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venerdì 24 maggio 2013

Catalogo Maino 1939

Il grande Renato ci invia le copie a colori del suo spettacolare Catalogo Maino del 1939, con moltissimi modelli e addirittura la linea di bicicletta marcate Girardengo (che in quegli anni erano prodotte proprio dalla Maino).
Ringraziando ancora il buon Renato vi invito a consultare tutte le immagini cliccando sul link qui sotto:




giovedì 4 ottobre 2012

I Campionissimi all'Eroica !

Il Museo dei Campionissimi, su sollecitazione di un gruppo di attivi ciclisti novesi, ha attivato un’interessante collaborazione con gli organizzatori dell’Eroica, manifestazione cicloturistica che si terrà la prossima domenica 7 ottobre a Gaiole in Chianti. La collaborazione novese si caratterizzerà con la partecipazione alla corsa di una squadra del Museo dei Campionissimi, equipaggiata con una divisa che richiama i colori della mitica Siof (la squadra ciclistica diretta dal mago Biagio Cavanna, nella quale militarono anche Sandrino Carrea e Ettore Milano) e con l’allestimento di una mostra storica. L’esposizione sarà dedicata ai due pionieri del ciclismo piemontese, Costante Girardengo e Giovanni Gerbi, che saranno raccontati attraverso biciclette d’epoca e informazioni sulle loro vicissitudini e carriere agonistiche.
   La squadra del Museow è composta da 14 appassionati, questi i loro nomi: Diego Maranetto, Francesco Dottore, Marco Traverso, Paolo Fornasari, Paolo Todarello, Marco Borgarelli, Roberto Todarello, Piersilvio Giara, Alberto Cammarota, Claudio Odino, Guido Gozzoli, Vincenzo Fusaro, Cesare Bonadeo e Anselmo Gera. Nelle giornate di sabato 6 e domenica 7, il Museo avrà a disposizione anche uno spazio promozionale, per far conoscere il territorio novese e le terre di Costante Girardengo e Fausto Coppi a tutto quel pubblico affascinato dal ciclismo eroico

lunedì 1 ottobre 2012

La Stampa 1956: Giovanni Maino

Luca ci invia un prezioso documento, tratto da una pagina de La Stampa del 1956, un articolo che racconta dei funerali di Giovanni Maino.
Un articolo che riassume brevemente la vita di Maino e ciò che diede allo sport ciclismo, tutto raccontato con una serie di aneddoti interessantissimi! 

N.B: Data la bassa qualità dell'immagine, per meglio leggere l'articolo è necessario cliccare sull'immagine per ingrandirla e salvarla, aprendo l'immagine salvata dal vostro computer potrete zommare.


giovedì 29 marzo 2012

Girardengo 1933

Da Lele ci arrivano le foto di questa Girardengo del 1933 fresca fresca di restauro conservativo... stravagante il colore azzurro acquamarina, che si stacca nettamente dal solito panna o amaranto più tipico della produzione Girardengo.

Il telaio è di evidente derivazione Maino, inedita invece la forcella con testa bombata.

La bici è completata da cerchi in legno su mozzi a giroruota e cambio Vittoria.

giovedì 22 dicembre 2011

La Storia di Rinaldi

L'amico e compaesano Diego mi manda questa preziosa testimonianza di un altro eccellente rappresentante del ciclismo alessandrino, Angelo Rinaldi.

Nato a Basaluzzo nel 1908, ha sempre abitato a Silvano d'Orba da dove ha iniziato a muovere le prime pedalate vincendo le prime corse di paese nel circondario tra Novi Ligure e Tortona.

A sedici anni inizia la carriera "dilettantistica" con la Ciclistica di Genova, prevalentemente in Liguria. Vince la Milano-Busalla del 1924 e la Prà-Bargagli e ritorno. Nel 1924 partecipa alle selezioni olimpiche per i giochi di Parigi dove risulta primo escluso a vantaggio dell'amico e conterraneo Negrini.
Campione ligure nel 1926 e 1927, passa professionista nel 1928 nella incredibile squadra corse Maino a fianco di Girardengo e Guerra, ed insieme ad altrettanto immensi gregari come Negrini, Pietro Fossati, Giacobbe, Di Paco, tutti alle dipendenze del talent scout novese Biagio Cavanna (che in futuro lancerà pure il Campionissimo Coppi).

