Una delle classiche domande che nascono spontanee al momento del ritrovamento di una bici d'epoca è la scelta del restauro da farsi: Conservativo o Integrale ?
Con questo articolo si inaugura una nuova sezione del blog dedicata ad una serie di guide per aiutare il neofita ad apprendere le basi di questa passione. Gli articoli di questa sezione, d'ora in poi, li troverete nella pagina
GUIDE nell'elenco che trovate in cima alla pagina del blog.
Per restauro Conservativo si intende quel tipo di restauro che tende a recuperare il più possibile l'originalità e la conservazione, più o meno buona, di una bicicletta.
Mentre nel restauro Integrale o Totale si procede a riverniciare e ricromare integralmente tutte le parti della bici in maniera il più possibile coeva ed originale.
La scelta del tipo di restauro fondamentalmente è basata su gusti soggettivi, personalmente sono un sostenitore del restauro conservativo, ma in certe situazioni il restauro totale può essere l'unica soluzione per rendere prensentabile e collezionabile una bicicletta. Generalmente i neofiti, per inesperienza, commettono l'errore di desiderare la propria bici totalmente restaurata, affascinati dal luccicare di cromature e da vernici dai colori vivaci, altrettanto spesso molti di questi si ricredono col tempo, scoprendo il fascino di una bella bici conservata, questa Guida cerca di mettere in chiaro certi punti per evitare scelte azzardate dettate dall'impeto dei primi restauri, ma fungerà anche da linea guida sulle tecniche di base per restaurare la propria bici..
VANTAGGI E SVANTAGGI IN BREVE:
Il restauro conservativo è senza dubbio il più economico ed appagante in quanto la bici viene ripristinata manualmente e con una cura meticolosa dal proprietario che la vede rifiorire lentamente dalle proprie mani e grazie al proprio lavoro. Restaurando in maniera conservativa si ottiene una bici affascinante e dal forte sapore vintage, con tutti i difetti e le imperfezioni dovute a decenni di storia e di utilizzo. Inoltre il costante lavoro necessario a ripristinare le bici consente a chi effettua i restauri di accrescere la propria conoscenza tecnica ed affinare la manualità nel restauro. Inoltre a livello collezionistico (ma indirettamente anche sotto al profilo economico) una bici ben conservata è assolutamente più valorizzata rispetto ad una restaurata totalmente.
Il restauro totale prevede, invece, una soluzione drastica di ripristino dell'originalità della bici. In pratica si procede a ricromare tutte le parti bianche (per parti bianche si intendono tutte le parti della bici che di norma non sono verniciate, ma cromate/nichelate/cadmiate) e a riverniciare telaio, carter e parafanghi; il restauro si completa con l'applicazione di nuove decalcomanie e di nuove filettature cercando di eseguire un lavoro il più fedele possibile alle caratterstiche originarie della bici. E' il metodo di restauro più costoso, in quanto bisogna affidare gran parte del restauro a tecnici del settore (sabbiatori, cromatori e verniciatori) che svolgeranno gran parte del lavoro lasciando al proprietario la sola incombenza di smontare e rimontare la bici. Il risultato, se eseguito a regola d'arte, è sicuramente di grande effetto e la bici tornerà praticamente come nuova di fabbrica, più resistente all'usura e agli agenti atmosferici, ma si rischia di perdere il fascino della bici vissuta anche perchè molte finiture di un tempo, oggi sono difficilmente riproducibili.
