martedì 27 aprile 2010

COMUNICAZIONE

FINO A DOMENICA 2 MAGGIO SONO IN FERIE.
MI SCUSO PER IL DISAGIO E PER I RITARDI NELLE RISPOSTE ALLE VOSTRE E-MAILS.
AL MIO RIENTRO PROVVEDERO' A RISPODERE A TUTTE LE MAIL PERVENUTE.

Meccaniche Obsolete - Mostra personale ad Asti

L'amico Alberto, noto come Ciclofucinacritica fra i tanti appassionati del settore.
Tratto distintivo della sua collezione è la particolare attenzione verso il dettaglio e verso la personalizzazione, passando per influenze scientifiche e contaminazioni poetiche che spesso fanno capolino fra i tubi bruniti delle sue vecchie biciclette!
Dal 29 Aprile al 2 Maggio ad Asti. in Via San Martino 4, si terrà la sua personalissima mostra, tra arte e bicicletta.
Non mancate, cari amici appassionati !
Nel caso non riusciate a fare un salto, vi segnalo il suo album fotografico, ricco di immagini a testimonianza della sua collezione

venerdì 23 aprile 2010


giovedì 22 aprile 2010

Carnielli - telaio scatolato

Tramite l'amico Lorenzo, mi perviene questa incredibile bicicletta. Fin da subito ho riscontrato una somiglianza identica ad una bici esposta nella carrellata centrale del Museo di Novi, una Carnielli, primi anni 40.
Fantastico telaio a croce stampato !
Niente tubi, ma una sorta di doppio guscio scatolato... tecnica utilizzata anche al giorno d'oggi per molte applicazioni. Probabile che questo modello con tali caratteristiche non abbia avuto gran successo per via della complicatezza della sua realizzazione, la quale richiede saldature precise ed efficaci, eseguite da mani esperte e raffinate... 
Per il resto la bici si presenta con caretteristiche raffinate, ma pur sempre da bici comune: parafanghi carenati e carter con sportellino d'ispezione sono incorniciati da un bel color panna filettato da insolite filettature monofilo azzurre.
Un pezzo veramente museale e unico !

martedì 20 aprile 2010

Maino Campionissimo 1934

Quando la presi, ormai mesi fà, era sotto mentite spoglie... civilizzata dal manubrio da passeggio e paracatena, per fortuna i tratti distintivi c'erano tutti e devo dire anche ben conservati !
Una Maino Campionissimo, come reca ancora la flebile decalco sul piantone dello sterzo, appena sopra il fregio in ottone... del 1934.
Forse uno degli ultimi modelli da corsa Maino prodotti con le caratteristiche di qualche annetto addietro: giroruota e freni Bowden Asso con molle di ritorno applicate a fascetta.
Infatti, contemporaneamente era già presente in listino il modello Supercampionissimo, dotato anche di cambio Vittoria Margherita.
La conservazione a prima occhiata non pareva ottimale, soprattutto nelle parti bianche, la vernice era ingiallita da anni di lavoro duro (e sporco), ma è risultato facile rinnovarla e far risplendere il suo bel grigio Maino. Le parti bianche, come già detto, erano al parte più critica, la ruggine aveva già lavorato parecchio, soprattutto sulle ganasce del freno, ho riportato a ferro e lucidato. Per fortuna la maldestra applicazione del carter ha salvaguardato la corona con le mitiche iniziali G, M, A, acronimo di Giovanni Maino Alessandria.
Nel tempo sono andati perduti i pedali e il manubrio, due ricambi praticamente impossibili da reperire come da catalogo, più facile trovarne di coevi... ho provveduto appunto a rimpiazzarli temporaneamente con materiale similare per epoca e forma... se la sorte mi sarà amica, chissà, forse un giorno reperirò il mitico manubrio piega Girardengo in fero e i due pedali a sega con inciso il nome del marchio alessandrino, per ora mi accontento che dopo 80 anni si sono salvati elementi tanto delicati quanto rari, come i galletti in ottone marcati Maino e l'oliatore per la catena, anch'esso in ottone.