Spesso, nello sport, le vittorie non dipendono solo dal talento,ma soprattutto, dalle motivazioni, dalla cattiveria agonistica, dal carattere dell'atleta.

Angelo "Gigi" Rinaldi era un uomo dolce e mite, "un buono" fortissimo sul passo e in salita, ma non aggressivo come tanti campioni e la sua carriera si sviluppò quindi soprattutto nell'aiutare Girardengo e Guerra ad ottenere una miriade di vittorie. Conclude la carriera professionistica durata undici anni nel 1938 vincendo il Campionato Nazionale della Milizia. In futuro diverrà amico di Coppi e lo consiglierà nelle sue prime esperienze ciclistiche.
Si spegne a Silvano d'Orba nel 1971.

giovedì 28 aprile 2011

Maino Campionissimo 1931

L'amico Mario di Bicidepoca.com ci invia le foto di questo meraviglioso esemplare di Maino Campionissimo del 1931. Un'esemplare dalla conservazione tanto incredibile che commuove !Tutta completa e originale. Tutto è marcato Maino dalla sella ai pedali a sega.
La bici, dotata di mozzo giro ruota, è stata in seguito accessoriata di un particolarissimo cambio artigianale che riprende il funzionamento del più celebre Vittoria Margerita.
La componentistica è di alta gamma, largo uso di materiali leggeri come il duralluminio ed il legno, in particolare in alluminio sono realizzati i mozzi, il manubrio, il gruppo freni, i galletti ed i parafanghi in due pezzi.
E' interessante notare che i freni in alluminio riportano la data 1933, la Campionissimo era dotata di freni in ferro Bowden mod.Asso, è assai probabile che questa bicicletta abbia subito un aggiornamento delle componenti in seguito, man mano che la tecnologia evolveva. Questo fattore unito ad altri aspetti riscontrati analizzando la bici mi fanno supporre che potrebbe trattarsi di una bici del reparto corse. Tra gli aspetti inusuali riscontrati su questa Campionissimo spicca in primo luogo il doppio alleggerimento eseguito sul disco che unisce la pedivella alla corona, analizzando più attentamente la bici ho riscontrato una forte differenza tra i forcellini di questo esemplare e i forcellini del classico modello Campionissimo degli anni 30, in questo caso i forcellini risultano essere più raffinati e dallo spessore maggiore.
Oltre a queste particolarità anche il largo uso di materiali nobili ed i successivi aggiornamenti della componentistica anche dopo poco tempo (es: i freni sostituiti dopo solo 2 anni), fanno supporre che la bici sia un pò "speciale" !

mercoledì 13 aprile 2011

Ciclo Pietro Fossati 1934-35

Pietro, detto "Pietrino", Fossati nasce a Novi Ligure in via Borgo delle Lavandaie (la stessa di Girardengo) il 29 giugno del 1905.

Come tanti compaesani dell'epoca anche Pietro si innamora della bicicletta, nostante i tentativi di dissuaderlo da parte dei famigliari, nel 1926 vince il Campionato Italiano dilettanti, subito dopo verrà ingaggiato dalla Wolsit, si dimostra gregario modello, ma anche grande combattente, infatti nel 1927 vincerà la Coppa del Re e la XX Settembre (Roma-Napoli-Roma). Nel 1928 passa alla Maino-Dunlop, è subito terzo posto nella durissima Milano-Modena, 182Km a cronometro, alle spalle di Binda e del capitano Girardengo. Diventa Campione Italiano Professionisti Juniores, primo posto nella classica Coppa Placci. Il 1929 lo vede vittorioso nel Giro della Lombardia, dominando lo sprint e lascindosi alle spalle nomi pesanti come Guerra e Di Paco. Troppo presto le cronache lo hanno eletto erede naturale di Girardengo, purtroppo la sua carriera si limitò a sporadiche vittorie e tanti, troppi piazzamenti. Nel 1933 lasciò la Maino per correre gli ultimi scampoli di carriera con la sua squadra individuale.

