giovedì 31 dicembre 2009

I Botti !

Tra poche ore rimbomberanno i botti per il nuovo anno, da parte mia voglio terminare questo intenso anno blogghistico col mio personalissimo botto !
Da una collezione privata vi presento questa magnifica Maino da corsa su Pista fine 800/primi 900 !
Un qualcosa di veramente raro, che altro non potrà fare che deliziare i vostri fini palati velocipedistici!
Da pista dicevamo, l'anno di produzione è indefinito, ma i tratti somatici riportano inevitabilmente alla decade di passaggio tra l'800 e i primissimi del 900. La bici è appartenuta al famoso campione alessandrino, Giovanni Cuniolo celebre per aver conquitato il campionato italiano nelle annate 1906, 1907 e 1908.
Un eccezionale reperto, che solcò anche l'oceano, infatti con questa bici il Cuniolo ci corse anche per le piste argentine.
 
... non mi resta che farvi i miei AUGURI DI BUON ANNO... ovviamente col botto !
 

mercoledì 23 dicembre 2009

AUGURI DI BUONE FESTE !!!!


Vi auguro buonissime feste di natale e capodanno, mi ritiro in bottega quando riemergerò dopo le feste e le abbuffate spero di portarvi qualche bella novità ciclistica !

martedì 22 dicembre 2009

Cambio Monviso

Un altro tassello della rassegna storica e censimento sui cambi di velocità che hanno caratterizzato il periodo pionieristico della nostra industria ciclistica. Oggi parliamo del cambio Monviso prodotto negli anni 40 del dopoguerra.
Chiaramente inspirato dal ben più diffuso Campagnolo "Due leve", il Monviso, come altri cambi di velocità nati in quegli anni voleva risolvere l'annoso problema che caratterizzava il Campagnolo, ovvero il dover retropedalare per deragliare la catena. Il Monviso, avendo il deragliatore posto sotto il forcellino, dove la catena "entra" sui pignoni, consentiva di cambiare rapporto continuando a pedalare.  Progettualmente risulta molto complicato, formato da molte parti che nel complesso danno una sensazione di fragilità, un'eventuale rottura di qualche piccola parte poteva danneggiare completamente il cambio.
Nella pratica il cambio è composto da due lunghe leve fissate al pendente destro del telaio, una serviva per salire di rapporto e l'altra per tornare indietro. Le leve di comando sono collegate ad una scocca di alluminio a cui è collegata anche un tendicatena a puleggia che mantiene la catena alla giusta tensione, a differenza molti altri cambi analoghi (come ad esempio il Vittoria o il Cervino, per citare i più noti) il tendicatena tende la catena dal basso, la catena passa tra la puleggia che rimane sopra e la leva del tendicatena che rimane sotto la catena.

giovedì 17 dicembre 2009

Legnano e le "Sport"

Un pò di sport non fà mai male... ed ecco che subito dopo la guerra, molti marchi si mobilitano per produrre un nuovo tipo di bicicletta, la bici sportiva. Già negli anni precedenti erano apparsi alcuni modelli di bici sportive, ma erano bici di grandissimo lusso derivate dai modelli da corsa e il prezzo era quindi decisamente elevato. Versioni tanto care che alla fine se le potevano permettere solo i più abbienti e le bici a "bacchetta", per tutti gli anni 30 e 40 rimasero regine incontrastate...
Con il finire della Guerra, c'era una nuova voglia di vivere, di togliersi qualche soddisfazione dopo la tristezza, l'economia si riprendeva e c'era voglia di rimettersi in moto... Mettiamoci dentro che Coppi e Bartali infiammavano le folle al passaggio del Giro D'Italia tra le rovine delle città italiane ed ecco che nasce una voglia di emulazione, una voglia di vivere, la ritrovata libertà di percorrere lunghe distanze: si diffonde la bici sportiva!
Bici leggere, freni a filo, dotate di cambio, accessori leggeri come i parafanghi in alluminio e i carter a pistola... 
La Legnano esce con questo modello, in particolare questa arriva dal periodo che va dal 1945 al 1948.
Stupenda la conservazione, stupenda la colorazione grigia intarsiata di filettature blu, i cerchi sono marcati Falk-Milano (ditta che forniva anche le tubazioni per i telai), monta un cambio Simplex a tre velocità per uso turistico, Sella Italia e faro Lince Sport con vetro giallo, retaggio della guerra appena passata. Tutto il resto è marcato Legnano. 
Inoltre ci riferisce Luca, che tutte le parti bianche sono ricoperta da una "pellicola" che risulta differente, al tatto e all'occhio, sia dalla cromatura, che dalla nikelatura perfino differente dalla cadmiatura in uso in tempo di guerra.
Mi sono documentato... ho controllato alcuni documenti della Legnano e ho trovato tra i listini che si offriva, con supplemento, l'Alluminiatura della parti bianche !
Ovviamente lo scopo primo era evitare l'ossidazione dei metalli, stessa funzione della cromatura, solo che l'alluminizzazione risultava molto più leggera del cromo! ...cose dell'altro mondo se pensiamo che si tratta di testimonianze di quasi 70 anni fà.