Mostra e rievocazione alla Stra-Savian 2010 !

L'impegno e la determinazione di Flavio e Max ha dato i suoi frutti, quest'anno in occasione del passaggio del Giro d'Italia e della Stra-Savian 2010 a Savigliano si terrà una bellissima iniziativa che prevederà una mostra in cui saranno esposte bici d'epoca dalla fine dell' 800 a gli anni '30 comprendente una bella selezione di bici da corsa anni 40/50, il tutto in un contesto che tramite istallazioni ed ambientazioni rievocherà tempi antichi.
Foto e maglie d'epoca faranno da contorno alla mostra.

L'esposizione di terrà, appunto a Savigliano (CN) sotto l'Ala polifunzionale di Piazza del popolo in pieno centro.
Gli orari saranno: Sabato 8 maggio ore 18.00-20.00, Domenica 9 maggio ore 9.00-12.30/15.00-20.00

L'11 Maggio si terrà una Ciclo pedalata per le vie della città per l'apertura della Stra-Savian Martedì 11 maggio ore 20.00-23.00 Notte rosa a Savigliano; Mercoledì 12 maggio ore 9.00-12.30/ 15.00-20.00 Partenza Giro d'Italia Crono a squadre; Sabato 15 maggio ore 15.00-20.00 Domenica 16 maggio ore 9.00-12.30/15.00-20.00 Pedalata nella chiusa della mostra con pranzo al sacco.

lunedì 19 aprile 2010

Galmozzi 1951

Renato, ancora lui, grande appassionato ed esperto, ci mostra l'ennesimo capolavoro telaistico della sua collezione. Una Galmozzi del 1951.
Un pezzo assai raro perchè assemblata con forcellini Campagnolo idonei sia per il Parigi-Roubaix (mono leva) che per il Gran Sport.
"Questa bici - racconta Renato - era a disposizione della piccola squadra del mio paese, veniva usata dai ragazzi che ne erano sprovvisti e che volevano cimentarsi nelle prime gare, ovviamente oltre ha essere stati cambiati praticamente tutti i pezzi era stata anche più volte rivernicita.
Finita questa parentesi corsaiola non volendola buttare finì sul mio solaio per poter eventualmente utilizzarla durante la stagione invernale. Qualche anno fa scattata la passione per le biciclette storiche mi ricordai anche che originariamente era marcata "Cremaglia" e montava il deragliatore centrale Simplex. Iniziavo la fase del restauro, cominciando a sverniciare personalmente il telaio e sorpresa appariva incisa sul tubo di sterzo la scritta "Galmozzi Super Competizione" confermandomi il fatto che fosse una Galmozzi, cosa già intuita, per via delle tipiche congiunzioni e sopratutto dai foderi della forcella.
In seguito intenditori milanesi mi confermarono il fatto che Galmozzi forniva i propri telai anche per altre ditte (tra cui Cremaglia, artigiano della mia zona)."

mercoledì 14 aprile 2010

Il Bandito e il Campione

Sante Pollastri e Costante Girardengo. Entrambi novesi. Uno bandito l'altro campione. Due miti, due amici...
Presto la storia della loro turbolenta amicizia diverrà una miniserie in due puntate in onda su Raiuno, prodotta da Rai Fiction e Red Film. Interprete d'eccezzione Beppe Fiorello. Lo scorso 6 aprile a Torino si è tenuto il primo ciak del film che racconterà la vera storia del bandito Sante Pollastri, il più celebre anarchico del periodo fascista e del campione novese, il primo a fregiarsi dell'appellativo popolare Campionissimo, ancor prima di Coppi.
La miniserie che si chiamerà "Il bandito e il campione" è in piena lavorazione, per tutti i ciclisti eroici che volessero partecipare alle riprese il 30 aprile a Torino dalle 8 alle 18 la produzione del film cerca comparse, meglio se vestite con maglie d'epoca e bicicletta da corsa coerenti con gli anni 20-30. Per informazioni contattare il numero 333/4965157.