Qui sotto possiamo vedere due esempi di biciclette restaurate nei due metodi, la prima è una Bianchi Impero del 1939 restaurata in maniera conservativa, salvaguardando la patina originale mantendendo i difetti e le imperfezioni dovute all'uso. Mentre più sotto il restauro integrale di una Bianchi Lido del 1942, seppur il restauro sia stato eseguito a regola d'arte, il fascino che emana un bel conservato come quello proposto nella Bianchi Impero è, a mio avviso, impareggiabile.
 |
Bianchi Impero 1939 RESTAURO CONSERVATIVO |
Bianchi Lido 1942 - RESTAURO TOTALE |
IL RESTAURO CONSERVATIVO:
Per eseguire qualunque restauro il primo passo avviene con lo smontaggio completo della propria bici (avendo cura di averla precedentemente studiata e fotografata nei vari punti per rimontarla come in origine). Successivamente sarà necessario pulire a fondo tutte le parti della bici, ci sono varie tecniche: c'è chi usa uno sgrassatore tipo Chanteclair, altri acqua e sapone per piatti, altri ancora benzina o altri solventi come WD40 o Svitol (il gasolio, a differenza della benzina, unge la bicicletta è, quindi, consigliabile utilizzare gasolio sono se il restauro vero e proprio viene eseguito molto tempo dopo).
Quando tutte le parti della bici saranno pulite bisogna procedere ad una pulizia più accurata per ripristinare il più possibile l'aspetto originale delle finiture. Le parti cromate vanno lucidate per rimuovere il velo di ruggine -più o meno aggressivo- che spesso le riveste. Nei casi più lievi, basta lucidare le parti con spazzole metalliche e pagliette inox aiutandosi con benzina o WD40, mentre nei casi più critici, dove la ruggine ha aggredito maggiormente la superfice, sarà necessario utilizzare carta vetro di varie grane, lime da ferro e attrezzarsi con spazzole metalliche montate su strumenti come trapano, mola da banco, smerigliatrice e Dremel, sempre aiutandosi con un solvente (benzina) per favorire l'eliminazione dell'ossido. Per finire il lavoro ed omogeneizzare la superfice da righe ed opacità può essere utile lucidare la superfice con paste abrasive per cromature, io uso la pasta Cromar.
Le parti verniciate vanno trattate con maggior accortezza in quanto la vernice risulta più delicata di una cromatura e lavorando con mano pesante si rischia di rimuovere troppa vernice o rovinare la superfice.
L'obbiettivo è rimuovere dalla vernice quella patina -più o meno invadente- che col tempo ha intaccato lo strato superficiale della verniciatura modificandone il tono di colore (causato da sporco e grasso sedimentato o da leggere formazioni di ossido superficiale), in pratica bisogna lavorare in modo da portare fuori il colore originale rimuovendo gli strati superficiali compormessi.
Anche in questo caso ci sono varie tecniche, il metodo maggiormente utilizzato è l'uso di paglietta metallica fine di tipo 0000 (utilizzata anche dai restauratori di mobili), molti altri utilizzano supporti mediamente abrasivi come le spugne Scoth-Brite, sempre coadiuvati da un solvente o da benzina si procede delicatamente a strofinare la superfice verniciata, andando a rimuovere lo strato superficiale, insistendo dove la vernice fosse saltata via lasciando spazio al ferro nudo ossidato; in pratica è lo stesso procedimento che utilizzano i carrozzieri per lucidare la carrozzeria delle nostre auto.
Attenzione, la lana metallica 0000 è molto fine e volatile e le microscopiche pagliuzze possono infilarsi nelle filettature o nelle tubazioni, col tempo arruginendo possono tasferire l'ossidazione anche alle parti della bici con cui sono a contatto, per cui fate attenzione a non lavorare troppo con la lana metallica in prossimità delle parti aperte del telaio, in caso di necessità lavare bene le parti con benzina cercando di rimuovere il più possibile le pagliuzze metalliche intrappolate.
Lana metallica o simili ovviamente sono strumenti abrasivi che a fine lavoro possono opacizzare leggermente la superfice trattata, per cui può essere utile finire il lavoro con una pasta abrasiva tipo Polish per lucidare la vernice appena trattata, io ho avuto ottimi riscontri anche utilizzando la pasta per cromature Cromar.