martedì 15 dicembre 2009

Maino 1927

Dall'amico George, passando dall'amico Marco il passo è breve... il bottegaio ci mette le sue proverbiali mani e George ora se la gode in tutto il suo splendore... una Maino del 1927 in gran forma e condizione, perfettamente conservata! 
 Per "capire" questa bici bisogna guardare le foto e immaginarla nel suo contesto originale, non vedere il muro dietro bensì pensare a immagini sbiadite di ambientazioni nostalgiche di tempi antichi, anni 20 appunto! Le Maino sono sempre uno spettacolo di sobrietà, niente di pacchiano, nessun orpello, semplici ed eleganti... 
I dettagli di pregio ci sono ma non sono evidenti, si lasciano guardare solo da chi sà apprezzare: testa della forcella a tre piastre, pendenti posteriori uniti e la magnifica corona G-M-A, in questo caso celata dietro ad un disco del carter in alluminio.

lunedì 14 dicembre 2009

Cambio Fiochi anni30

Dei primissimi studi sul cambio di velocità si trova traccia già sul finire dell'ottocento, ma parliamo di sperimentazioni molto grossolane e meccanicamente complesse, solo la decade tra il 1920 e il 1930 è stata la decisiva apripista per ciò che si consolidò con Campagnolo negli anni 50.
Fino agli anni 30 il giroruota era ciò che i professionisti consideravano più efficace ed affidabile, i cambi erano ancora malvisti, considerati aggeggi delicati e da sfaticati. Conil successo del cambio Vittoria, negli anni 30 molte piccole ditte artigiane iniziarono a progettare piccole soluzioni alternative...
Uno di questi esempi è il cambio Fiochi, non sò bene quanto è nato, ma credo tra gli anni 30 e i 40.
Il Fiochi altro non era che un tendicatena che agiva su un rocchetto a 3 pignoni, per comandare la puleggia deragliatrice c'è una grossa manopola in duralluminio, ruotandola si azionava una serie di "scatti" che andavano a posizionare la puleggia all'altezza del pignone desiderato, contemporaneamente la catena seguiva la rotella dentata e veniva deragliata sul pignone desiderato.
Non sono certo dell'effettivo funzionamento di questo cambio, ma date le grandi dimensioni della manopola credo che la cambiata fosse azionata tramite il piede... spingendo col tallone sulle punte zigrinate della manopola si azionava il meccanismo a scatto. Non era necessaria la retropedalata per assecondare il deragliamento della catena, infatti la puleggia era già posizionata nella parte inferiore, come nei cambi moderni.

