmente "timbra il cartellino" per far due chiacchere nell' officina del mio amico Alberto... Mi giro, lo guardo e mi dice: "Sempre a trafficare con 'sti cosi... con 'ste Grazielle !?" (il tutto, ovviamente, in piemontese stretto). Rispondo con un sorriso di cortesia e penso  "Sì... Grazia, Graziella e Grazie al c...!", ma poi decido di rispondere in maniera più diplomatica, cercando di proteggere le virtù delle vecchie biciclette...
Che ci vogliamo fare, siamo razza a parte, beata la loro ignoranza... non sanno quel che dicono perchè non hanno mai messo mano su una bici d'epoca ! ;-)

mercoledì 26 novembre 2008

Apertura Photo Gallery

Con piacere vi informo che è disponibile la photo gallery delle mie biciclette restaurate!

Sarà un album in costante evoluzione con aggiunte continue di fotografie.

ALBUM flickr

Buona navigazione!

P.Desade

Swan



















Gente robusta 'sti tedeschi, necessitano di velocipedi che reggano così tanta presenza... Teutoniche biciclette, di quelle da donna, parliamo oggi, venivano definite a "collo di cigno" per via della particolare forma del telaio. Le Fahrrad tedesche, avevano una presenza imponente, tubazioni robuste, meccanica affidabile ed elementare, per gli standard italiani risultano difficili da cavalcare anche da un uomo, disponevano quasi tutte di ruote da 28" e telai altissimi.
Il freno a tampone (spesso abbinato al mozzo Torpedo a contropedale)  era una fondamentale della tecnica velocipedistica tedesca e questo è risaputo e giustificato, daltronde ogni nazione ha intrapreso un strada tecnologica precisa, ma una cosa mi son sempre chiesto... come sia possibile che gran parte delle marche tedesche fino agli anni 70/80 hanno utilizzato gli stessi standard senza una naturale evoluzione, come successe per altri mercati come l'Italia o la Francia... se non fosse per alcune dettagli è molto facile scambiare una bici tedesca anni 40/50 per una bici del primo 900.

venerdì 21 novembre 2008

Lo sfasciacarrozze



"Non c'è più religione !" è uno dei luoghi comuni più inflazionati... ma in questo caso è un' esclamazione che debbo utilizzare, anzi la sto utilizzando sempre più spesso... nonostate tanto impegno e dedizione nei miei restauri, che definisco "coccolati", ci sono situazioni in cui è inevitabile rivolgersi a chi della bicicletta ne fa una professione. Il probelma è che nonostante abiti nella patria del ciclismo italico, Novi Ligure, non si trova un mastro biciclettaro decente manco a pianger turco ! ...mi spiego meglio: di riparatori ce ne sono molti, il fatto è che non ce nè mezzo che faccia il suo mestiere con la cognizione su ciò che sta maneggiando. Mi conoscono ormai quasi tutti i biciclettari del paese, son sempre da loro a rompere le scatole e frugare nei loro magazzini, e sono tutti a conoscenza della mia passione per il restauro delle mie bici a bacchetta, nonostate ciò ogni qualvolta affidi loro una delle mie signorine, ci ritrovo sempre un pò di vernice saltata, decalcomanie rovinate, bulloni di nuova foggia, nonostate siano fornitissimi di vecchia minuteria , ecc. ecc. ecc. Ho provato più volte a rivolgermi a biciclettari nati nel periodo della guerra, nella speranza che colpiti da una sindrome nostalgica trattino con rispetto i miei ferri vecchi ! ma non c è nulla da fare, la chiave inglese mi pare sempre una falce in mano ad una mondina con la fretta di tornare a casa... Il mio prossimo acquisto ? no, non sarà il faro che mi mancava o le manopole che cerco da mesi... mi compro una fornitura di Millebolle per foderare le mie signorine !

giovedì 20 novembre 2008

Dimmi il tuo accento e ti dirò chi sei....


"Perlà con l' accento... è francese !" mi disse un giorno un vecchio del mio paese quando mi vide la bicicletta...mah!
"non ne sono mica così sicuro.." risposi io e tirai dritto.
Conosco poco della storia della Perla, ma se due + due fà quattro a casa mia la decal con la scritta Ciclo Perla dovrebbe indicare chiaramente la natalità nostrana. Difatti la Ciclo Perla era uno dei tanti marchi del gruppo Emilio Bozzi, padre fondatore della Legnano, forse il marchio Perla è addirittura più antico della casa madre Legnano!

