mercoledì 6 ottobre 2010

La leggenda del Bandito e del Campione

Si è conclusa ieri sera la fiction di Rai Uno -"La leggenda del Bandito e del Campione"- tratta dal romanzo di Ventura sulla vita intrecciata fra Girardengo, il campione più grande, e Sante Pollastri il bandito numero uno degli anni '20.
Dopo la grande attesa su numerosi siti e forum si è scatenata la dura critica sulla composizione della fiction, anch'io da gestore di questo blog e da compaesano del grande Gira, non posso esimermi dal commentare negativamente la produzione di questo sceneggiato tv.
Non sono un ciritco cinematografico per cui evito di parlare di tecnicismi, come ad esempio la regia che a mio avviso è risultata spicciola e poco attenta o della fiacca recitazione degli attori con tanto di grottesca inflessione dialettale, mi voglio piuttosto soffermare sulla fotografia superficiale, dove in alcune scene si scorgevano sullo sfondo autostrade con tir e camion sfrecciare ad alta velocità, e sulla ricerca del tutto errata della scelta delle location: le campagne novesi, teatro delle vicende originali, a tratti sono state trasformate in distese di ulivi e il centro del paese è del tutto dissimile dalla tipologia estetica ed artistica dei palazzi novesi di chiara influenza ligure... svetta fra tutte la scelta, clamorosa, di utilizzare la Castiglia di Saluzzo come carcere novese! Quando a Novi le carceri sono sempre state collocate all'interno di un edificio classico e l'unico Castello a Novi è in rovina da secoli ormai... Con tali critiche non esigo un riproduzione fedele del centro storico di Novi Ligure, ma perlomeno si poteva evitare di utilizzare location fortemente iconografiche di altre località italiane! A mio avviso una scelta più "anonima" delle location avrebbe giovato alla fotografia e alla credibilità storica della sceneggiatura. Un encomio invece và alla scelta di citare e riprodurre il Borgo delle Lavandaie, ovvero il quartiere operaio di Novi dove naquero e vissero Girardengo e Sante Pollastri.

Molte vicende raccontate in questa fiction, ad occhi attenti, sono palesemente romanzate e riviste, presumo per farcire la sceneggiatura e renderla più interessante... scelta condivisibile, come ad esempio rendere la coppia di amici di molti anni più vecchi rispetto alla realtà, infatti all'epoca dell'omicidio commesso da Sante, Girardengo aveva circa 25 anni e Pollastri poco più di 19. Al contrario trovo intollerabile la rielaborazione della figura di Biagio Cavanna, il masseur dei campioni. Cavanna è stato un personaggio di spicco del ciclismo mondiale, un personaggio mitico ed eterno, le cui fondamenta si dovrebbero basare sul personaggio venuto dal popolo che con il suo talento ha saputo scoprire i veri campioni del ciclismo eroico... Nella realtà Cavanna era una persona spiccia, rude e a tratti grossolana, un personaggio romantico alla Bartali!
Nella fiction, Cavanna, viene rappresentato come un nobile e raffinato magnate che bazzicando fra la povertà dei sobborghi attira i futuri campioni con lo sfarzo, l'argenteria e il suo fascino bon ton.
Emblematica è la scena in cui Cavanna tiene a colloquio i due giovani nel salotto di casa sua, in un ambiente elegante Cavanna viene dipinto come un arcaico Don King del ciclismo, tutto soldi e celebrità...
Per tutto il film non vi è alcuna traccia della fatica e del sudore eroico che due giovani aspiranti corridori dovevano affrontare in quel periodo, li chiamavano i Forzati della Strada ai tempi, nella fiction gli allenamenti sembrano delle scampagante domenicali !

Tutto il leitmotiv della trama verte sul rapporto fra Costante e Sante... sul parallelismo fra un criminale e un onesto lavoratore, persone agli antipodi, ma che forti della loro amicizia fraterna si cercheranno nel bene e nel male. La prospettiva è interessante e fin qui tutto bene... il problema è che dalla sceneggiatura traspare una scarso interesse sulla voglia di riscatto e sulla fatica patita da Girardengo, infatti il personaggio che ne risalta è unicamente Sante Pollastri... che viene dipinto come una specie di ladro-gentiluomo (per carità, io adoro la figura leggendaria di Sante Pollastri), con una ricerca ostentata del suo fare guascone e piratesco -un brutta copia di Jack Sparrow- e non solo per il trucco nero sotto gli occhi (!!!), anche nella ridicola lotta per la donna contesa... dove il personaggio di Mela gioca il medesimo ruolo di Keira Knightly-Elizabeth Swan ne "I Pirati dei Caraibi".
Le biciclette scelte per le riprese sono la goccia che fà traboccare il vaso, immagino che una buona parte dei telespettatori abbiano preso visione dello sceneggiato anche per la passione per Girardengo e per il ciclismo eroico in generale, non dubito che molti di essi avranno storto il naso di fronte a scene in cui si portavano biciclette anni 60/70! Biciclette con tanto di sellino in plastica, come quella utilizzata da Pollastri, ben visibile in molte scene in cui l'appoggia al muro. Nel film la bicicletta è stata relegata a ruolo di cordone ombelicale che lega Sante a Girardengo, passione comune che permette ai due amici di vedersi con una certa frequenza, come fosse la partita di calcetto del venrdi sera. 
Altra cosa... avete notato la maglia Maino di Girardengo? Nel film è gialla e nera e non grigia come dovrebbero essere in realtà i colori sociali della Maino... sapete perchè l'hanno fatta gialla e nera? i produttori del film per ricostruire la storia di Girardengo sono andati a far visita al collezionista Giovanni Meazzo, che possiede alcuni cimeli di Girardengo, tra cui la maglia Opel, gialla e nera, utilizzata durante una 6 giorni in Germania!
Il fare guascone di Sante e le sue vicende criminalesche dipinte con fare ironico ricordano tanto un personaggio tanto di moda fre i media in questi ultimi mesi, ovvero Fabrizio Corona.
In sintesi, si è persa una grande occasione per raccontare una storia davvero leggendaria svoltasi in un contesto storico particolarmente affascinante, gli ingradienti c'erano tutti: la povertà e la gloria, il bandito e il campione più grande, la fatica e la rivalsa e il gran finale a Parigi... invece il risultato è una grande farsa, spesso paradossale e grottesca, trascinata da citazioni di cronaca ed attualità moderna.

4 commenti:

re-cycles ha detto...

si potrebbe organizzare un remake fedele, ciclisti e appassionati sotto!

arrigo ha detto...

... peccato , se stavano alla fedeltà del libro di Ventura , veniva fuori meglio .
il libro è veramente , emozionante , come la vita stessa dei due protagonisti .
peccato , ripeto ... è venuto fuori un romanzo mezzzo inventato,storpiato .
viene da pensare a qualche colosso cinematografico americano , se prendessero sul serio il libro ,salterebbe fuori un bel capolavoro .

Anonimo ha detto...

....secondo me ,la fatica impossibile, le condizioni di vita durissime diquei tempi e i sentimenti forse troppo "semplici" dei protagonisti avrebbero potuto essere raccontate solo da un grande regista......e forse per il grosso pubblico non avrebbero avuto l'appeal desiderato........

franck

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