martedì 23 giugno 2009

I colori dei calzari

Come dei calzari, le gomme delle nostre care bici devono adattarsi perfettamente, sia a livello cronologico sia a livello pratico... una misura è una misura e và rispettata!
Mi accingo a pubblicare questo post dopo una lunga chiaccherata sui copertoni con l'amico Claudio, e soprattutto dopo aver ricevuto innumerevoli mail in cui mi chiedavate consigli sulla miglior gomma o il colore più consono per la vostra bici.
Partiamo con le misure... quindi lascio la parola all'amico Claudio, che ha perfino scomodato la Michelin per ottenere una risposta definitiva sulle misteriose sigle dei copertoni, ecco le risposte:

Prendiamo come esempio questa sigla:
650x35B / 33 TPI / black / GW / RB / BD
Corrisponde a :
650 mm = diametro esterno totale gomma (quindi comprende anche il diametro del cerchio).
35 = sezione del pneumatico in mm
B = 584mm, cioé il diametro del cerchio. (la lettera A si riferisce a 590mm)
TPI = é la densità della carcassa espressa in fili / dm (in questo caso 33 fili/dm)
black = colore
GW = é l'equivalente di Gum Wall, fianco gommato, cioé una carcassa a basso TPI
RB = banda riflettente, obbligatoria solo in Olanda, Belgio e Germania
BD = "band dynamo" dove si indica che il fianco é rinforzato per l'uso della dinamo.

Ora passiamo alle colorazioni! In molti mi domandano se c'è un periodo temporale preciso nell'uso dei diversi colori dei copertoni... in un certo senso sì.
O meglio, fino agli anni '70 quasi tutti i colori erano in produzione però possiamo suddividere le varie colorazioni per ogni periodo storico in cui erano di moda.
In alto e appena sotto vediamo le foto di due tipi di gomme, rispettivamente, nero/fascia bianca e nero/para: questi colori iniziano a circolare maggiormente nel dopoguerra e sopratutto durante il boom economico ed industriale degli anni '60, che vede l'avvento dell'asfalto su gran parte delle strade italiane, il copertone chiaro si sporcava subito a contatto con l'asfalto e il battistrada nero divenne fondamentale, la striscia laterale bianca o para aveva solo un ruolo estetico ed è l'unico retaggio dei vecchi copertoni bianchi o para.
Negli anni '50 si vede la diffusione dei copertoni para/fascia bianca, detti anche "salmone".... molto eleganti, per non dire costosi, tant'è che venne scelto per i modelli di punta di marchi quali la Bianchi, qua sotto possiamo vederne uno. Di colorazioni simili si trova memoria anche sulle bici da corsa e mezza corsa degli anni 20 e 30.
 Altro discorso per il copertone bianco (foto sotto), reso celebre dai famosi Pirelli Stella, nato nei primi del '900 si è sviluppato parallelamente al classico copertone nero, fino quasi ai giorni nostri, almeno fino all'alba degli anni '80 quando le produzioni in grande scala vennero sospese.
Dunque, se volete calzare alle vostre bici un copertone particolare, con il colore bianco andate sul sicuro, in quanto è da sempre esistito... le diverse tonalità di bianco, potrebbero essere riconducibili al tipo di produzione, ma sono più orientato verso l'ingiallimento naturale della gomma (questa è una domanda che mi ponete in tanti).
Il copertone rosso, è decisamente piu inusuale e raro a trovarsi, ma è il massimo in fatto di impatto estetico. E' più tipico sulle bici del primo '900, soprattutto nel mercato francese. In Italia a parte i casi del primo 900, in tempi piu recenti è stato prodotto anche il Pirelli Stella rosso, ma ha avuto poca fortuna, lo dimostra il fatto che ad oggi reperire fondi di magazzino è assai arduo. 
Il copertone tutto color para, detto anche caucciù. Singolare è la storia di questo colore di copertone: anch'esso prodotto dagli anni '10 fino agli anni '60, più tipico però prima della guerra, è abbastanza comune trovarne fondi di magazzino nonostante non abbia mai avuto un grande impatto sul mercato anche oggi tra i collezionisti fa pochi proseliti ed estimatori. Nel medesimo colore si trovano anche copertoncini da corsa destinati alle bici precedenti alla seconda guerra mondiale.

mercoledì 17 giugno 2009

L'alluminio.

Se un giorno siete in Toscana e vi pare di essere a Ferrara, probabilmente vi siete imbattutti nella premiata bottega dell'amico Marco! Dalla di lui Officina escono continuamente autentiche opere d'arte degne di pregio ferrarese, dove la maestria nel restauro è nota in tutto il settore.
Da Scandicci, quest'oggi, Marco ci presenta la sua ultima nata: una Bianchi Zaffiro del 1947 particolarissima e rara nella sua veste nera e i particolari in alluminio, prodotta in questa variante solo tra il 46 ed il 47.