Nel 1935 si ritirò dalla vita di sportivò e trovo lavoro all'Ilva, morì a Novi Ligure nel 1945 durante i bombardamenti alleati.

Il preambolo era necessario per descrivere le gesta di questo campione del ciclismo eroico, soprattutto in questo giorno che vado a presentare per la prima volta la bici che fu appunto di Pietro Fossati.

La bici da corsa degli ultimi anni di carriera individuale, una bici realizzata su misura e secondo i gusti dello stesso Pietrino.

La bici è realizzata senza dubbio da un mastro telaista alessandrino, con grande esperienza nel campo del ciclismo professinistico, lo dimostrano le leggerissime tubazioni Libellula impiegate per realizzare questo telaio. Particolare il tubo piantone con diametro di 27,5.... quasi un diametro da bici anni 70!

La componentistica è di prima fascia, molto costosa all'epoca e con notevole impiego di leghe leggere: movimenti e cuscinetti sono della BS (Bollea Saluzzo), la guarnitura è SIAMT, i pedali Sheffield, i freni in alluminio sono Universal Extra, i mozzi in ferro sono marca Perry su cerchi in alluminio Ambrosio e montati con raggi sfinati. Anche il manubrio è realizzato in duralluminio così come lo sono il tubo reggisella ed il parafanghino! Infine la sella è una Milano.

Una bici pazzesca... completa di tubolari la bici pesa circa 8,6Kg !!!

Molto interessante è l'analisi delle decalcomanie le quali riportano un simbolo che racchiude la foto di Pietro Fossati ed intorno la scritta CICLO PIETRO FOSSATI - MARCA DEPOSITATA, sul tubo obliquo del telaio è riportata la decal con la scritta FOSSATI.

Intervistando anziani del posto, tanti anche amici o parenti dello stesso Fossati è emerso che anche Giacobbe (grande campione ovadese e amico di Fossati) nel periodo da indipendente si fece realizzare un bici del tutto simile a questa appartenuta a Fossati, ovviamente ad eccezione delle decal che in quel caso riportavano la sua effige ed il suo nome.




lunedì 14 marzo 2011

19 Marzo - La Milano Sanremo di Fausto e Gira

Il 19 marzo 2011 presso il Museo dei Campionissimi in occasione del passaggio della classicissima Milano-Sanremo si terrà un evento dedicato interamente all'omino di Novi, Costante Giraredengo !
Dalle ore 10,30 verranno presentate al pubblico le nuove attrazioni, si parte con la presentazione della ricollocazione degli storici busti dei Campionissimi (in passato posizionati nella piazza della stazione, e dopo tanti anni di attesa ora verranno posizionati davanti al museo), in seguito sarà possibile ammirare la gigantografia di Girardengo che verrà posizionata sulla vetrata di ingresso del museo, ed infine avverrà la grande presentazione della bici e delle maglie di Girardengo offerte dalla collezione privata dell'ex-campione alessandrino Giovanni Meazzo.

mercoledì 6 ottobre 2010

La leggenda del Bandito e del Campione

Si è conclusa ieri sera la fiction di Rai Uno -"La leggenda del Bandito e del Campione"- tratta dal romanzo di Ventura sulla vita intrecciata fra Girardengo, il campione più grande, e Sante Pollastri il bandito numero uno degli anni '20.
Dopo la grande attesa su numerosi siti e forum si è scatenata la dura critica sulla composizione della fiction, anch'io da gestore di questo blog e da compaesano del grande Gira, non posso esimermi dal commentare negativamente la produzione di questo sceneggiato tv.
Non sono un ciritco cinematografico per cui evito di parlare di tecnicismi, come ad esempio la regia che a mio avviso è risultata spicciola e poco attenta o della fiacca recitazione degli attori con tanto di grottesca inflessione dialettale, mi voglio piuttosto soffermare sulla fotografia superficiale, dove in alcune scene si scorgevano sullo sfondo autostrade con tir e camion sfrecciare ad alta velocità, e sulla ricerca del tutto errata della scelta delle location: le campagne novesi, teatro delle vicende originali, a tratti sono state trasformate in distese di ulivi e il centro del paese è del tutto dissimile dalla tipologia estetica ed artistica dei palazzi novesi di chiara influenza ligure... svetta fra tutte la scelta, clamorosa, di utilizzare la Castiglia di Saluzzo come carcere novese! Quando a Novi le carceri sono sempre state collocate all'interno di un edificio classico e l'unico Castello a Novi è in rovina da secoli ormai... Con tali critiche non esigo un riproduzione fedele del centro storico di Novi Ligure, ma perlomeno si poteva evitare di utilizzare location fortemente iconografiche di altre località italiane! A mio avviso una scelta più "anonima" delle location avrebbe giovato alla fotografia e alla credibilità storica della sceneggiatura. Un encomio invece và alla scelta di citare e riprodurre il Borgo delle Lavandaie, ovvero il quartiere operaio di Novi dove naquero e vissero Girardengo e Sante Pollastri.

