lunedì 31 agosto 2009

God save the Queen

Era il 13 agosto quando l'amico Alessandro, con fare discreto e molto formale mi domanda informazioni relative a questa bici a bacchetta !
Una bici di marca Regina - Milano... viene subito alla mente la più ben nota ditta produttrice di dinamo e fanali... o quella che produceva rinomate ruote libere e catene... ma nulla che riconducesse a macchine complete a due ruote.
Il nome è lo stesso, ma oramai siamo abituati a casi di omonimia nel panorama industriale ciclistico italiano... e Regina è un nome assai comune...
Detto ciò non riuscii ad aiutare più di tanto Alessandro, mi soffermai solo in una riflessione per indicarne l'anno: non avendo dei dati numerici reperiti sul telaio... visivamente molte caratteristiche riconducono alla metà degli anni 50...
Rivolgo la pratica a voi, lettori milanesi, nel caso abbiate notizie riguardo a questo marchio locale.



martedì 25 agosto 2009

Gino e Gina


Parola a Jim che ha terminato il restauro di questa Girardengo anni 30-40 da mezza corsa:

"Questa è una storia lunga, la storia di una bici fortunata, molto fortunata.
In quei tempi vivevo in una mansarda abbandonata che avevo occupato abusivamente.
Pur essendo piccolissima ero riuscito a renderla ingombra di biciclette, come mio solito.
Ne avevo tre in bagno e due in camera, c'erano selle sul frigorifero, bulloni sul top della cucina.
Giulia Luna, la mia fidanzata, era arrivata ad odiarmi, stremata dal pestare viti e rondelle per terra, intossicata dalle esalazioni di svitol e gasolio.
Ma andiamo per ordine.
Mayno mi aveva presentato questo tizio, un tale Andrea, che era dell'astigiano e trafficava in biciclette. Avevo comprato da lui una Tebro da donna, una schifezza marcia che andava bene giusto per venderla a ferro. L'avevo pagata cara e lui, che era rimasto ovviamente contento, tentava continuamente di vendermi qualche scassone. Mi chiamò una volta dicendomi che aveva una Frejus da corsa degli anni 20, che aveva trovato in una cascina. Ebbe addirittura il coraggio di chiedermi se potesse interessarmi. Cazzo gente! Una Frejus da corsa...del 20...so che voi potete capirmi. Io ero a scuola e gli dissi di passare subito di lì, ma proprio subito. E se ne arrivò con uno rottame mezza corsa arrangiato, inguardabile. L'unico vincolo di parentela con una Frejus era un pedale, un po poco. Lo lasciai andare via deluso col suo rottame.

Se ne spuntò poi in un pomeriggio di maggio, un fottutissimo pomeriggio piovoso. Mi chiamò e chiese se poteva passare da me che aveva una bella bici. Una vecchia Girardengo. Io oramai ero vaccinato e mi aspettavo una graziella con su scritto Girardengo con l'uni-posca. Nel cortile io e la mia ragazza ci trovammo davanti a questo soggetto che cacciò fuori dal suo Fiorino questa bici rosa, con un portapacchi osceno. Era sporca arrugginita, ma molto bellina.“E questa?! Dove l'hai pescata?!” Gli chiesi.“Sono andato a comprare un bancale di vino da uno e ce l'aveva buttata lì nel fienile” Che culo!...Pensai. Comprargliela fu faticoso, così come può esserlo ottenere un prezzo vantaggioso al mercato di Marrakech. Dopo un quarto d'ora ci accordammo per 100€ in cambio della bici e due casse di vino rosso. Gliene diedi 50 subito ed aprimmo una boccia nel tugurio occupato in onore del buon vino e delle vecchie biciclette.
Questa Girardengo era già storia. Giulia Luna mi disse che si chiamava Renée ed io le credetti. Restaurala fu un'avventura. Iniziai a smontarla nella mansarda. Quando il telaio fu nudo lo girai e, meraviglia! Dal tubo sella cascò fuori una piccola bustina, grossa come un dito, trasparente da quant'era unta. Subito pensai che fosse un biglietto partigiano, pensai che la bici fosse appartenuta ad una staffetta. Un sogno. L'emozione mi rese le mani tremule. Nella mia piccola testa infognata balzarono subito le innumerevoli storie dei martiri. Le storie di eroi che correvano per le pianure, per le montagne, in sella a stoiche biciclette, rischiando la vita per noi, per tutti noi. Aprii la bustina e dentro c'era un bigliettino scritto con una stilografica, oppure un calamaio: Da Gina a Gino, Tanta Fortuna, recitava. Sul verso c'era vergato un piccolo disegnino osceno di un uomo ed una donna che si accoppiavano all'impiedi. Rimasi un po deluso, ma certo era comunque incredibile! Gino... Gino lo sapeva che Gina aveva nascosto quel biglietto? Chi era poi questo Gino...non lo avrei mai saputo. Mi girai quel bigliettino tra le mani per un buon quarto d'ora prima di riporlo e lo riposi con la consapevolezza che quella bici era speciale, che quella bici era fuori dal comune, bisognava salvarla a tutti i costi. Era il mio secondo restauro e faticai non poco. Mentre restauravo ricevetti complimenti e proposte d'acquisto e di scambio. Mi decidetti per venderla a Fabio, un mio compagno di scuola, a restauro terminato. Ma la sorte ci mise lo zampino, ancora una volta. Renée era in rimontaggio quando, una notte, la Polizia mi portò in un brutto posto a causa del contenuto delle mie tasche, obbligandomi ad abbandonare Renée. La sorte, aiutata da Fabio, intendeva comunque che Renée tornasse per le strade rediviva e trovò un valido alleato in Mayno che, col gran cuore che lo contraddistingue, si prese la briga di finire il lavoro. Quando uscii andai a cercare gli amici e Renée. Trovai i primi ma non la seconda. Mayno mi raccontò cos'era successo e buffamente mi disse che era inutile cercare Andrea perché, anche lui, era “stranamente” sparito dalla circolazione. Incontrai Fabio e nel ridarli la bustina con il biglietto gli feci promettere di rimetterlo nel telaio. Andrea non lo vidi più. Il vino finì. P. De Sade che tanto aveva insistito mi strappò la promessa di raccontare questa storia: la storia della Girardengo mezza corsa Renée, quella di Gino e Gina, di Andrea, di Mayno e di me. La storia di una bici predestinata alla salvezza, talmente tanto da andare oltre le sbarre. "