Questo modello si distingue dalla produzione successiva suoi parafanghi lucidi, in alluminio nudo, che su vanno a corredare con il disco del carter, anch'esso in alluminio.
Pare che che questo modello fosse offerto anche in una tinta extraserie grigio.
 Nel dettaglio qua sopra si può notare una seconda particolarità: le aste dei parafanghi sono solidali agli stessi, e non si avvitano con i dadini in ottone come capita di solito !
Le foto parlano chiaro, una bicicletta di questo livello non poteva che essere restaurata in modo divino.. le mani di Marco, certo, sanno arrivare a tal scopo... il suo gusto estetico poi esalta il lavoro, già magistrale, ed ecco spuntare un gruppo luce Radius, tirato in Ottone per l'occasione galante !



mercoledì 10 giugno 2009

"E-STATE IN BIANCHI"

Il D-DEI è stato all'insegna dell'astensionismo... pochi ma buoni... il divertimento e l'ebrezza della bacchetta col vinello ci sono stati lo stesso! Ora per chi s'è perso la prima tornata non ha scuse per il prossimo appuntamento in Bra (Cn)... l'ennesimo evento targato Scrambler, un nome una garanzia... Il raduno è fissato per il 28 giugno in mattinata per poi dirigersi verso le distese di campi per il pranzetto al sacco ! Le Bianchi la faranno da padrone, il raduno e dedicato appositamente alle bici milanesi, ma ogni ferro vecchio è graditissimo per parteciparvi !
Fatevi avanti e prenotate la vostra presenza nei "commenti" del post di Scrambler, il link lo trovate qui :
http://romhero.blogspot.com/2009/06/28-giugnoe-state-in-bianchi.html

Accorrete numerosi, mi raccomando... non ci sono scuse !

venerdì 5 giugno 2009

Civile & Veloce

Gli anni 30... l'economia cominciava a riprendersi dopo la grande guerra, nessuna sapeva che pochi anni dopo ne sarebbe scoppiata un'altra, i soldi cominciavano ad essere una visione meno fioca e più tangibile. I piccoli artigiani e bottegai di cicli sperimentavano e inventavano.

Le bici da corsa non erano più mezzi per pochi eletti... qualche milanese nel 1934 comperò questa leggerissima bicicletta da corsa, immagino quel ragazzotto scorrazzare velocemente per le stradine bianche inghiaiate, che solo decenni dopo sarebbero diventate incasinate tangenziali, me lo immagino affaticato e stanco dopo aver macinato chilometri, sulla via di casa spensierato... fa bene ad esserlo, probabilmente qualche anno dopo sarebbe stato arruolato per la patria.

Mi piace pensare che il suo ritorno a casa ci sia stato e che probabilmente toccato dal grande dolore, acciaccato qua e là, sia tornato col suo leggero velocipede dal bottegaio, "Cicli Larosa-Affori", e che gli avesse richiesto di civilizzarla... un uso più traquillo e quotidiano è probabilmente l'ideale per uno che se l'ha vista brutta in giro per l'Europa!

Il mastro milanese esegue l'ordine, dismette la piega manubrio e l'ingomabrante cambio Vittoria, e la trasforma in una fantastica bici civile, una bici super lusso!

Mantiene il bel telaio con i parafanghi da corsa scomponibili, mantiene le pregiate movimentazioni pronta gara, si limita ad applicare il manubrio piega R con leve rovesce in alluminio a riverniciare il telaio di un bellissimo verde oliva a pitturare il parafango di bianco, infine applica il suo marchio di fabbrica, la decal della sua bottega !

Il risultato è un ibrido, nè civile nè corsa, di sicuro un mezzo veloce... di sicuro uno spaccato di storia. Sono molto combattuto all'idea di ripristinarla a bici da corsa 100%... vedremo per ora resta così con tutto il suo bagaglio di vita vissuta.

TUTTE LE FOTO DEL RESTAURO SONO QUI:
http://www.flickr.com/photos/32552544@N06/sets/72157619283216814/detail/

N.B. A causa di problemi tecnici con Flickr altre foto del restauro verranno aggiunte solo in seguito, quindi tenete d'occhio il mio album !

lunedì 1 giugno 2009

Cuore di tenebra

Solo qualche contrasto dato dagli accessori in ottone e le fasce bianche dei copertoni interrompono la tetra livrea per questa Frejus del 1942.
La ruggine regnava sovrana quando l'ho trovata, ma nonostante ciò era scorrevolissima e ben rifinita, ho deciso quindi di restaurarla comunque senza impegnare troppe risorse, ma al solo scopo di riportarla in vita. Dunque, ho scelto di farla tutta nera opaca, e devo dire che nonostante il metodo non sia molto deontologico il risultato mi piace molto e dona alla bici  un aspetto particolare ed elegante, sembra uno Stealth degli anni '40!

Tecnicamente questa Frejus adotta particolari di interessanti: subito salta all'occhio e alla presa della mano il bellissimo sistema frenante semi interno con bellissime leve di comando a cucchiaio, dopo 70 anni la presa sul cerchione ed il rilascio sono ancora molti forti e sicuri.

Nel complesso è una bici piccola, con ruote da 26x1/2 e discretamente leggera, si nota anche un tocco di sportività con il forcellino di tipo sportivo abbianto al codino del carter incerniarato ed apribile a 45°.

Per gli accessori ho optato per una sella Regina in cuoio e da un gruppo luce con dettagli in ottone, dinamo Dansi con paraspruzzi e un bel faro di tipo sport dotato di lente bombata in vetro... in vetro come la gemma marcata "Frejus" montata sul parafango posteriore.

Il fregio anteriore reca uno slogan: "Frejus Torino - Campione del Mondo" tipico della Frejus corsaiole!

TUTTE LE FOTO DELLA BICI QUI