giovedì 10 dicembre 2009

Ferrara 2009

Si è appena conclusa l'ultima edizione annuale della mostra/scambio ferrarese, come al solito molti visitatori, pochi stand dedicati alle bici, ma tutti di qualità e molti personaggi di spicco del collezionismo e del restauro si sono dati appuntamento.
Un'edizione molto importante, questa di Ferrara, a mio avviso il maggior punto di ritrovo per tutti gli appassionati, assieme a Novegro e Imola... non solo un grande mercato, ma proprio un salotto dove discutere, salutarsi e scambiarsi opinioni!
Ho inserito una raccolta di foto tratte proprio da questa edizione di Ferrara, CLICCA QUI 

venerdì 4 dicembre 2009

Aggiornamento 2: Bianchi sport

Già qualche settimana fa pubblicai un post e un successivo approfondimento su un modello tanto particolare quanto raro della ditta Bianchi, un modello avveniristico dalle forme ispirate ai modelli americani... 
Oggi, vi presento queste immagini di un esemplare dell'amico Oberdan, che fortunatamente si presenta integro e completo, soprattutto il carter che è quello originale, il medesimo del modello Lido.
Un solo, ultimo, tassello manca alla nostra ricerca: trovare il nome del modello e capire di più sul periodo esatto di produzione, magari verificare se fosse mai entrato in catalogo oppure rimase un modello fuori listino.

Aggiornamento: nel catalogo del 1948 pubblicato su questo sito è presente questo modello, chiamato Montebello.

mercoledì 2 dicembre 2009

Cambio Vittoria-Giuseppina

Da questo cambio voglio iniziare il mio approfondimento sui cambi meno noti. 
Questo è un cambio prodotto dalla Ditta Nieddu, divenuta samosa per la creazione dell'affascinante cambio Vittoria-Margherita. Questo cambio, denominato Cambio Vittoria-Giuseppina, si è affacciato nella seconda metà degli anni 40, il suo funzionamento ricalca il concetto dei primissimi cambi Simplex.
In effetti il sistema è molto simile, cambia solo il sistema della leva di comando, che lavora su una cremagliera a tre punti.
Non ebbe molto successo questo cambio, il Simplex era sul mercato con successo da almeno 10 anni con il Campione del Mondo e successivo Tour de France... inoltre da lì a poco, nei primi anni 50 la Campagnolo irruppe sul mercato con l'efficentissimo GranSport (e dal 1953 con lo Sport, tagliando la strada sia in campo turistico sia in quello agonistico)... il ciclismo moderno era alle porte, le soluzioni ritardatarie e spesso osbolete della Nieddu la misero in crisi, che chiuderà da lì a poco. 


martedì 1 dicembre 2009

Bici in vendita... ON SALE!

NEL MERCATINO SI AGGIUNGONO DUE STUPENDE BICI IN VENDITA: UN'ATALA FRENO INTERNO ANNI 40 E UNA BIANCHI VERBANO DEL 1950, ENTRAMBE BEN CONSERVATE !

lunedì 30 novembre 2009

Olmo N°108

Quando la primavera scorsa era ormai agli sgoccioli, ci si trovammo nella piazza centrale del paese e consegnai a Carlo e alle sue amorevoli mani questa bella Olmo, trovata qualche settimana prima, conservata in maniera confortante per un buon conservativo... Si tratta di una bicicletta della metà degli anni 50, il cui numero di serie stranamente è 108... molto basso considerata la grande produzione industriale di una marca come la Olmo, fondata dal'ex ciclista Gepin Olmo a Celle Ligure nel 1939. Nel 1955, in effetti, pare che la Olmo abbia subito grandi cambiamenti industriali, espandendo la propria produzione anche verso altri settori, e quindi espandendo pure i propri stabilimenti... e se magari in tale occasione di rinnovamento la Olmo avesse azzerato le proprie numerazioni? Si spiegherebbe una numerazione così bassa... e quindi si potrebbe ipotizzare che questa fù una delle primissime bici uscite dai nuovi stabilimenti! 
Ora voglio lasciare spazio a Carlo consentendo a lui stesso, di raccontarci i passaggi e le emozioni di questo restauro conservativo:

"La bicicletta è stata completamente smontata, pulita in ogni sua parte, lucidata, ingrassata, lubrificata e rimontata. Fatta un po' a casa durante i week end e nelle pause lavorative, ma l'ho finita. Oltre che ad usare tutti gli accessori di pulizia che ben conosciamo, ho usato un macchinario presente nella mia ditta, una lavatrice ad ultrasuoni, che pulisce a fondo i metalli (tranne alluminio e ottone che li divora). Quindi, individuati i materiali idonei all'operazione, tutte le vitine, le parti dello sterzo,le pedivelle, la guarnitura, le aste e le parti della freneria, tutto dentro e via: 40 minuti a 77°C ed è stato veramente uno spettacolo vedere la maggior parte dei pezzi uscire puliti a fondo.
Il montaggio ora è completo, necessita ancora di una leggera regolazione ai freni, ma il più è fatto e le difficoltà sono state superate. La bici si era presentata quasi totalmente originale, tutta marchiata OLMO, il patacchino sul manubrio, le leve dei freni, la calotta dello sterzo, le pedivelle, l'interno della guarnitura, i mozzi, il fregio del canotto di sterzo, il collarino stringisella... tutti marchiati Olmo. La sella è la sua originale (marca Girardi), è stata ben ingrassata e spazzolata con forza fino a farla splendere. Il coperchio del carter era molto arrugginito quindi ho pensato di sverniciarlo, portarlo a ferro e lasciarlo così lucidandolo solo con la miracolosa pasta "Cromar".
Le manopole sono originali e sono in osso. Gli accessori che aveva li ho tolti e pur avendoli puliti ho deciso di sostituirli con una coppia fanale/dinamo conservati FAOS, al posteriore, ho aggiunto un fanale a graffetta Sebac Astor II, anche questo molto ben conservato. Ho sostituito i gommini dei pedali che erano rotti, con due Nos della Way Assauto, montati sul telaio originale Olmo.
Questa è veramente una bella ed interessante bicicletta che il caro Paolo, lungimirante ed esperto, ha voluto salvare dalle fauci di qualche discarica dove sarebbe stata perduta per sempre. Spero, caro Paolo, di aver fatto un buon lavoro e di averla resa come te l'aspettavi. Vorrei aggiungerci le Decal che mancano, e qui forse Stefano (stefano89) può darci una mano..."
 



venerdì 27 novembre 2009

Peugeot anni 10

Una bici a metà, tra me e Salvatore: io che l'ho trovata e lui che l'ha comprata !
Una Peugeot anni 10 (o forse anche 20), ben conservata non è roba di tutti i giorni.
Chi conosce bene il panorama collezionistico francese, ben saprà che le Peugeot, anche molto antiche, sono discretamente facili da reperire... in quanto pare che fossero le bici più vendute al tempo, ma per noi italiani queste belle bici suscitano sempre un fascino esotico!
Notare come il telaio sia molto slanciato, tipico delle bici molto antiche, quando vi era la moda di inclinare vertiginosamente il piantone e la forcella per meglio assorbire le asperita del terreno, a dispetto però della maneggevolezza.
Il manubrio, curvo e all'insù è tipico delle Peugeot e delle francesi in generale, così come è consueto vedere freni a fascetta Bowden a filo... cose che da noi erano prettamente riservate alle corsaiole, in Francia era lo standard anche per le bici da turismo.

In Francia nel primo 900, anche grazie ad un contesto economico nettamente più favorevole rispetto all'Italia, è sempre stata più all'avanguardia in certe soluzioni, dove da noi pareva un lusso, in Francia era la normalità... questo fino agli anni 30, quando l'Italia entro nel pieno periodo d'oro della sua industria ciclistica.

 
  
 

lunedì 23 novembre 2009

Catalogo Taurus 1945

La sezione cataloghi si amplia grazie all'amico Vincenzo, appassionato Taurista, che ci regala questo splendido catalogo della seconda metà degli anni 40 !
Stupendo catalogo a colori con tante informazioni sui modelli più celebri; notare le splendide illutrazioni... un piccolo capolavoro !