venerdì 7 agosto 2009

Il Ventennio

Allora.. di storie sui numeri romani incisi sulle biciclette ne ho sentite tante... e francamente non sò quale sia la più veritiera... fatto sta che col tempo e nel maneggiare telai di tutte le epoche ho notato che incisioni simil numeri romani fatte a lima se ne trovano sempre!
Alcuni mi dissero che si trattava di una procedura per distinguere i pezzi sulla linea di assemblaggio... altri ancora mi dicono che i vecchi negozianti usasserò incidere questi numeri per identificare una bicicletta durante la "rimessa a nuovo".
Altri mi dicono che c'entrava il Regime, le Ere fasciste... e per questa versione, debbo dire che alcuni riscontri li ho avuti... sarà puro caso?
Effettivamente i segni che piu di altri sembrano inequivocabilmente numeri romani sono maggiormente riscontrabili su bici degli anni 20/30/40... iniziai, quindi, a prendere nota di ogni numero rilevato abbinandolo all'anno esatto della bici.
Le "ere fasciste", indicavano l'anno a seguito della marcia su Roma, quindi le Ere sono inquadrabili a partire dal 1922 fino al 1943... erano divenute d'obbligo a partire dal 1926, da apporre a fianco la classica data del calendario su ogni documento. Dunque il numero I corrisponderebbe, quindi, alla prima era fascista e quindi al 1922.
In effetti, con il mio bel registrino tutto tornava... molti segni ritrovati sul telaio decodificati con le ere fasciste collimavano spesso con l'anno esatto o presunto della bici. 
Ora tutto si spiegava... e  la congettura reggeva pure: un regime attento e pignolo su certe pratiche poteva tranquillamente rendere obbligo l'apporre l'era fascista anche sul telaio di una bicicletta, così come veniva marcato l'anno solare di fabbricazione doveva esserci anche l'era fascista. 
Però i primi dubbi arrivarono di fronte al fatto che il numero romano (o qualunque simbolo sia) non è riscontrabile su tutte le bici, ma solo in alcuni casi... e se la procedura era così ufficiale perchè marcarlo con un grossolano colpo di lima, sarebbe stato piu opportuno praticare l'incisione con un punzone ad hoc!
Inoltre come avevo in precedenza accennato, segni che verosimilmente possono ricondurre a pseudo numeri romani si trovano con discreta facilità anche su bici del dopoguerra.
Non sapremo mai se questa simbologia c'entri con una fantomatica pratica dittatoriale, forse, come spesso accade la soluzione è più facile di quel che sembri... e allora è decisamente più attendibile la versione per cui si trattino di simboli adoperati in fase di lavorazione presso gli stabilimenti.
Ovviamente chiunque possa portare il proprio contributo a questa ricerca è graditissimo!

sabato 1 agosto 2009

La Salsedine


Di ritorno da pochi minuti dalle vacanze al mare, non ho resistito e vi rendo subito partecipi dell'esperienza avuta!  
Era sera e valige alla mano la addocchiai subito, in fondo allo stretto vicolo che portava all'appartamento, mente cercavo di infilare la chiave nella toppa già cominciavo a squadrarla e a notare ciò che rimaneva dei cerchi in legno, ma pareva una bici economica di fabbricazione locale e la notte riuscii a dormire senza problemi.
Il giorno dopo, grazie alle prime luci mattutine mi sono avvicinato e fra il forte odor di salsedine ecco che mi rendo conto di ciò che da anni stava lì a marcire... una Gerbi anni 50! 
Per una settimana me la sono studiata sfidando l'odore di salsedine e pipì di gatto, ogni volta che uscivo e che rientravo a casa ci lanciavo un occhiata... solo brevi occhiatine perche la consorte, è cara e buona, ma il mio assilar persistente di vecchie bici la disturba non poco durante le sue meritate ferie (io non ero in vacanza, il lavoro me lo son portato apresso!)
Ogni volta a mente fredda escogitavo un modo, più o meno lecito, per caricarmela in macchina e portarmela via, avevo perfin trovato che mi forniva gli attrezzi per lo smontaggio delle ruote e di parafanghi, ma alla fine le valige hanno avuto la meglio, anche per la gioia della mia ragazza, che non era certo euforica all'idea di viaggiare sulla 500 con una bici "marcia" tra i bagagli.
L'ho guardata un ultima volta prima di partire... come ultimo tentativo ho lasciato un biglietto con il mio numero nell'eventualità che il proprietario  o chi per esso mi contatti per sbarazzarsi della bici, e me ne sono andato... un pò più triste del solito.

Ah... volete sapere in che località ero in ferie?! non sono mica scemo... sono furbo come il Diavolo Rosso io !