...quindi tutti gli eroici torinesi sono avvisati !

martedì 13 aprile 2010

"Cinquant'anni fa... Fausto Coppi" - 7 Mag 2010

Dopo vari mesi di lavoro e ricerca presso Il Museo dei Campionissimi di Novi Ligure (AL), si terrà la mostra che, numeri alla mano, sarà la più grande mai allestita sul Campionissimo. Il Museo a partire da Maggio acquisterà, per 3 mesi, un nuovo percorso interamente dedicato a Coppi in occasione del mezzo secolo dalla sua prematura scomparsa.
Questa mostra è stata realizzata anche con l'aiuto e la consulenza di questo sito internet e dei tanti amici appassionati che hanno collaborato da tutta Italia... Un'evento imperdibile per i fan del Campionissimo !
Giampaolo Ormezzano, curatore della Mostra sottolinea lo spirito dell'evento: “Non solo nel museo c’è tanto Coppi, con legami assortiti e rievocazioni vecchie nuove, ma c’è l’omaggio al ciclismo di cui Coppi è stato il più grande interprete di tutti i tempi.
Dicono che il belga Eddy Merckx sia stato più forte, probabilmente è vero: nello sport l’ultimo campione deve essere il più forte di tutti, altrimenti non c’è progresso. La grandezza è un’altra cosa: Coppi pedalava nell’Italia e nell’Europa delle macerie, vinceva per conto di tutti quelli, che, dolenti e feriti ma sopravvissuti, volevano riprendere a vivere, a scalare la vita senza dover temere agguati ad ogni curva. Coppi era il simbolo di questa voglia anzi di questa volontà, lui nei fisico scorfano e – in sella - divino, lui fragile e fortissimo, silenzioso e comunicatore”.

La mostra

Percorso storico
Il percorso permetterà al visitatore di immegergersi in un epoca, vivendo con un’esperienza diretta e personale un periodo storico importante, anni ’50 – ’60, di emersione dalla devastazione della Seconda Guerra mondiale, a ridosso del boom economico che si respirava, ma che ancora non si era concretizzato. Nasceva la Tv nel 1954, il cinema vantava i primi grandi capolavori e il ciclismo vedeva gareggiare i suoi più grandi campioni in rivalità sportive che tenevano con il fiato sospeso e in atteggiamenti verso la vita che, facendo scalpore, dividevano e univano.Tutto questo sarà in mostra: il Fausto Coppi sportivo, il periodo storico da lui vissuto “in bicicletta”, il suo essere uomo emergente, l’ambiente che lo ha accompagnato in vita e ciò che ha suscitato nell’arte dopo la sua morte.
" Coppi e l'Arte"
Oltre alla sua storia raccontata dalle biciclette, dalle maglie, dalle foto e dalle parole di Gianpaolo Ormezzano, sarà allestita una sezione “Coppi e l’arte” con una scelta molto raffinata.Saranno ospitati in una sala dedicata oli, disegni e acqueforti di Piero Leddi, la cui opera da anni ricerca la sintesi del mondo di Fausto Coppi: raccoglie i simboli del paesaggio, le memorie famigliari, le contraddizioni della modernità, i segni di uno scontro senza mai essere retorico, ma, anzi, approfondendo l’aspetto di un Coppi come uomo ferito e drammaticamente spezzato tra i sogni di una generazione e il cinismo e la violenza della modernità che stava prepotentemente avanzando.