...consultate la sezione cataloghi del mio blog...

giovedì 19 novembre 2009

La lettera

Voglio utilizzare questo spazio per ringraziare l'amico Tomaso, oltre per i fantastici Cataloghi che ci ha offerto, ci invia pure questa meravigliosa lettera autografa, scritta da Umberto Dei ad un amico negli anni 60, in cui discute dei suoi problemi familiari legati agli acciacchi di vecchiaia, fino a considerazioni legate al ciclismo professionistico dell'epoca.
...Notare a piè di pagina le sue scuse per l'aver utilizzato come carta da lettere le vecchie pagine intestate della ditta!
Un importante documento che mostra anche il lato umano del grande industriale italiano.

martedì 17 novembre 2009

Bici capitoline

Questa foto qua sopra, è solo un assaggio di ciò che a breve potremmo ammirare, appena Edoardo avrà concluso la ricerca di una sella adatta a questo bel conservato.. una Bianchi Benaco Extra del 1955 che a breve, vi assicuro fungerà da metro di paragone per ogni restauro delle sue sorelle... ma anche un utile strumento per arricchire il nostro archivio personale! Dico questo perchè io l'ho potuta ammirare in anteprima e vi assicuro che di conservati come questi se ne vedono pochi! Mancherebbe solo il cartellino del prezzo...
Edoardo oltre che lesto con i ferri del mestiere è abile anche nella scrittura, d'altro canto ne esercita la professione, quindi non mi sono lasciato perdere l'occasione ed ecco che ci ha inviato una breve racconto, una piccola digressione sulla tematica delle nostre amate biciclette, buona lettura:

"Quando la bici è capitolina.
A Roma non si va in bicicletta, meglio: i romani non usano la bicicletta e, se escludiamo la Bassa Padana, gli italiani in genere non vanno molto in bici. I motivi sono tanti: il principale è che in Italia è stata inventata l'autostrada, già nel 1924, in Italia abbiamo inventato la Ferrari, la Lamborghini, la Maserati, ma soprattutto, la Fiat 500; in Italia incarniamo una sequela di luoghi comuni, dagli spaghetti al mandolino, che ti risparmio per carità. A Roma non si va in bicicletta, ma non sono le salite che spaventano - che pur ci sono - sono i tanti, tanti chilometri che si devono percorrere per attraversarla: in genere, chi abita nel punto A, lavora nel punto B, esattamente opposto. Io uso quasi esclusivamente la bici per muovermi in città, ma sono un privilegiato che abita in una zona centrale e ho uno stile di vita che più o meno è quello che aveva un abitante di questa città 60 anni fa, quando veramente Roma andava in bicicletta - vedi "Ladri di Biciclette" di de Sica .
Erano altri tempi, di povertà, certamente, di un dopoguerra in cui una bicicletta era una risorsa indispensabile per muoversi in una grande città. Ora la grande città si è trasformata in megalopoli, lungo autostrade pericolosissime e verso luoghi che già i miei occhi, e non quelli di mio nonno, videro essere “aperta campagna”, con tanto di fattoria, polli e pecorelle.
Dove andare in bici quindi? In centro? Sì, lì si usa ancora e l’utilizzo viene incentivato: stanno istallando il Bike sharing vicino alle ville e nel tempo libero si riscopre questo mezzo antiquato perché divertente, anarchico, pratico. Mi chiedo se questa riscoperta, che negli ultimi due anni si sta notando molto, tanto che i rivenditori di bici, già alla “canna del gas”, godono ora di nuove boccate di ossigeno; questa rinascenza, dicevo, non so se è moda o necessità di un popolo che è un po' meno ricco di prima: il fine settimana va meno verso le spiagge o la montagna e predilige restare nelle ville in città, meglio se con il velocipede che non consuma benzina ma pancetta e consente, così, di risparmiare anche su i centri estetici... Mi viene in mente una canzoncina di regime scritta nel 1937, quando l'Italia fu colpita dalle sanzioni per aver invaso l'Etiopia.
Si chiamava "Noi tireremo dritto" e una strofa diceva più o meno così: "Durissima vigilia dei ghiottoni, saranno certo le sanzioni le pance tonde più non le vedremo ma noi frugali non moriremo.."
In tempi di vacche magre, però, il genio italico si risveglia e produce il meglio. Ecco che si vedono rispuntar fuori bici dalle forme accattivanti, risciò , tandem, incentivi, piste ciclabili - in sampietrini!!! ti è mai capitato di percorrere la pista ciclabile lungo il Tevere? esperienza orrenda! - e ciclisti della domenica a più non posso. 
A Roma non si va in bici, ma tutti hanno una bici, così, da qualche polverosa cantina rispunta fuori qualche "pezzo" rimembrato, di quando s'era giovani, del babbo, del nonno. Viene portato alla ciclofficina e lì, stuprato con gomme e selle nuove. Il soddisfatto proprietario, sale in sella, si strappa i pantaloni e si fa un giro. No, non è cosa... ed ecco che, col fiato corto, torna a casa, accende il computer e su Ebay risolve il problema in modo definitivo: vendita! Sì, Sì, per carità, Vendita! Senza appello, senza rimpianti e su, di nuovo tutti in 500 come durante il grande boom italico.
Ecco così che l'Italia si riprenderà economicamente ed io, invece, mi ritrovo proprietario di una conservata, perché poco usata, Bianchi capitolina. Non ti ingannar troppo, però, la mia è poco usata, sì, ma non molto ben conservata... accidenti! Poteva essere perfetta se non vi avessero strusciato sopra, negli anni: una culla, un passeggino, le bottiglie del vino, un televisore vecchio, una lampada fuori moda, una cyclette, un manubrio da trecento chili (anche quello mai usato) un paraurti di una Panda che, anche se abbozzato, perché buttarlo??"
Edoardo Papa