Molte vicende raccontate in questa fiction, ad occhi attenti, sono palesemente romanzate e riviste, presumo per farcire la sceneggiatura e renderla più interessante... scelta condivisibile, come ad esempio rendere la coppia di amici di molti anni più vecchi rispetto alla realtà, infatti all'epoca dell'omicidio commesso da Sante, Girardengo aveva circa 25 anni e Pollastri poco più di 19. Al contrario trovo intollerabile la rielaborazione della figura di Biagio Cavanna, il masseur dei campioni. Cavanna è stato un personaggio di spicco del ciclismo mondiale, un personaggio mitico ed eterno, le cui fondamenta si dovrebbero basare sul personaggio venuto dal popolo che con il suo talento ha saputo scoprire i veri campioni del ciclismo eroico... Nella realtà Cavanna era una persona spiccia, rude e a tratti grossolana, un personaggio romantico alla Bartali!
Nella fiction, Cavanna, viene rappresentato come un nobile e raffinato magnate che bazzicando fra la povertà dei sobborghi attira i futuri campioni con lo sfarzo, l'argenteria e il suo fascino bon ton.
Emblematica è la scena in cui Cavanna tiene a colloquio i due giovani nel salotto di casa sua, in un ambiente elegante Cavanna viene dipinto come un arcaico Don King del ciclismo, tutto soldi e celebrità...
Per tutto il film non vi è alcuna traccia della fatica e del sudore eroico che due giovani aspiranti corridori dovevano affrontare in quel periodo, li chiamavano i Forzati della Strada ai tempi, nella fiction gli allenamenti sembrano delle scampagante domenicali !

Tutto il leitmotiv della trama verte sul rapporto fra Costante e Sante... sul parallelismo fra un criminale e un onesto lavoratore, persone agli antipodi, ma che forti della loro amicizia fraterna si cercheranno nel bene e nel male. La prospettiva è interessante e fin qui tutto bene... il problema è che dalla sceneggiatura traspare una scarso interesse sulla voglia di riscatto e sulla fatica patita da Girardengo, infatti il personaggio che ne risalta è unicamente Sante Pollastri... che viene dipinto come una specie di ladro-gentiluomo (per carità, io adoro la figura leggendaria di Sante Pollastri), con una ricerca ostentata del suo fare guascone e piratesco -un brutta copia di Jack Sparrow- e non solo per il trucco nero sotto gli occhi (!!!), anche nella ridicola lotta per la donna contesa... dove il personaggio di Mela gioca il medesimo ruolo di Keira Knightly-Elizabeth Swan ne "I Pirati dei Caraibi".
Le biciclette scelte per le riprese sono la goccia che fà traboccare il vaso, immagino che una buona parte dei telespettatori abbiano preso visione dello sceneggiato anche per la passione per Girardengo e per il ciclismo eroico in generale, non dubito che molti di essi avranno storto il naso di fronte a scene in cui si portavano biciclette anni 60/70! Biciclette con tanto di sellino in plastica, come quella utilizzata da Pollastri, ben visibile in molte scene in cui l'appoggia al muro. Nel film la bicicletta è stata relegata a ruolo di cordone ombelicale che lega Sante a Girardengo, passione comune che permette ai due amici di vedersi con una certa frequenza, come fosse la partita di calcetto del venrdi sera. 
Altra cosa... avete notato la maglia Maino di Girardengo? Nel film è gialla e nera e non grigia come dovrebbero essere in realtà i colori sociali della Maino... sapete perchè l'hanno fatta gialla e nera? i produttori del film per ricostruire la storia di Girardengo sono andati a far visita al collezionista Giovanni Meazzo, che possiede alcuni cimeli di Girardengo, tra cui la maglia Opel, gialla e nera, utilizzata durante una 6 giorni in Germania!
Il fare guascone di Sante e le sue vicende criminalesche dipinte con fare ironico ricordano tanto un personaggio tanto di moda fre i media in questi ultimi mesi, ovvero Fabrizio Corona.
In sintesi, si è persa una grande occasione per raccontare una storia davvero leggendaria svoltasi in un contesto storico particolarmente affascinante, gli ingradienti c'erano tutti: la povertà e la gloria, il bandito e il campione più grande, la fatica e la rivalsa e il gran finale a Parigi... invece il risultato è una grande farsa, spesso paradossale e grottesca, trascinata da citazioni di cronaca ed attualità moderna.