Esposizione di dipinti
Altra sezione di grande interesse sarà quella realizzata con l’esposizione di alcune tra le più significative tavolette dipinte da Anselmo Bucci, pittore di inizio secolo, al seguito del Giro d’Italia, insieme al giornalista e scrittore Orio Vergani, nel 1940, il primo vinto da un Coppi giovanissimo.Si tratta di oli “en plein air e in “ex tempore” dipinti tra il 16 maggio e il 10 giugno 1940 (giorno della dichiarazione di guerra): un pezzo di storia del nostro paese raccontato dai colori forti e pastosi di Bucci e dalla penna delicata e ricercata di Orio Vergani.Tutti potranno godere di questo racconto, da chi ancora ricorda il campionissimo, a chi per questioni anagrafiche non lo ha mai visto in azione, perché attraverso Fausto si parteciperà attivamente ad un pezzo di storia italiana.

inaugurazione mostra:

venerdì 7 maggio 2010

per ulteriori informazioni:

www.museodeicampionissimi.it
Chiara Dr. Vignola
Responsabile Museo dei Campionissimi
Viale dei Campionissimi 2, 15067 Novi Ligure (Al)
tel. e fax 0143 322634

lunedì 12 aprile 2010

Ciclobacchettata 2010 - Bra (CN)

E' terminata con un successo e un'inaspettata partecipazione la ciclopedalata amatoriale organizzata per lo scorso 11 aprile fra le strade bianche di Bra dall'amico Andrea.
Solo il tempo ha impedito una passeggiata gradevole di primavera, infatti pioggerella e vento freddo hanno imperversato quasi tutto il giorno rendendo spesso difficoltosi i quasi 15 Km di percorso...
Su è giù per le morbide colline braidesi fino all'agriturismo che ci attendeva con il cammino acceso!
Una bella mangiata in compagnia con piatti e prodotti enogastronomici caserecci hanno reso perfetta una giornata memorabile, da incorniciare!
Il grande successo e la sempre più giovane partecipazione è merito anche del mezzo internet che con una piccola serie di passaparola è riuscita senza spese e senza mezzi particolari a raggruppare un folto numero di appassionati per questo evento che ormai è un must di inizio anno!

Ho aggiunto una serie di immagini significative che raccontano la giornata trascorsa, cliccare sul link quà sotto per vedere le foto.


mercoledì 7 aprile 2010

Medusa 1915

Vado spessissimo al Museo di Novi, ma il tempo è sempre tiranno e non riesco mai a fare delle foto decenti da pubblicare e mostrarvi... Oggi ho accompagnato l'amico Gabriel e mi sono ritagliato due minuti per fotografare questa bicicletta che ogni volta attira i miei sguardi.. Una Medusa anni 10 in condizioni perfette!
In un contesto storico in cui i marchi esteri furono i veri pionieri dell'industria ciclistica mondiale, in Italia la Bianchi e pochi altri cominciarono a seguire una filosofia imprenditoriale autonoma e di larghe vedute, la Bianchi ebbe anche il merito di essere fra le prime ad esportare i propri prodotti, addirittura dedicando un marchio che potesse incontrare i gusti dei mercati esteri.
Fù così che misero in piedi il marchio Medusa, biciclette realizzate appunto dalla Bianchi per il mercato estero (ma non solo, le Medusa venivano comunque vendute anche in Italia)
Sono bici assai rare, coprivano un mercato di nicchia e furono prodotte solo fino agli anni 30 e non oltre. Poter ammirare esemplari così antichi e così ben conservati è davvero un privilegio.
Analizzando la bicicletta si riconosce l'impronta italiana, ma con accortezze che la rendevano piacevoli e adatte anche al mercato estero, sopratutto quello francese e inglese. Il telaio lungo ed imponente ricorda molto la geometria delle bici inglesi, mentre l'eleganza rispecchia quello delle francesi.


