L'amico Paolo Borelli, presidente dell'UVP, mi invia le foto della sua bicicletta proveniente dalla Squadra Corse Ferretti dei primi anni 70 e appartenuta all'asso belga Albert Van Vlierberghe. Il restauro conservativo è stato curato alla perfezione da Lele Bocchi e la storia di questa bicicletta, non solo quella sportiva, è molto interessante, ce la facciamo raccontare direttamente da Paolo che mi ha inviato un breve racconto:
"Nel 1970, mio padre assunse la direzione della filiale di Parma della Ferretti Cucine Componibili, azienda costruttrice di mobili con sede a Capannoli (PI), che per motivi pubblicitari dal 1969 a tutto il 1972 allestì una squadra corse professionistica guidata da Alfredo Martini, già coequipier di Fausto Coppi e futuro commissario tecnico della nazionale italiana dal 1975 al 1997.
La passione per la bicicletta e il desiderio di mantenersi in forma, spinsero mio padre a chiedere alla direzione dell’impresa pisana una bicicletta da corsa, da scegliere fra quelle che a fine stagione i corridori avrebbero abbandonato per averne una nuova l’anno successivo. Fu così, che per ragioni di altezza e misure gli venne concessa ad un prezzo di settantamila lire (una discreta somma, per l’epoca) quella del corridore fiammingo Albert Van Vlierberghe in forza al sodalizio toscano fin dal 1969.
La bicicletta, completamente marcata con i colori sociali e i loghi dell’azienda, è uno dei tanti gioielli usciti dall’officina milanese di Faliero Masi e costruito con tubazioni americane Reynolds.
Non ricordo bene, ma credo che venimmo in possesso della bicicletta all’inizio del 1971 o forse del 1972, quindi il modello in oggetto ha calcato le scene del ciclismo italiano e mondiale nel 1970 o nel 1971, conquistando grazie al corridore belga diversi ed importanti successi. Prima di citarli, due parole su Albert Van Vlierberghe, il cui cognome figura ancora nell’etichetta adesiva originale collocata sul tubo orizzontale della bicicletta.
Nato a Belsele il 18 marzo 1942 e, purtroppo, prematuramente deceduto a Sint Niklaas, località da dove fino a qualche anno fa partiva il Giro delle Fiandre, il 20 dicembre 1991. Era un passista veloce, come molti dei suoi connazionali, capace di fughe a lunga gittata come pure di vittorie allo sprint, pur non essendo un velocista puro. La sua carriera era iniziata nel 1965 con la Flandria e dopo i cinque anni alla Ferretti e i passaggi in altre squadre ha fatto ritorno alla Flandria Velda per poi chiudere nel 1980 con la Masta, una squadra belga di seconda fascia.
Il palmarés di Van Vlierberghe è costituito da cinquanta vittorie, tra le quali spiccano alcune perle come tre tappe al Tour de France (la Angers-Royan del 1966, la Montpellier-Toulouse del 1970 e la Fribourg-Mulhouse, prima semitappa del Tour 1971), tre tappe al Giro d’Italia (la Cosenza-Taranto del 1967, la Montecatini-Follonica del 1969 e la Messina-Messina, col giro dei Peloritani, del 1972). Importanti, oltre a numerosissime corse “minori” inserite nella cosiddetta “campagna del Nord”, tra cui il Gran Premio di Vallonia (nell’edizione 2011, vittoria di Philippe Gilbert) i due successi consecutivi alla Sassari-Cagliari del 1971 e 1972.
A proposito di queste ultime due vittorie menzionate, racconta Emilio Casalini, professionista parmense all’epoca con la Salvarani: “L’andeva tant fort (andava veramente forte, in dialetto parmigiano), è partito ad una cinquantina di chilometri dall’arrivo e noi ad inseguire, ma niente da fare, nonostante il vento contrario che di sicuro non agevola un corridore in fuga solitaria”. Questa, in sintesi la storia di Van Vlierberghe e della bicicletta che Lele ha pazientemente e con grande maestria riportato ai fasti dell’epoca.
Da non dimenticare che tra i suoi compagni di squadra ci furono i celebri fratelli svedesi Erik, Gosta (vincitore del Giro d’Italia del 1971), Sture e Thomas Petterson, Gianni Motta, Italo Ziloli e i grandissimi pistard padovani Giuseppe Beghetto e Sergio Bianchetto. Ultima annotazione, ricordo chiaramente che il tubolare originale della ruota posteriore recava il nome del corridore veneto Lino Farisato, altro componente della squadra, a cui probabilmente la ruota, con cinque rapporti (il più agile è il 23), era destinata. Sul telaio, la decal con la fascia iridata di Campione del Mondo, inserita da Masi. Tra le varie date spicca quella del 1968. Fu quella del parmigiano Vittorio Adorni ad Imola, in sella ad una Masi, marcata come si usava allora con i colori della sua squadra, quelli bianco e rossi della Faema di Eddy Merckx. Mi fermo qui, ma sono tanti i nomi e le storie che si potrebbero raccontare, aprendo la scatola cinese della memoria.
In merito alla permanenza nella nostra famiglia di questa bicicletta posso solo aggiungere che dopo qualche anno di sporadico utilizzo, anche da parte mia (con maglia e borraccia originali), allora adolescente, era finita appesa al chiodo e dimenticata, per poi essere - in tempi abbastanza recenti - trasformata da mio padre in bici da viaggio per gli spostamenti urbani. Fortunatamente la nascita nel 2008 della Polverosa e successivamente dell’Unione Velocipedistica Parmense, mi hanno spinto ad appropriarmi della bici, ottenendola da mio padre in cambio di una nuova da città. Poi, grazie all’aiuto, alla passione e alla competenza degli amici, Lele in primis, è stata restaurata, riportandola il più possibile alle condizioni originarie, cosa questa che le ha permesso di prendere parte a diverse edizioni dell’Eroica e naturalmente della Polverosa." PAOLO BORELLI
4 commenti:
Spettacolare !!!!
Bicicletta splendida per originalità e conservazione. Caro Presidente cambia le gomme che non sono adatte a questo capolavoro!
Paolo
E' una splendida bici! Pensa che da ragazzo ho corso con queste bici ex squadra ufficiale Ferretti!
Saluti Marco
Una bicicletta del mio zio Albert! E un momento molto emozionante di vedere la sua bicicletta. Mi piace molto. Il mio zio Albert mi ha datto la ma grande passione per il ciclismo e è il mio grande eroe. Anche oggi.
Cordialmente,
Christel Van Vlierberghe
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