lunedì 16 novembre 2009

Annuncio !

INFORMO TUTTI GLI UTENTI CHE HO APERTO DUE NUOVE SEZIONI DEL BLOG:

-CATALOGHI 

- MERCATINO 

TROVATE LE NUOVE SEZIONI NEL MENU' IN ALTO

BUONA VISIONE !

P.DESADE

Novegro Nov. 2009

 Eccoci di ritorno dalle fatiche di Novegro. Sì, sì.. proprio fatiche... a fine giornata la scorpacciata di biciclette, componenti, accessori e persone... tante persone con cui parlare e scambiare opinioni, ti rimbecillisce! ..ma è sempre un piacere!
Sabato il tempo ci ha graziato e per quasi tutto il giorno abbiamo potuto girovagare fra i banchetti senza il dannato ombrello.
Bella manifestazione come al solito, tanta gente e tanto da osservare, molte erano le bici già viste (e invendute) nelle precedenti edizioni, ma alcune novità mi hanno incuriosito molto, in particolare il banco dei francesi, che non sempre sono presenti a Novegro, con la loro fila di antichissimi bicicli e michaux.
Nello piazzola di Mimmo spuntava una fantastica e rara Bianchi Folgorissima in condizioni museali che da sola meritava il prezzo dell'ingresso. Eravamo un bel gruppetto e ci siamo fatti una foto ricordo, da sx Daniele, Roberto, Mario e io... ah, dimenticavo... dietro alla fotocamera c'è Marco, detto per l'occasione l'Affarista, colui che con un balzo felino e una manciata di euro si è accaparrato una cassetta della frutta piena di dinamo e fanali di gran marca.
Ci si rivede alla prossima mostra di Ferrara...

