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Un'importante testionianza che mette in evidenza due fattori molto significativi: il primo riguarda la ricerca spasmodica verso nomi anglofoni, in questo caso The Eagle e High-Life, questo era dovuto al fatto che negli anni 10 lo zoccolo duro del mercato ciclistico italiano era rappresentato da marchi esteri di importazione, dunque i pochi marchi italiani che si lanciavano sul mercato in autonomia adottavano, per farsi strada sul mercato, nomi esotici e anglofoni. Il secondo fattore che emerge dall'analisi di questi documenti è senza dubbio la sfacciata concorrenza che vi era tra un marchio e l'altro, aggettivi e superlativi si sprecavano per descrivere le qualità tecniche delle proprie produzioni e ci si sfidava già a livello concorrenziale, facendo a gara tra chi aveva il migliore rapporto qualità-prezzo e perfino a chi proponeva la migliore rateizzazione del pagamento!
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