lunedì 13 settembre 2010

Maino tipo G 1926

Marco questa volta ha esagerato... manco fosse Sante, si è travestito da bandito e ha razziato in zona mandrogna!
Due Maino anni '20, due stupendi e rari esemplari !
Una ce la presenta oggi, l'altra la vederemo nei prossimi post.
Una Maino tipo G del 1926, una mezza corsa, in catalogo preceduta solo alla mitica Campionissimo, un monumento ! Ma entrambe sono omaggio al "Gira", la Campionissimo ne prende il soprannome, la tipo G, l'iniziale...
La tipo G è distinguibile dalla altre per via dei supporti reggi pompa posti lungo il tubo piantone in posizione frotale.
Una bici affascinante, la conservazione non è delle migliori, ma questa livrea nera e torbida le dona un'aura impareggiabile... complice anche la linea e le forme morbide che assumono alcune sue parti, come ad esempio l'aggressivo manubrio con una piega larga che tanto ricorda le pieghe francesi.
Tutto il resto è quanto di meglio offra la lista accessori Maino: corona con grandi lettere G,M,A, giroruota, pedali marcati sulla gabbia, parafanghino da corsa e freni a fascetta Bowden Touriste.
Da notare lo strano carro superiore, le cui tubazioni si congiungono sotto alla sella, piegandosi appena dopo al ponte del freno, fino a formare una sorta di triangolo, retaggio questo, tipico delle Maino da corsa pura di qualche anno prima...

mercoledì 14 aprile 2010

Il Bandito e il Campione

Sante Pollastri e Costante Girardengo. Entrambi novesi. Uno bandito l'altro campione. Due miti, due amici...
Presto la storia della loro turbolenta amicizia diverrà una miniserie in due puntate in onda su Raiuno, prodotta da Rai Fiction e Red Film. Interprete d'eccezzione Beppe Fiorello. Lo scorso 6 aprile a Torino si è tenuto il primo ciak del film che racconterà la vera storia del bandito Sante Pollastri, il più celebre anarchico del periodo fascista e del campione novese, il primo a fregiarsi dell'appellativo popolare Campionissimo, ancor prima di Coppi.
La miniserie che si chiamerà "Il bandito e il campione" è in piena lavorazione, per tutti i ciclisti eroici che volessero partecipare alle riprese il 30 aprile a Torino dalle 8 alle 18 la produzione del film cerca comparse, meglio se vestite con maglie d'epoca e bicicletta da corsa coerenti con gli anni 20-30. Per informazioni contattare il numero 333/4965157.

...quindi tutti gli eroici torinesi sono avvisati !

giovedì 24 settembre 2009

Storia novese.