giovedì 12 novembre 2009

Legnano 1933 - La storia

Il nuovo amico Roberto mi ha concesso l'onore di mostrarvi quella che per me è divenuta da pochi giorni una piacevole scoperta... meta unica dei miei pensieri notturni... questa magnifica Legnano Roma del 1933, una signorina che fù da corsa, perchè come ci spiegherà Roberto fra poche righe anche lei ha dovuto subire gli anni duri della guerra e come il suo padrone anche lei ha dovuto rimboccarsi le maniche e iniziare a sgobbare... 
Ma lasciamo la parola al suo prorpietario, l'unico che può esprimere tutto il passato che ha toccato questa magnifica due ruote:
"Era di proprietà di Mario Mostini, cugino di mio nonno, classe 1914, morto nel maggio 1989. Aveva una cura meticolosa per la sua bicicletta, praticamente è stata usata pochissimo! Nata come bici da corsa, mi raccontatava come fosse stata trasformata in seguito. Richiamato in guerra, con il suo Reparto di Cavalleria nel 1940, avvolse la bici negli stracci e la appese sopra il letto nella propria camera.
Durante i mesi di guerra, Mario parlò della bici ad un commilitone, evidentemente disonesto, il quale ritornato in licenza, si recò dalla madre di Mario, chiedendo la bicicletta in prestito. La madre capì e disse di non avere alcuna bicicletta, pertanto la bici si salvò. Finita la guerra per breve periodo Mario lavorò come manovale in un impresa edile. Negli spostamenti era necessario caricare il secchio di lamiera contenente gli arnesi. Per non rovinare la bici, Mario usava fasciare la canna centrale con carta dei sacchi del cemento o con stracci, per potere appoggiare il secchio senza rovinare la vernice. Più tardi, per il lavoro Mario riuscì a comperare una bici di seconda mano, dalla madre di "un suo amico morto nella ritirata di Russia". Si trattava una Legnano da donna, 26", con parafango anteriore lungo, verniciata di verde con l'avanzo di smalto usato per la cancellata! Comprata la bici di seconda mano, la Legnano da uomo rimase ritirata sotto un telo ed utilizzata solo per le grandi occasioni. Mario conservava anche la fattura del ciclista datata 1933, putroppo non l'ho mai ritrovata!
Colpevolmente fui io a buttare la bici da donna, dopo la morte di Mario, la utilizzò mia sorella per andare alla stazione, poi si dissaldò la brasatura di un forcellino anteriore e così intorno al '90/'91 fece una brutta fine!"
La bici di per sè è un pezzo pregiato, che tutti, me compreso vorrebbero e dovrebbero far tornare ai vecchi fasti corsaioli... però ci sono casi in cui, a mio parere, ciò che resta della bici và salvaguardato... e mantenuto così.
Questa bici grazie soprattutto al buongusto del vecchio Mario è a mio parere bellissima così... sembra nata così... la bici al tempo ha subito una riverniciatura professionale nel colore verde Legnano che si è mantenuto in perfette condizioni ed è una grande testimonianza...inoltre il bell'abbinamento con il manubrio Monterosa a fanale integrato ne valorizza la linea e la slancia!
Bici da non toccare assolutamente!





 

giovedì 5 novembre 2009

FILETTATURE - NOVITA'

A seguito di un passaparola sono venuto a conoscenza di un abilissimo ragazzo milanese, di nome Andrea, che da ormai molti anni si dedica con passione all'arte della filettatura e del pinstriping.
Il tutto eseguito come un tempo con l'uso del pennello a spada, con estrema professionalità si è reso disponibile ad eseguire filettature anche per le nostre amate bici d'epoca! 
Qui di seguito trovate le fotografie di un suo recente lavoro eseguito su un telaio da corsa Legnano.
Per info e contatti e per visionare altri suoi lavori consultate il suo sito web:
 



