martedì 25 agosto 2009

Gino e Gina


Parola a Jim che ha terminato il restauro di questa Girardengo anni 30-40 da mezza corsa:

"Questa è una storia lunga, la storia di una bici fortunata, molto fortunata.
In quei tempi vivevo in una mansarda abbandonata che avevo occupato abusivamente.
Pur essendo piccolissima ero riuscito a renderla ingombra di biciclette, come mio solito.
Ne avevo tre in bagno e due in camera, c'erano selle sul frigorifero, bulloni sul top della cucina.
Giulia Luna, la mia fidanzata, era arrivata ad odiarmi, stremata dal pestare viti e rondelle per terra, intossicata dalle esalazioni di svitol e gasolio.
Ma andiamo per ordine.
Mayno mi aveva presentato questo tizio, un tale Andrea, che era dell'astigiano e trafficava in biciclette. Avevo comprato da lui una Tebro da donna, una schifezza marcia che andava bene giusto per venderla a ferro. L'avevo pagata cara e lui, che era rimasto ovviamente contento, tentava continuamente di vendermi qualche scassone. Mi chiamò una volta dicendomi che aveva una Frejus da corsa degli anni 20, che aveva trovato in una cascina. Ebbe addirittura il coraggio di chiedermi se potesse interessarmi. Cazzo gente! Una Frejus da corsa...del 20...so che voi potete capirmi. Io ero a scuola e gli dissi di passare subito di lì, ma proprio subito. E se ne arrivò con uno rottame mezza corsa arrangiato, inguardabile. L'unico vincolo di parentela con una Frejus era un pedale, un po poco. Lo lasciai andare via deluso col suo rottame.

Se ne spuntò poi in un pomeriggio di maggio, un fottutissimo pomeriggio piovoso. Mi chiamò e chiese se poteva passare da me che aveva una bella bici. Una vecchia Girardengo. Io oramai ero vaccinato e mi aspettavo una graziella con su scritto Girardengo con l'uni-posca. Nel cortile io e la mia ragazza ci trovammo davanti a questo soggetto che cacciò fuori dal suo Fiorino questa bici rosa, con un portapacchi osceno. Era sporca arrugginita, ma molto bellina.“E questa?! Dove l'hai pescata?!” Gli chiesi.“Sono andato a comprare un bancale di vino da uno e ce l'aveva buttata lì nel fienile” Che culo!...Pensai. Comprargliela fu faticoso, così come può esserlo ottenere un prezzo vantaggioso al mercato di Marrakech. Dopo un quarto d'ora ci accordammo per 100€ in cambio della bici e due casse di vino rosso. Gliene diedi 50 subito ed aprimmo una boccia nel tugurio occupato in onore del buon vino e delle vecchie biciclette.
Questa Girardengo era già storia. Giulia Luna mi disse che si chiamava Renée ed io le credetti. Restaurala fu un'avventura. Iniziai a smontarla nella mansarda. Quando il telaio fu nudo lo girai e, meraviglia! Dal tubo sella cascò fuori una piccola bustina, grossa come un dito, trasparente da quant'era unta. Subito pensai che fosse un biglietto partigiano, pensai che la bici fosse appartenuta ad una staffetta. Un sogno. L'emozione mi rese le mani tremule. Nella mia piccola testa infognata balzarono subito le innumerevoli storie dei martiri. Le storie di eroi che correvano per le pianure, per le montagne, in sella a stoiche biciclette, rischiando la vita per noi, per tutti noi. Aprii la bustina e dentro c'era un bigliettino scritto con una stilografica, oppure un calamaio: Da Gina a Gino, Tanta Fortuna, recitava. Sul verso c'era vergato un piccolo disegnino osceno di un uomo ed una donna che si accoppiavano all'impiedi. Rimasi un po deluso, ma certo era comunque incredibile! Gino... Gino lo sapeva che Gina aveva nascosto quel biglietto? Chi era poi questo Gino...non lo avrei mai saputo. Mi girai quel bigliettino tra le mani per un buon quarto d'ora prima di riporlo e lo riposi con la consapevolezza che quella bici era speciale, che quella bici era fuori dal comune, bisognava salvarla a tutti i costi. Era il mio secondo restauro e faticai non poco. Mentre restauravo ricevetti complimenti e proposte d'acquisto e di scambio. Mi decidetti per venderla a Fabio, un mio compagno di scuola, a restauro terminato. Ma la sorte ci mise lo zampino, ancora una volta. Renée era in rimontaggio quando, una notte, la Polizia mi portò in un brutto posto a causa del contenuto delle mie tasche, obbligandomi ad abbandonare Renée. La sorte, aiutata da Fabio, intendeva comunque che Renée tornasse per le strade rediviva e trovò un valido alleato in Mayno che, col gran cuore che lo contraddistingue, si prese la briga di finire il lavoro. Quando uscii andai a cercare gli amici e Renée. Trovai i primi ma non la seconda. Mayno mi raccontò cos'era successo e buffamente mi disse che era inutile cercare Andrea perché, anche lui, era “stranamente” sparito dalla circolazione. Incontrai Fabio e nel ridarli la bustina con il biglietto gli feci promettere di rimetterlo nel telaio. Andrea non lo vidi più. Il vino finì. P. De Sade che tanto aveva insistito mi strappò la promessa di raccontare questa storia: la storia della Girardengo mezza corsa Renée, quella di Gino e Gina, di Andrea, di Mayno e di me. La storia di una bici predestinata alla salvezza, talmente tanto da andare oltre le sbarre. "

4 commenti:

telegrama ha detto...

;)

Stefano 89 ha detto...

Bicicletta Storica e bellissima!!!!!

Anonimo ha detto...

Storia affascinante...

alberto ha detto...

storia di avvistamenti e sparizioni tra la bassa e le colline di qua... Andrea, co-protagonista chiamato in causa nei fatti sopra esposti e mio concittadino, pare effettivamente scomparso nel nulla... chissà