Comunque incertezze geografiche e di natalità a parte, fatto sta che sono in procinto di mettere a questa bici di insolita marca... Mi ricordo quando andai a salvare questa bellezza, era una giornata nebbiosa, ero di passaggio lungo un viaggio di lavoro per la pianura modenese, non avendo ben chiaro cosa andavo a ritirare se non un foto inviatami dal suo vecchio proprietario, scattata nel buio di un magazzino in cui si intravedeva solo il bagliore della vecchia gemma in vetro e le forme sinuose del suo parafango. La bici era una ben slanciata, tipico degli anni 30... una breve spazzolata ed ecco spuntare l'anno... 1936 !

martedì 18 novembre 2008

Full Metal Bianchi...


Il suo verde militare e l' aspetto robusto mi hanno incuriosito quasi subito tra la selva di gambe ... mi faccio largo e divincolandomi di dosso la mia fidanzata, mi fiondo dinanzi a quel capolavoro... una Bianchi da Bersagliere. Ne ho viste diverse di bici militari Bianchi, ma mai dal vivo una come questa, sembra fatta apposta per l'uso gravoso, fatta apposta per essere strapazzata. Non è una semplice bicicletta adattata, ma un progetto nato e pensato per l'uso che si doveva fare, niente raffinatezze niente garbo nelle sue forme, tutto solido acciaio e ghisa; niente cromature o nichelature, tutta pittura verde opaco.
I freni interni con le ganasce a 5 fulcri sono la fine del mondo, affidabili robusti e ben protetti da urti e sporco, le gomme su cerchi da 24" sono piene per evitare forature, forcella con sospensioni e pedali abnormi per permettere la presa anche con gli stivaloni da soldato... infine c' la leva del freno, altro che aste cromate e lavorate in stile Taurus, qua c'è una piastra piegata ad hoc spessa 5 mm... tutta robustezza e pochi fronzoli !
 


 

lunedì 17 novembre 2008

Inizia una storia... come inizia una passione

Inizia una nuova avventura per me, un avventura virtuale.
Insolito come il passato ed il presente si fondino assieme per poter condividere tramite questo blog la passione che ci accomuna, ossia i cari, arrugginiti, cicli d'epoca!
Opere d'arte d'annata, frutto di maestria industriale e sudore operaio... ferri vecchi per molti, ma folle passione per alcuni, come me che vi si dedicano con amore per riportarle nello splendore di un tempo...
Nel tempo mi sono specializzato nelle bici da corsa, inebriato dai racconti epici del ciclismo eroico, ma in bottega ormai entra di tutto, e cercherò di condividere tutto con voi.
Voglio iniziare questa nuova avventura raccontandovi come mi è nata questa ossessione verso le care, cigolanti vecchie signore:
un giorno, stanco di dover provvedere a piedi alle commissioni dell'ufficio (posta, banche, ecc..), mi venne in testa di utilizzare quella vecchia, scassata bicicletta che da anni era appesa nel magazzino della cascina di mia nonna.
Quando andai a recuperare la vecchia bici del nonno mi accorsi che per un uso dignitoso e per un minimo di decenza estetica era veramente messa male, così decisi di dargli una leggera rinfrescata forte del mio background ciclistico (il Downhill) e di una minima conoscenza meccanica.
Il problema (o la fortuna) naque tutto dal momento che iniziai a smontarla, più svitavo i bulloni, più immergevo gli ingranaggi nella nafta, più inalavo i fumi dello svitol e più diventava una droga, ho iniziato a dedicargli ogni buco libero tra il lavoro e la fidanzata, la foga con cui mi gettavo alla scoperta del particolare artigianale o della punzonatura che si palesava sotto lo strato di ruggine era sempre più forte, a costo di passare ore ed ore hiuso nel garage al freddo,col tempo scoprii che si trattava di una Wolsit del 1949 da uomo, ma con la particolarità delle ruote del 26 con tutta la sua storia annessa.
Il portafogli ed il tempo libero ne risentono, i ricambi e le bici aumentano sempre più, ma vabbè... è passione!