Attenzione, le tracce di decalcomanie e le filettature sono molto delicate e insistendo troppo con strumenti abrasivi si rischia di cancellarle definitivamente, suggerisco di fare passaggi molto delicati, quanto basta da eliminare un pò di patina dalla decal, ma non insistendo troppo, magari cercando di evitare le decalcomanie mentre si pulisce il resto della vernice.
Nei casi in cui la vernice fosse saltata in molti punti lasciando a vista grandi spazi di ferro nudo ossidato, può essere molto utile stendere con un panno morbido un prodotto di nome Owatrol, un convertitore di ruggine professionale poco aggressivo che blocca la ruggine senza intaccare la vernice e senza lasciare un aspetto troppo grezzo nelle parti ossidate. L'Owatrol inoltre forma una pellicola protettiva su tutta la superfice proteggendola nel tempo.
In alternativa all'Owatrol, ma solo come protettivo (quindi non blocca la ruggine), può essere utile stendere della cera neutra per mobili tipo Cera Novecento, la cera è naturale e protegge la vernice dando un effetto leggermente opaco, l'unico svantaggio stà nella manutenzione costante, infatti la cera andrebbe data più volte all'anno in base alla frequenza di uso della bici.
Ultima alternativa come protezione finale è dare una mano di vernice spray trasparente o del flatting su tutta la superfice (anche sulle cromature se sono particolarmente ossidate), ma è un procedimento che consiglio solo in caso di bici di scarso valore collezionistico, in quanto è il procedimento più invasivo e soprattutto irreversibile, inoltre lo spray trasparente dona un effetto molto lucido che può stonare in un restauro conservativo dove dovrebbe predominare un effetto opaco e vissuto.
IL RESTAURO TOTALE:
Ci sono pochi consigli da dare a chi deve eseguire un restauro totale, in quanto gran parte del lavoro lo eseguiranno tecnici del settore. Mi limito a dare dei consigli solo per la fase preparatoria alla cromatura e alla verniciatura. Per eliminare la vernice o la ruggine è preferibile un procedimento manuale tramite carta vetro o sverniciatori chimici, la sabbiatura è un procedimento sicuramente più veloce, ma anche molto rischioso in quanto può letteralmente mangiare il leggero lamierino con cui venivano prodotti carter e parafanghi, meglio sottoporre a sabbiatura solo le parti più resistenti come il telaio, evitando di sabbiare i telai delle bici da corsa i cui tubi di fabbricazione leggera possono rimanere danneggiati da una sabbiatura troppo aggressiva.
Le parti bianche da sottoporre a cromatura/nichelatura vanno preparate con pazienza e meticolosità eliminando con carta vetro e lime da ferro i segni di usura e la tipica buccia d'arancia dalle superfici per evitare che una volta cromate anche la superfice cromata si presenti butterata o rovinata. Inoltre bisogna fare attenzione alle marche e ai numeri incisi sulle parti bianche, una cromatura troppo spessa rischia di nasconderle per sempre, bisogna considerare che molti cromatori lavorano per l'industria e non badano molto ai dettagli, per cui è buona norma far presente la cosa e richiedere un lavoro accurato. Meglio ancora sarebbe affidarsi a cromatori che sono specializzati in cromature per restauri che sono già al corrente di certe malizie e trucchetti per eseguire lavori a regola d'arte.
Stessa accortezza và considerata in fase di verniciatura, bisogna preferire verniciatori specializzati che già eseguono con certa regolarità verniciature per restauri di auto e moto d'epoca, infatti i normali carrozzieri applicano verniciature molto spesse, adatte per le carrozzerie della auto di tutti i giorni che devono resistere all'uso intensivo, ma che mal si addice ad una verniciatura di un oggetto d'epoca. E' importante esigere una particolare attenzione sulla verniciatura, in quanto una vernice troppo spessa può attenuare gli scalini tra le congiunzioni o cancelllare i numeri di serie della bicicletta, sono piccoli dettagli, ma fanno la differenza.