mercoledì 4 novembre 2009

DURKOPP Anni 10

Eccoci qua dopo quasi sei lunghi mesi... ricordo ancora quel giorno di metà Aprile quando Claudio mi aprì il bagagliaio e barattammo questa bici scovata dalle sue parti con un vino delle mie.
E mi ricordo ancora quando giunto in bottega di fronte alle pessime condizioni della bicicletta (vedi qui) mi misi le mani nei capelli da quanto lavoro mi si sarebbe presentato di lì a poco! 
Di lavoro alla fine ce ne fu molto, c'era troppa ruggine per tentare un restauro totale e troppo poco si era salvato per poter pensare solo minimamente di iniziare un conservativo. L'occasione era ghiotta per tentare un metodo nuovo di restauro: poco invasivo, ma esteticamente molto efficace, dal chiaro impatto vintage!
Tutto funziona a meraviglia, i freni "Phillips-Birmingham" pinzano che è un piacere, il movimento centrale, mosso dalla guarnitura marchiata "Durkopp", scorre perfettamente... 
Torniamo alla bici: l'impostazione del telaio è molto alta, il carro posteriore si presenta possente e la forcella ha la tipica testa stretta e gli steli piatti e dritti delle bici primo '900.
Non so bene la datazione di questa bicicletta, nulla ho pututo rilevare inciso sulle componenti, di sicuro l'impostazione generale ha il sentore della bici anni 10, forse dal 1915 in avanti, forse addirittura primi anni 20.
Quando la ritrovai montava dei posticci parafanghi anni 30 e un carter anni 20 di quelli aftermarket, il tutto è stato rimosso, cercando di esaltare quello stile che spesso si trovava sulle bici anni 10, ossia la bicicletta leggera da turismo, priva di ogni, seppur rudimentale, accessorio di confort.
Ho aggiunto solo litri di grasso, due belle manopole in legno, pedali a sega, cerchi nuovi con nuove coperture bianche e un fanale a carburo.
Dopo 100 anni, e tanta ruggine, questa Durkopp torna trottare meglio di sue tante colleghe più giovani e raffinate.

Tutte le foto CLICCA QUI

lunedì 2 novembre 2009

Approfondimento Bianchi 1948

Nel giorno in cui, segno l'ennesima tacca sulla carta d'identità, vi omaggio dell'ultimo approfondimento fatto sulla futuristica quanto misteriosa Bianchi del 1948, che trattammo qualche settimana fa.
In quella situazione, tentai di analizzare le forme avveniristiche di quella Bianchi, così ispirate alle cruiser americane, alle loro motociclette, chissà se furono proprio i soldati americani presenti nel dopoguerra in Italia a dare il via a questa moda così moderna e anticonformista? 
Qua sopra vi allego una bella pubblicità anni 50, della statunitense Scwhinn, la marca di bici più famosa negli Stati Uniti, si nota la grande somiglianza che le bici avevano con le motociclette, inoltre è assai utile come metro di paragone per le versioni di bici che stiamo analizzando in questi articoli.
Difatti, nell'immediato dopoguerra molte grandi marchi e subito dietro pure alcuni piccoli, iniziano timidamente a proporre biciclette molto particolari, con uno spirito comune.
Tra le foto potete vedere alcuni esempi: la prima (in grigio) è la mitica Maino Aerodyn: dotata del solito telaio curvo, freni a tamburo  e manubrio in alluminio. Più sotto (in nero) una Cicli Pastore, un artigiano alessandrino, che chiaramente ispirato dalla Maino, produsse un modello simile e con le medesime caratteristiche. 
Tornando alla Bianchi, che ci incuriosì nel vecchio post, mettevo in dubbio l'autenticità del manubrio, sostenendo che in probabilmente dovesse montare un Ambrosio in alluminio, invece con sorpresa l'amico Paolo da FE ci invia le foto (le ultime in basso) di un modello analogo dotato di manubrio originale, nonostante siano poco chiare si può notare che è il medesimo manubrio in uso sui modelli Lido e Varazze, dotato di patacchino smaltato con l'aquila.
Mancano ancora alcuni tasselli per risalire alla storia di questo particolare e raro modello di casa Bianchi, spero presto di ricevere qualche dato da voi lettori! 



 

lunedì 26 ottobre 2009

Maino, anni 20

L'amico Marco-Paracorto, si cala nei panni del nostro fotoreporter e ci segnala una stupenda Maino anni 20 della collezione Borelli, in bella mostra nella scorsa edizione della rassegna "Vini Vidi Bici" di Quarrata.
Finemente restaurata e completa in ogni sua parte, è di sicuro una bici degna di nota, bellissima col suo carterone chiuso in due pezzi.
Di sicuro tutti voi appassionati della Maino e non, sarete felici di ammirare e conservare queste immagini di un modello così vecchio del marchio alessandrino.