venerdì 6 dicembre 2013

Scritte #8

Paolo Borelli, caro amico e presidente dell'Unione Velocipedistica Parmense, mi scrive per segnalarci un paio di articoli estrapolati dalla Gazzetta dello Sport e dalla Gazzetta di Parma, entrambi gli articoli hanno come tematica due scritte molto famose.

Articolo estratto dalla Gazzetta dello Sport:


Fausto Coppi in fuga sullo Stelvio, durante il Giro d'Italia; di fianco a lui, sulla neve, una grande scritta: «W FAUSTO».
La foto è famosa, fu scattata dal fotoreporter Tino Petrelli nel 1953.
Chi tracciò quella scritta? Petrelli disse di essere stato lui.
Ma la Gazzetta dello Sport di oggi intervista un reggiano, Agostino Corradini da Scandiano, che all'epoca seguiva il Giro da tifoso. Si era appostato sullo Stelvio aspettando i ciclisti, al freddo. E al quotidiano sportivo racconta di essere lui l'autore di quella scritta. Per questo considera la foto di Petrelli anche un po' sua. 
Parlando con la “rosea” Corradini spiega di essere andato in bici, all'epoca, nei luoghi montani attraversati dal Giro. In quattro giorni andò dal Reggiano a Canazei, da Canazei a Bolzano, da Bolzano a Bormio e di lì di nuovo a casa.
Secondo la sua versione dei fatti, tracciò la scritta con un palo mentre aspettava l'arrivo dei ciclisti. Dopo un po' è arrivato Petrelli sulla moto guidata da un altro uomo, e gli chiese se W FAUSTO l'avesse scritto lui. Poi Petrelli - aggiunge Corradini - si appostò per scattare quella che sarebbe diventata una delle foto più famose nella storia dello sport italiano. «E' un po' anche mia, quella fotografia lì», dice alla Gazzetta dello Sport.



Articolo estratto dalla Gazzetta di Parma:


Era il 1968, l’anno del mondiale di Imola. 
Una sera, col cielo ricoperto di nuvole. Felice guardò in alto senza lasciarsi scoraggiare.
«Mi arrampicai di fianco alla ferrovia - racconta - e in un momento di tranquillità tra il passaggio di un treno e l'altro, rischiando anche di scivolare, scrissi quella frase: W Adorni».
La Gazzetta di Parma cercava l'artefice della scritta che da oltre quarant'anni campeggia sul sovrappasso ferroviario in via Emilia Ovest.
Un giorno scarso di attesa e subito qualcuno ha risposto all'appello. E la sorpresa è doppia perché a rivendicare la paternità di quelle sette lettere diventate parte della piccola grande storia della città, non è un nome sconosciuto, ma Felice Bonazzi, «in arte» Felice da Parma, divenuto famoso per una sua trentennale trasmissione su Radio Parma, emittente che fa parte proprio del gruppo editoria della Gazzetta… 

Felice Bonazzi, più noto come Felice da Parma, scomparso il 15 settembre 2011 all’età di 86 anni, era un di quei personaggi tipici presenti un po’ in tutte le città italiane. Un po’ attore, un po’ cabarettista (abilissimo nel raccontare barzellette in dialetto)  Antesignano del volontariato, antesignano della manifestazioni di massa, andatevi a guardare le vecchie foto e lo troverete a fianco di Gimondi di Adorni, dei giocatori del Parma calcio e di quelli del baseball. Senza titolo di studio, senza bigliettini da visita, senza mestieri altisonanti, Felice da Parma era un’autorità. Le sue scudisciate buone arrivavano al cor pramzàn (cuore parmigiano) e inondavano di benessere anche in tempi più duri di questi migliaia e migliaia di parmigiani. Era talmente vero Felice, che ha naturalmente attraversato ogni novità: nonostante l’età avanzata è stato un piccolo maestro sia nelle radio che nelle tv locali.

Chapeau.

Infine  lascio la parola direttamente a Paolo che ci segnala un aneddoto, lanciando anche un appello a tutti i lettori a fondo pagina.


Ho cercato a lungo sul web se si trovassero tracce fotografiche di una straordinaria scritta che mi ricordo esisteva quando ero un ragazzino. Nel Fiume Taro, dove oggi scorre l'A15, l'autostrada chiamata "Parma-Mare" che porta in Versilia, tra l'abitato di Citerna Taro e Solignano c'era un enorme masso piatto di ofiolite, una roccia di origine vulcanica, precipitato chissà quando nel fiume dalle montagne circostanti. Ebbene, su quel masso nero, una mano anonima (si favoleggia che fosse stato uno dei fratelli titolari dell'azienda e della squadra in persona) con un'ampia pennellata bianca tracciò un'enorme W SALVARANI. Quel masso non esiste più da anni, probabilmente finito in ciottoli utilizzati per la massicciata della Ferrovia Pontremolese che passa anch'essa lì di fianco, e con lui anche quella scritta è scomparsa per sempre.

Magari si potrebbe fare un appello tramite il tuo sito per vedere se qualcuno fosse in possesso di una sua foto.
Missione, credo, quasi impossibile.





1 commento:

Anonimo ha detto...

la domanda è come una nazione che ha avuto ed ha uomini, e donne, simili possa ridursi come ci siamo ridotti oggi.
lo sento come una colpa generazionale sentendomi singolarmente innocente.
auguri a tutti.
mad max