Nelle bici di limitato valore collezionistico è anche possibile eseguire la verniciatura in proprio, applicandola a spruzzo con il compressore o anche a pennello, purchè si utilizzi una vernice di alta qualità, diluita al punto giusto e utilizzando un pennello adatto e che non lasci righe antiestetiche.
L'applicazione delle decalcomanie o delle repliche adesive và fatta prima del pasaggio finale di trasparente o flattig, mentre le filettature (da far eseguire da professionisti del pin stripping) possono essere eseguite anche a verniciatura ultimata.
COME SCEGLIERE IL TIPO DI RESTAURO:
Come premesso all'inzio la scelta è soprattutto soggettiva, preferire una bici conservata ad una restaurata è un gusto personale, ma di norma il buon collezionista dovrebbe sempre preferire il conservativo, tentare di salvare il salvabile è un operazione che andrebbe fatta sempre, una volta conclusa la pulizia sommaria si verifica se lo stato di conservazione è accettabile oppure sia necessario un restauro totale.
Non bisogna mai scoraggiarsi quando ci si imbatte in una bici all'apparenza irrecuperabile, spesso una volta ripulita a fondo emerge gran parte della vernice originale e perfino le decalcomanie.
Qua sotto viene mostrato un esempio, una Maino del 1942. Nella prima foto la vediamo appena portata a casa dal solaio dove riposava dal tempo di guerra, all'apparenza sembrava ricoperta di ruggine, ma una volta eseguito il restauro conservativo si può notare come la vernice e le finiture siano invece molto ben conservate!
 |
Maino 1942 - PRIMA DEL RESTAURO CONSERVATIVO |
 |
Maino 1942 - DOPO IL RESTAURO CONSERVATIVO
|
Il restauro conservativo può essere portato all'estremo, nelle prossime foto esaminiamo un caso limite, una Durkopp del 1918 che al momento del ritrovamento era un blocco di ruggine, di norma le bici ridotte in questa maniera sono ottime candidate ad essere restaurate in maniera totale, ma volendo è possibile eseguire un restauro conservativo profondo ottendendo comunque ottimi risultati.
I motivi che possono portarci ad optare ad un conservativo anche in casi estremi possono essere molteplici, ma il motivo principale può essere di tipo economico, infatti come abbiamo visto il restauro totale può essere decisamente costoso e nei casi in cui la bicicletta non abbia un valore collezionistico così elevato da giustificare i costi di restauro, oppure quando non conosciamo l'indentita o l'aspetto originale della bici, ecco che un buon conservativo può esserci utile per ridare vita ad una bicicletta che nonostante lo scarso valore può comunque affascinarci e ragalarci soddisfazioni.
Ovviamente in questi casi dove la ruggine ricopre la quasi totalità della bicicletta, butterandone la superfice, sarà necessario intervenire in maniera più profonda per evitare la ricomparsa della ruggine, per cui sarà necessario molto olio di gomito per rimuovere tutta la ruggine presente sulla superfice, rifinendo il lavoro con Owatrol, cere o protettivi vari. Nella foto successiva vediamo la Durkopp in seguito al restauro conservativo che ha visto portare a ferro nudo il metallo, rifinendo il lavoro con cera Novecento, l'effetto risulta molto affascinante ed è un procedimento che spesso si adotta nel restauro di antichissimi velocipedi, bicicli e bicicletti (in questi casi si può ricorrere all'uso di Metalcrom nero per stufe o anche a verniciatura nera opaca)
 |
Durkopp 1918 - PRIMA DEL RESTAURO CONSERVATIVO
Durkopp 1918 - DOPO IL RESTAURO CONSERVATIVO
|
Nella foto qua sotto vediamo una Bianchi Frine del 1933 nelle condizioni in cui è stata portata a casa, nonostante l'età si presenta in eccellenti condizioni, i segni del tempo sono inevitabili quando parliano di bici che hanno più di 50 anni, ma anche queste piccole imperfezioni creano quel fascino retrò e vissuto che solo un oggetto conservato può regalare, per cui quando reperite bici in queste condizioni, che esse siano pregiate o no, il mio consiglio è conservarle sempre !