Oh alla fine, un giorno, qualcosa si mosse! E si decise che era l'ora di arricchire il sito del comune di Novi Ligure con un riassunto della sua storia velocipedistica... Non tanto per approfondire su Coppi o su Girardengo, di cui tanto già si sà... bensì aiuta a conoscere l'habitat dove il ciclismo moderno è nato, appunto attorno a Novi Ligure, la città che Gianni Brera al tempo non fece fatica a definire l'Università del Ciclismo!Un mondo importantissimo, ma purtroppo sconosciuto,  fatto di industriali, meccanici, massaggiatori e grandi ciclisti... ma non vi trattengo ulteriormente e vi consiglio di leggervi le poche righe di questo link:

martedì 25 agosto 2009

Gino e Gina


Parola a Jim che ha terminato il restauro di questa Girardengo anni 30-40 da mezza corsa:

"Questa è una storia lunga, la storia di una bici fortunata, molto fortunata.
In quei tempi vivevo in una mansarda abbandonata che avevo occupato abusivamente.
Pur essendo piccolissima ero riuscito a renderla ingombra di biciclette, come mio solito.
Ne avevo tre in bagno e due in camera, c'erano selle sul frigorifero, bulloni sul top della cucina.
Giulia Luna, la mia fidanzata, era arrivata ad odiarmi, stremata dal pestare viti e rondelle per terra, intossicata dalle esalazioni di svitol e gasolio.
Ma andiamo per ordine.
Mayno mi aveva presentato questo tizio, un tale Andrea, che era dell'astigiano e trafficava in biciclette. Avevo comprato da lui una Tebro da donna, una schifezza marcia che andava bene giusto per venderla a ferro. L'avevo pagata cara e lui, che era rimasto ovviamente contento, tentava continuamente di vendermi qualche scassone. Mi chiamò una volta dicendomi che aveva una Frejus da corsa degli anni 20, che aveva trovato in una cascina. Ebbe addirittura il coraggio di chiedermi se potesse interessarmi. Cazzo gente! Una Frejus da corsa...del 20...so che voi potete capirmi. Io ero a scuola e gli dissi di passare subito di lì, ma proprio subito. E se ne arrivò con uno rottame mezza corsa arrangiato, inguardabile. L'unico vincolo di parentela con una Frejus era un pedale, un po poco. Lo lasciai andare via deluso col suo rottame.

Se ne spuntò poi in un pomeriggio di maggio, un fottutissimo pomeriggio piovoso. Mi chiamò e chiese se poteva passare da me che aveva una bella bici. Una vecchia Girardengo. Io oramai ero vaccinato e mi aspettavo una graziella con su scritto Girardengo con l'uni-posca. Nel cortile io e la mia ragazza ci trovammo davanti a questo soggetto che cacciò fuori dal suo Fiorino questa bici rosa, con un portapacchi osceno. Era sporca arrugginita, ma molto bellina.“E questa?! Dove l'hai pescata?!” Gli chiesi.“Sono andato a comprare un bancale di vino da uno e ce l'aveva buttata lì nel fienile” Che culo!...Pensai. Comprargliela fu faticoso, così come può esserlo ottenere un prezzo vantaggioso al mercato di Marrakech. Dopo un quarto d'ora ci accordammo per 100€ in cambio della bici e due casse di vino rosso. Gliene diedi 50 subito ed aprimmo una boccia nel tugurio occupato in onore del buon vino e delle vecchie biciclette.
Questa Girardengo era già storia. Giulia Luna mi disse che si chiamava Renée ed io le credetti. Restaurala fu un'avventura. Iniziai a smontarla nella mansarda. Quando il telaio fu nudo lo girai e, meraviglia! Dal tubo sella cascò fuori una piccola bustina, grossa come un dito, trasparente da quant'era unta. Subito pensai che fosse un biglietto partigiano, pensai che la bici fosse appartenuta ad una staffetta. Un sogno. L'emozione mi rese le mani tremule. Nella mia piccola testa infognata balzarono subito le innumerevoli storie dei martiri. Le storie di eroi che correvano per le pianure, per le montagne, in sella a stoiche biciclette, rischiando la vita per noi, per tutti noi. Aprii la bustina e dentro c'era un bigliettino scritto con una stilografica, oppure un calamaio: Da Gina a Gino, Tanta Fortuna, recitava. Sul verso c'era vergato un piccolo disegnino osceno di un uomo ed una donna che si accoppiavano all'impiedi. Rimasi un po deluso, ma certo era comunque incredibile! Gino... Gino lo sapeva che Gina aveva nascosto quel biglietto? Chi era poi questo Gino...non lo avrei mai saputo. Mi girai quel bigliettino tra le mani per un buon quarto d'ora prima di riporlo e lo riposi con la consapevolezza che quella bici era speciale, che quella bici era fuori dal comune, bisognava salvarla a tutti i costi. Era il mio secondo restauro e faticai non poco. Mentre restauravo ricevetti complimenti e proposte d'acquisto e di scambio. Mi decidetti per venderla a Fabio, un mio compagno di scuola, a restauro terminato. Ma la sorte ci mise lo zampino, ancora una volta. Renée era in rimontaggio quando, una notte, la Polizia mi portò in un brutto posto a causa del contenuto delle mie tasche, obbligandomi ad abbandonare Renée. La sorte, aiutata da Fabio, intendeva comunque che Renée tornasse per le strade rediviva e trovò un valido alleato in Mayno che, col gran cuore che lo contraddistingue, si prese la briga di finire il lavoro. Quando uscii andai a cercare gli amici e Renée. Trovai i primi ma non la seconda. Mayno mi raccontò cos'era successo e buffamente mi disse che era inutile cercare Andrea perché, anche lui, era “stranamente” sparito dalla circolazione. Incontrai Fabio e nel ridarli la bustina con il biglietto gli feci promettere di rimetterlo nel telaio. Andrea non lo vidi più. Il vino finì. P. De Sade che tanto aveva insistito mi strappò la promessa di raccontare questa storia: la storia della Girardengo mezza corsa Renée, quella di Gino e Gina, di Andrea, di Mayno e di me. La storia di una bici predestinata alla salvezza, talmente tanto da andare oltre le sbarre. "

