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mercoledì 6 luglio 2011

Bianchi mod R anni 10/20

L'amico Andrea, ci mostra la sua recente scoperta, una magnifica Bianchi mod.R databile probabilmente fra il 1915 ed il 1920.

Questo modello è stato fondamentale per l'evoluzione ciclistica italiana, fu così tanto influente sull'industria velocipedistica che da allora (fino ai giorni nostri) per uso comune tutte le bici a bacchetta vengono volgarmente chiamate bici R !

La novità principale era sostanzialmente il manubrio, per la prima volta con le leve interne alla struttura... si abbandonavano definitivamente le leve rovesce o il più moderno manubrio a leve esterne (detto roller). Per i tempi era una novità eccezzionale... la pulizia estetica ed la grande eleganza da far invidia alle inglesi... accessoriata di tutto punto con carter copricatena e parafanghi avvolgenti, rappresentava la bicicletta moderna (ed è la verità, dal mod. R in avanti la bicicletta italiana cambiò ben poco).

Questo esemplare si presenta in ottime condizioni di conservazione, ma è molto probabile che ci sia stata una rimessa a nuovo eseguita negli anni 60. A dimostrazione di ciò ci sono le decalcomanie di una Bianchi Extra Lusso e delle elaborate filettature.

La bici è praticamente tutta originale, perfino il fragile carter in due pezzi è giunto fino a noi... solo le ruote sono state sostituite, ora monta della normali 28 x 5/8, mentre in origine il cerchio doveva essere ben più grande 28 x 3/8 o 28 x 1/2 (non ricordo).

lunedì 14 marzo 2011

al contrario...

Un caro amico ci invia questa sua bicicletta a bacchetta con un'interessante manubrio roller dotato di leve al contrario, poste dietro al manubrio e non nella classica posizione frontale, una caratteristica questa, nota nella produzione Legnano a cavallo fra gli anni 1o ed i '20. Purtroppo in questo caso la bici non riporta nessuna traccia di marchi nè incisioni, si tratta senza dubbio di una assemblata locale per cui non possiamo risalire a nient'altro.

venerdì 17 settembre 2010

Maino mod Extra D anni 20

Eccoci al secondo round. ripartiamo da quanto ci aveva già preannunciato l'amico Marco di Modena in qualche post fà...
Prima era toccato ad una splendida Maino mod. G da corsa ora è la volta di una mod. Extra D sempre degli anni 20.
Una bicicletta già di per sè molto rara e ambita, ma in questo caso impreziosita da un manubrio che è un gioiello di stravaganza...
Un manubrio dalla presa classica delle bici a bacchetta, ma caratterizzato da una vocazione sportiva, dalla pipa i due bracci del manubrio si biforcano quasi a renderli due elementi separati.
In particolare ebbi la fortuna di vedere già in passato questo manubrio su una Legnano sempre degli anni 20, in quel caso però le leve freno non erano più rovesciate, ma seppur mantenendo il comando a filo erano saldate nella classica posizione di fronte alle manopole.
Cosa significa ? questo manubrio venne prodotto da ditte di ricambi e montato come optional da vari marchi, oppure fù invenzione di Maino e scopiazzato in seguito da altri ?
Ricordo che già nella metà degli anni 10 la Gerbi offriva manubri dalla forma bizzarra, per non parlare poi della innovativa posizione delle leve freno su un determinato manubrio roller di casa Legnano sul finire degli anni 20, le cui aste delle leve erano collocate verso il ciclista e non davanti al manubrio come era solito vedersi su un roller classico... infine vi erano i fantasmagorici manubri regolabili, i cui bracci erano collegati ad una cremagliera a ridosso della pipa e agendo su di un un "blocco" si poteva regolare l'inclinazione del manubrio dalla posizione da corsa a quella da passeggio, passando per la postura sportiva !
Pare dunque che la ricerca forsennata della forma perfetta del manubrio sia stata una pratica molto diffusa nel primo decennio del '900.
Mi permetto di dire che il modello su questa Maino suscita un fascino decisamente superiore.
Per il resto la bici sfoggia la classica sobrietà tipica delle Maino, slanciata e protesa in avanti ricorda sempre che sono bici nate sotto la stella dello sport. Nel tempo ha subito un modifica marginale, adottando un freno Bowden a fascetta sull'avantreno, abbandonando in parte l'oginario impianto freno classico.

lunedì 10 maggio 2010

Medusa anni 20

Il fortunato Lorenzo, ben conscio di stringere fra le mani una rarissima Medusa (ovvero il brand Bianchi destinato al mercato estero) è già preoccupato del fatto che dovrà affrontare un restauro impegnativo.
Io, invece, credo che lo stato generale di questa Medusa primi anni 20 sia più che buono... Tutto mi pare originale, solo gli accessori di "consumo" sono stati sostituiti: sella, manopole e pedali.
Il problema maggiore sarà reperire i parafanghi a schiena d'asino, è probabile che questa bici fosse predisposta per montare un carter chiuso in due pezzi, ma francamente nascondere quella magnifica guarnitura dentro ad un carter è un colpo al cuore.