Quando si esegue un restauro totale bisognerebbe ripristinare la bici come si presentava un tempo, ma possono sopraggiungere variabili che possono rendere impossibile questo obbiettivo, per questo un restauro conservativo offre un ulteriore, notevole, vantaggio legato alla conservazione di quelle finiture, che ad oggi per vari motivi, sono materialmente irreplicabili.
Ad esempio la nichelatura di un tempo si presenta con tonalità tendenti al grigio quasi opaco, tonalità che oggi con le attuali tecniche ed i prodotti ecologici utilizzati per legge non sono più raggiungibili.
Stesso discorso per molte decalcomanie, nei mercatini si trovano ancora molte decal originali o riproduzioni fedelissime, ma solamente legate alle marche più blasonate o ai modelli più comunemente restaurati, quando ci capita fra le mani una bici di produzione artigianale o che riporta decalcomanie inedite o commemorative è assai difficile reperirne di uguali da applicare in un restauro totale, per cui operando un conservativo si preservano anche queste piccole testimonianze che altrimenti andrebbero perdute e che soprattutto collezionisticamente parlando possono fare la differenza tra un eemplare e l'altro.
Nell'ultima foto abbiamo l'esempio di una Bianchi Olmo del 1935, nel dettaglio si vede la decalcomania commemorativa di questo particolare modello che celebrava le gesta sportive di Gépin Olmo, un restauro totale eseguito su questo esemplare avrebbe cancellato ogni traccia di questa decal in quanto non è una decal che attualmente è reperibile nei mercatini di settore.
Ma anche con in modelli più comuni ci si può imbattere in situazioni complesse che possono far propendere per un conservativo, ne sono un caso le Legnano da corsa, il loro tipico colore verde ramaro, non è un semplice colore, ma bensì si ottiene tramite una speciale tecnica che prevede una base di argento con finitura finale di trasparente macchiato di verde e giallo nelle giuste proporzioni, è una tecnica molto difficile da replicare anche affidandosi ad esperti restauratori e verniciatori si rischia di avvicinarsi solamente alla tinta originale senza però renderla uguale, anche questo è uno dei casi in cui è consigliabile salvare il salvabile piuttosto che eseguire una goffa verniciatura.
Questi sono solo alcuni delle centinaia di esempi che possono giustificare un restauro conservativo che deve sempre tendere a salvaguardare ciò che è sopravvissuto fino ad oggi e può fornire una testimonianza storica.
Ultimo consiglio: munitevi di grande pazienza e dedizione, la bicicletta non è un oggetto complicato da maneggiare e riparare, basta una attrezzatura basilare, occhio clinico e una buona manualità, condizioni che si affinano col tempo facendo molta esperienza, per cui è sempre opportuno sperimentare e prenderci la mano iniziando con biciclette di scarso valore per poi salire con modelli più blasonati.
Le indicazioni che ho riportato in questa guida non provengono dalla Bibbia del Restauro, ma sono tecniche sperimentate nel corso di anni di restauro amatoriale, ognuno con la propria manualità, il proprio stile ed ingegno svilupperà il proprio modus operandi . Buon divertimento !
 |
Bianchi Frine 1933 - DA CONSERVARE ASSOLUTAMENTE |
 |
Bianchi Olmo 1935 - PARTICOLARE DECALCOMANIA |
|
Le bici di questa guida: Bianchi Impero 1939 di George Spina restauro Marco Borri, Bianchi Frine 1933 di Pietro Lucchelli,
Bianchi Lido 1942 e Maino 1942 di Stefano Lombardi, Bianchi Olmo 1935 restauro di Lele Bocchi, Durkopp 1918 di Claudio Todeschini restauro Paolo Sterpi. |