lunedì 23 marzo 2009

Il Campionissimo - Atto 2°

Un giorno, durante una corsa di fine anni 20, si impresse nella storia del ciclismo un immagine ad opera di un piccolo uomo nato a Novi Ligure, il mio paese.
Quel giorno bagnato fradicio e stretto nella morsa del freddo, Girardengo, si ferma ai piedi di una salita, si accingeva a girare la ruota per cambiare rapporto alla sua Maino. Scese velocemente dalla bici per sbloccare i galletti, ma il freddo gli aveva gelato talmente le mani, che quella banale operazioni divenne un impresa titanica... si accasciò esausto al fianco della bici alessandrina e disegnò una croce sulla sabbia in segno di resa.
Anni dopo girare la ruota per passare da un pignone all'altro divenne pratica desueta, fece la sua comparsa il cambio Vittoria-Margherita. L'amico Germano mi presenta il suo orgoglio : una Maino mod. Supercampionissimo degli anni 30. L'appellativo "Super" segna l'evoluzione dal modello precedente.
Rispetto al modello Campionissimo che ha segnato gli anni 20, la sostanza non cambia molto, quando si tratta di Maino ci troviamo sempre di fronte a macchine pregiate, il telaio è il medesimo del modello di classe inferiore, con tanto di oliatore automatico per la catena, ma la Super porta in dote migliorie tecniche che sanciscono l'evoluzione con il modello precendente: cerchi in legno Vianzone per tubolare, magnifica corona G.M.A. in alluminio, alcune parti in alluminio e manubrio ricoperto in cellulosa. 
Grazie ad un restauro magistrale, possiamo notare perfettamente tutta la bellezza di ogni singolo dettaglio fuoriuscito dalla fabbrica alessandrina perfetta in abbinamento al cambio Vittoria Margherita appena presentato dai fratelli Nieddu di Torino, il cui funzionamento è molto semplice: sbloccando la leva tendicatena dalla cremagliera dentata montata sul telaio, la catena (in questo caso una Conventry) si allentava... spostando la manopolina posta in cima alla leva si agiva sulle alette deragliatrici, contemporaneamente si doveva retropedalare per poter deragliare la catena sul rapporto desiderato. Un procedimento complesso, ma che ha segnato un epoca  semplificando la vita dei pionieri di questo sport.