giovedì 12 novembre 2009

Legnano 1933 - La storia

Il nuovo amico Roberto mi ha concesso l'onore di mostrarvi quella che per me è divenuta da pochi giorni una piacevole scoperta... meta unica dei miei pensieri notturni... questa magnifica Legnano Roma del 1933, una signorina che fù da corsa, perchè come ci spiegherà Roberto fra poche righe anche lei ha dovuto subire gli anni duri della guerra e come il suo padrone anche lei ha dovuto rimboccarsi le maniche e iniziare a sgobbare... 
Ma lasciamo la parola al suo prorpietario, l'unico che può esprimere tutto il passato che ha toccato questa magnifica due ruote:
"Era di proprietà di Mario Mostini, cugino di mio nonno, classe 1914, morto nel maggio 1989. Aveva una cura meticolosa per la sua bicicletta, praticamente è stata usata pochissimo! Nata come bici da corsa, mi raccontatava come fosse stata trasformata in seguito. Richiamato in guerra, con il suo Reparto di Cavalleria nel 1940, avvolse la bici negli stracci e la appese sopra il letto nella propria camera.
Durante i mesi di guerra, Mario parlò della bici ad un commilitone, evidentemente disonesto, il quale ritornato in licenza, si recò dalla madre di Mario, chiedendo la bicicletta in prestito. La madre capì e disse di non avere alcuna bicicletta, pertanto la bici si salvò. Finita la guerra per breve periodo Mario lavorò come manovale in un impresa edile. Negli spostamenti era necessario caricare il secchio di lamiera contenente gli arnesi. Per non rovinare la bici, Mario usava fasciare la canna centrale con carta dei sacchi del cemento o con stracci, per potere appoggiare il secchio senza rovinare la vernice. Più tardi, per il lavoro Mario riuscì a comperare una bici di seconda mano, dalla madre di "un suo amico morto nella ritirata di Russia". Si trattava una Legnano da donna, 26", con parafango anteriore lungo, verniciata di verde con l'avanzo di smalto usato per la cancellata! Comprata la bici di seconda mano, la Legnano da uomo rimase ritirata sotto un telo ed utilizzata solo per le grandi occasioni. Mario conservava anche la fattura del ciclista datata 1933, putroppo non l'ho mai ritrovata!
Colpevolmente fui io a buttare la bici da donna, dopo la morte di Mario, la utilizzò mia sorella per andare alla stazione, poi si dissaldò la brasatura di un forcellino anteriore e così intorno al '90/'91 fece una brutta fine!"
La bici di per sè è un pezzo pregiato, che tutti, me compreso vorrebbero e dovrebbero far tornare ai vecchi fasti corsaioli... però ci sono casi in cui, a mio parere, ciò che resta della bici và salvaguardato... e mantenuto così.
Questa bici grazie soprattutto al buongusto del vecchio Mario è a mio parere bellissima così... sembra nata così... la bici al tempo ha subito una riverniciatura professionale nel colore verde Legnano che si è mantenuto in perfette condizioni ed è una grande testimonianza...inoltre il bell'abbinamento con il manubrio Monterosa a fanale integrato ne valorizza la linea e la slancia!
Bici da non toccare assolutamente!





 

16 commenti:

Stefano 89 ha detto...

Un capolavoro. Sia come bicicletta da corsa che come è adesso, sicuramente quel manubrio è un gioiello, ed è stata tenuta con vero amore...!!!! Complimenti!!!!!

Anonimo ha detto...

La vite stringisella posizionata in quel modo è un marchio di tutte le legnano, anche quelle non da corsa. La mia legnano a bacchetta del 1954 ne è un classico esempio.

Domenico

Jim ha detto...

E' bello trovare coloro che sono state amate.

Anonimo ha detto...

Mi colpisce quanto afferma Jim, in verità trovare ogni tanto una bici che è stata protetta dal tempo fa sempre una certa (piacevole) impressione.

paracorto

P.De Sade ha detto...

Domenico, mi riferivo alla categoria delle bici da corsa, nella quale la Legnano si distingueva dalle altre marche per la particolare posizione della vite... comunque sai che mi è capitato spesso di vedere de lle Legnano a bacchetta che la vite l'avevano tra i forcellini dietro la sella, tipo le Wolsit per intenderci.. è possibile che in alcuni modelli economici si sfruttassero i telai destinati alla Wolsit?
P.Desade

Anonimo ha detto...

faccio fatica a credere che il Mostini abbia montato dei cerchi R su freni sport, immagino ci tenesse alla sua incolumità, oltre che alla bicicletta.

P.De Sade ha detto...

Sono certo che tutte le modifiche siano state apportate in una volta sola.. quindi anche i cerchi sono frutto di questa modifica... ad ogni modo Roberto (il proprietario) può aggiungere in ogni momento altre info, sopratutto relative alle modifiche che ha subito questa bici.
non credo, comunque, che vi siano grandi problemi nell'utilizzo dei freni sport unitamente ai cerchi R... negli ann 10/20 era quasi la normalità e anche in alcune bici sport anni 40 è facile riscontrare questa caratteristica, soprattutto con i cerchi R a larghezza ridotta inoltre utilizzando dei tacchetti appositi, con la costa convessa anzichè piatta, la presa sul bordo del cerchio rimane comunque molto buona.

P.Desade

Stefano 89 ha detto...

Sono completamente d'accordo con quello che hai scritto Paolo, anzi ti dirò che l'abitudine di usare cerchi R con freni a ganascia si è protratta (in pochi casi) ancora per tutti gli anni '40...!!

Ovviamente con i relativi pattini sagomati appositamente!

P.De Sade ha detto...

Certo stefano, se vai sul mio album e guardi bene la mia "sportiva R" anni 40 vedrai che monta dei cerchi R a larghezza ridotta (per agevolare l'escursione della ganascia, montando un comune cerchio R, infatti, appena tocchi il freno si inchioda perché non hai molto margine di regolazione della ganascia..)

P.desade

Anonimo ha detto...
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P.De Sade ha detto...
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Roberto ha detto...

Ciao,
tutto quanto conosco sulla bicicletta l'ho scritto e Paolo l'ha pubblicato.
Personalmente ho ereditato la bici nel 1989 alla morte del Mostini.
Dapprima la ricordo negli anni '70 in casa del Mostini, così come la vedete ora.
Non ho notizia certa sulla data di trasformazione che ipotizzo dopo la II^ Guerra mondiale.
Credo molto probabile un solo intervento, ma non posso sapere assolutamente l'entità dello stesso.
I mozzi hanno l'oliatore con sportellino e scritta "Legnano"

Claudio ha detto...

Meravigliosa, specialmente per il modo con cui é stata amorevolmente conservata e curata. Non penso sia retorico asserire che "una volta" v'era molto più senso pratico di conservazione, vuoi per i pochi denari in tasca, vuoi per orgoglio personale.
Rammarica constatare che questi sentimenti sono oggi sempre più sfuggenti...

Claudio

Roberto ha detto...

A proposito dei cerchi, mi sovviene un ulteriore particolare.
Il mozzo posteriore ha 2 filetti, uno per la ruota libera, l'altro per una corona fissa.
Ricordo che Mostini mi disse che in occasione di alcune gare, di usava girare il crtchio per collegare alla catena la corona fissa.
Pertanto credo che anche i cerchi siano originali.

Anonimo ha detto...

...oltre la rara e indiscussa bellezza...a renderla ancor piu unica e'la storia che l'accompagna...

Anonimo ha detto...

bella bici, io ne ho una del 1947 e anche lei ha la vite orizzontale della sella