La freneria, tipica del periodo, è con guide applicate a fascetta ed il manubrio del tipo "roller", molto compatto. L'elevata inclinazione tubo verticale e della forcella conferma l'ipotesi della sua datazione primi 900.




giovedì 7 gennaio 2010

Corsaro nero

Enigmatico il simbolo che capeggia sulle pedivelle di questa ignota bici anni 10: una pistola da pirata!
L'amico Guido, ci ha fornito queste foto proprio per cercare di individuare qualche traccia a voi nota di questo marchio che stenta a farsi riconoscere sul logoro acciaio.
Monta freneria "Phillips - Birmingham" a fascetta e corona a passo humber, il telaio ha le geometrie tipiche delle inglesi primi 900 e i bulloni di serraggio delle colotte sul movimento centrale avvallano senza ombra di dubbio l'epoca remota di questa bicicletta.
Nel complesso la conservazione è eccellente! i magnifici parafanghi a schiena d'asino, di cui quello anteriore tronco, sono perfetti, senza nessuna ammaccatura... il manubrio roller con manopole in cartone pressato mostra ancora tutto il suo bel velo di nikel.





mercoledì 4 novembre 2009

DURKOPP Anni 10

Eccoci qua dopo quasi sei lunghi mesi... ricordo ancora quel giorno di metà Aprile quando Claudio mi aprì il bagagliaio e barattammo questa bici scovata dalle sue parti con un vino delle mie.
E mi ricordo ancora quando giunto in bottega di fronte alle pessime condizioni della bicicletta (vedi qui) mi misi le mani nei capelli da quanto lavoro mi si sarebbe presentato di lì a poco! 
Di lavoro alla fine ce ne fu molto, c'era troppa ruggine per tentare un restauro totale e troppo poco si era salvato per poter pensare solo minimamente di iniziare un conservativo. L'occasione era ghiotta per tentare un metodo nuovo di restauro: poco invasivo, ma esteticamente molto efficace, dal chiaro impatto vintage!
Tutto funziona a meraviglia, i freni "Phillips-Birmingham" pinzano che è un piacere, il movimento centrale, mosso dalla guarnitura marchiata "Durkopp", scorre perfettamente... 
Torniamo alla bici: l'impostazione del telaio è molto alta, il carro posteriore si presenta possente e la forcella ha la tipica testa stretta e gli steli piatti e dritti delle bici primo '900.
Non so bene la datazione di questa bicicletta, nulla ho pututo rilevare inciso sulle componenti, di sicuro l'impostazione generale ha il sentore della bici anni 10, forse dal 1915 in avanti, forse addirittura primi anni 20.
Quando la ritrovai montava dei posticci parafanghi anni 30 e un carter anni 20 di quelli aftermarket, il tutto è stato rimosso, cercando di esaltare quello stile che spesso si trovava sulle bici anni 10, ossia la bicicletta leggera da turismo, priva di ogni, seppur rudimentale, accessorio di confort.
Ho aggiunto solo litri di grasso, due belle manopole in legno, pedali a sega, cerchi nuovi con nuove coperture bianche e un fanale a carburo.
Dopo 100 anni, e tanta ruggine, questa Durkopp torna trottare meglio di sue tante colleghe più giovani e raffinate.

Tutte le foto CLICCA QUI

mercoledì 6 maggio 2009

GUTEN MORGEN DURKOPP !

Ed ecco che l'arcano è svelat! Chi fa da sè fa per tre come si dice di solito... già qualche lettore aveva avanzato l'idea che fosse una Durkopp, così sono andato in profondità sotto lo strato di ruggine che già avevo rimosso senza scoperta alcuna... invece insistendo sono spuntate 4 letterine e mezza sulla pedivella, KOPP... Durkopp!
Già che c'ero ho insistito sulle zone critiche, ed ecco che sul tubo vericale appare una serie di numeri disposti in modo alquanto confuso e poco ordinato, infatti è presente un grosso numero di serie 153608 e poco più sopra un pò più in piccolo un'altra serie: 177.
Il mistero non termina mai in questo mondo fantastico, ora un caro amico mi ha commissionato la ricerca di una stampigliatura "SDW", acronimo di "Styria Durkopp Werke", verosimilmente dovrei trovarla sulla corona o sul perno del movimento centrale, nel caso vi fosse starebbe ad indicare che venne prodotta dalla divisione austriaca della Durkopp, localizzata a Graz, in caso contrario sarebbe uscita dalla casa madre teutonica oppure dalla filiale italiana, licenziataria del marchio.
Bene, bene, per ora Buon Giorno Durkopp ben tornata a vivere ! in futuro sveleremo altri tuoi misteri

giovedì 16 aprile 2009

Anonima anni 10

Fresca fresca (grazie anche alla pioggia di oggi!) è giunta nella mia bottega una nuova signora... dalle zone della Val Tellina me l'ha portata il mio grande amico appassionato Claudio.
Dopo i saluti e quattro chiacchere sorseggiando una bottiglia di buon Gavi ho salutato il caro Claudio e me la son portata a casa.
Già da diverse settimane avevo analizzato la bici tramite alcune fotografie, sapevo già che lo stato di conservazione era pessimo, la ruggine la fà da padrone in questo caso, però ero rassicurato dal fatto che era perlomeno completa. Inoltre oggi ho potuto felicemente constatare che è pure abbastanza scorrevole e tutto sommato funziona discretamente, dai freni alla ruota libera.
Molti dettagli mi fanno supporre una datazione tra la fine degli anni 10 e i primi 20: pedali a sega, grossa ruota libera, manubrio roller, freni a fascetta, ruote da 28x3/8, grosso forcellone posteriore e movimento centrale a chiavelle. Però ad una prima analisi sommaria non vi è nessuna traccia di marchi a me familiari: il portafanale anonimo e la corona di strana foggia non mi aiutano di certo.
Nelle prossime settimane spero di andare a fondo a questa storia verificando componente per componente cercando dettagli sotto la ruggine, intanto se qualcuno di voi, amici, mi sa aiutare e riconosce qualcosa mi faccia sapere !

(Aggiunta: la bici si è rivelata una Durkopp)