venerdì 19 ottobre 2012

L'assordante silenzio del Leone


Il suo carattere fumantino, che tanto si abbinava a quel suo soprannome, il Leone delle Fiandre, da anni era soltanto un ricordo, col tempo la sua intelligenza di uomo ne placò l'ardore giovanile, tanto che da anni si aggirava nel mondo del ciclismo con passo elegante e distinto da gran signore, sembrava che tutta la poesia dell'irrequieto Fiorenzo fosse svanita, che tutto il romanticismo delle sue iperboliche imprese fosse preistoria e forse ce lo siamo dimenticato un pò... oggi con la notizia della sua scomparsa all'età di quasi 92 anni il suo nome torna a ruggire forte, un assordante silenzio che tuona prepotente a ricordarci che lui il "terzo uomo" non lo è mai stato.
La vita sportiva di Fiorenzo è costellata di vicende controverse, di sfortuna e di colpi bassi del destino.
Intelligenza tattica, pazienza e diplomazia erano le sue armi principali, baluardo d'eccellenza dell'onestà sportiva, ne ha spesso, più di quanto meriterebbe uno sportivo come lui, pagato le conseguenze.
    Già nel dopoguerra le prime difficoltà, la lunga squalifica per controverse scelte politiche, per poi ritornare a correre, pronti-via riuscì a vincere il suo primo Giro d'Italia nel '48, una vittoria goduta pochissimo, in quel Giro, uno dei grandi rivali, Bartali si chiamò fuori subito a causa di una caduta, sul Pordoi Magni era già maglia rosa grazie ad una fuga folgorante, ma alle prime salite andò in difficoltà, molte squadre dissero di aver visto Magni ricevere numerose spinte da alcuni tifosi, e la giuria lo penalizzò di 2 minuti, la Bianchi, indignata, si aspettava una penalizzazione ben più cospicua e dunque ritirò la squadra al completo, per Magni quella vittoria senza avversari non fù mai vera vittoria. Nel 1950 altra tegola, a seguito dei famosi fattacci diplomatici la federazione ritirò la squadra dal Tour quando Magni era maglia gialla con ottime prospettive di vittoria.
Si rifece l'anno dopo, il 1951 con la conquista del suo secondo Giro d'Italia e con la terza di tre consecutive edizioni del Giro delle Fiandre (le precedenti vinte nel 1949 e 1950).
Dopo il '53 intuì una strada nuova per il ciclismo, la sponsorizzazione, l'abbinamento tra una squadra e un azienda alla ricerca di pubblicità, la Nivea-Fuchs, la sua squadra, fù pioniera assoluta di quello che oggi è la normalità.
Il 1955 quasi in procinto di terminare la carriera un altro sussulto, la vittoria del suo terzo Giro d'Italia!
Il 1956, fù il suo ultimo anno da professionista, conquistò un eccellente Giro del Piemonte, ma quell'anno rimarrà per sempre impresso nella memoria storica del ciclismo, per un immagine che nulla ha di che invidiare al celebre passaggio di borraccia fra Coppi e Bartali, quell'immagine che lo ritrae impegnato a concludere la dodicesima tappa del Giro d'Italia con una clavicola incrinata a seguito di una brutta caduta, Fiorenzo si rimise in sella si fece attaccare al manubrio una fascia che avrebbe tenuto stretto fra i denti, un astuto espediente che gli consentì di sopportare maggiormente il dolore e al contempo di manovrare meglio la bici. E' il 1956 e per qualche ora si respira aria di ciclismo eroico.
Con una spalla incrinata e un braccio malandato non solo terminò la tappa, ma si piazzò al secondo posto in classifica generale subito dietro al lussemburghese Charly Gaul, concludendo indenne anche la famigerata tappa innevata di Bondone che fece strage di ciclisti. Quale miglior finale di carriera poteva immortalare al meglio ciò che fù Magni per il ciclismo, un Leone che seppur ferito si alza e combatte! E a me piace ricordarlo così, con quella fascia tra i denti che tira le redini della sua bicicletta su per le salite.






1 commento:

El_zio ha detto...

Con Magni ci lascia il penultimo dei grandi vecchi del ciclismo eroico italiano non ci resta di tenerci caro il caro buon Martini. Ciao Fiorenzo.