martedì 6 aprile 2010

Bartali Santamaria 1950

Era il 1949 e la nutrita schiera di tifosi del Ginettaccio si divise in due fazioni: chi fù contento nell'apprendere che Bartali si era messo in proprio con la sua squadra personale e chi per tutta la futura carriera del toscano gli recrminò il fatto di aver buttato al vento l'appoggio tecnico di una potenza come la Legnano.
Ma la storia volle che Gino in accordo con i F.lli Santamaria di Novi Ligure si mise in testa di produrre biciclette col proprio nome, e che per sponsorizzare l'avventura imprenditoriale doveva assolutamente fondare una squadra che corresse col proprio nome e con le proprie biciclette.
Erano gli inizi degli anni 50, Bartali era già avanti con l'età, Coppi era nettamente più giovane e scalpitante inoltre la Bianchi gli poteva garantire i migliori strumenti per conquistare la vittoria, la Checca, l'ammiraglia della Bianchi scortava Fausto e i suoi formidabili gregari erano il simbolo del ciclismo moderno... Bartali, invece, con i Santamaria dovette accontentarsi di una squadra più modesta e una gestione vecchio stampo, ultimi barlumi di ciclismo eroico e sincero, un caso fra tutti fu la scelta, pazza, di adottare il cambio Cervino prodotto dai Nieddu di Torino, un cambio macchinoso e sorpassato che nella sostanza riprendeva il vecchio Super Champion, Coppi invece aveva a disposizione il meglio sulla piazza il Simplex Tour de France, il primo cambio moderno a doppia puleggia, preciso e veloce.
Ciò nonostante Gino, dette filo da torcere a Coppi e alla sua Bianchi... in molte occasioni... dalla polvere spuntava il suo nasone a tagliare il traguardo, anche in manifestazioni importanti.. questo era Gino!
Per celebrare questo momento eroico, l'amico Renato ci presenta la sua Bartali, prodotta appunto dalle officine Santamaria in quel di Novi Ligure nel lontano 1950.
Un esemplare totalemente restaurato con la grande passione di chi è collezionista ma anche macinatore di kilometri all'anno in sella alle sue bici...



giovedì 1 aprile 2010

Marastoni

Alcune settimane fà Livio mi inviò le foto di una delle sue bici di famiglia, una Marastoni del 1977, così mi ritornarono in mente le parole di un mio amico collezionista che tra un bicchiere di rosso e l'altro mi raccontò della sua visita in emilia dal maestro Licinio Marastoni... 
Licinio Marastoni nasce nel 1922, a Reggio Emilia, già poco più che ragazzino si avvicina alla bottega di un tal Mattioli, telaista della città. Si narra che negli anni 30 fosse buona norma che la famiglia dell'apprendista pagasse una mazzetta ai bottegai che offrivano l'indottrinamento al lavoro, in questo caso Mattioli non volle nulla, la grande abilità e passione del giovane Licinio erano sufficenti. Tant'è che poco più che 17enne iniziarono a circolare per la città emiliana i primi telai con inciso il nome del giovane Marastoni.
Inizia la guerra e tutto si ferma, nel 1949 Marastoni si appoggia ad un finanziatore, assieme fondano una piccola ditta, la Cicli Grasselli-Marastoni. Tutto procede senza infamia e senza lode fino al 1960 quandò si ritrova la ditta in mano per il pensionamento del socio Grasselli.
A seguito ad una visita presso un collega che produceva apparecchi di illuminazione a gas ebbe l'intuizione... chiese all'amico industriale se fosse possibile produrre parti di biciclette in microfusione con la stessa tecnica vista per produrre le componenti delle lampade a gas... la risposta fù: certamente!
Marastoni fù il primo a produrre congiunzioni e particolari con la tecnica della microfusione. Il grande passo lo fece in seguito all'incontro con Cino Cinelli, quest'ultimo rimase tanto colpito da questa tecnica produttiva che lo finanziò a tal punto da portare la sua produzione in microfusione a quantitativi industriali.
Licinio Marastoni non fù mai avvezzo all'imprenditoria, lui era un artigiano, un sarto e tale rimase per tutta la vita... e lo è tutt'ora!
Produsse telai per tanti campioni, raggiungendo l'apice costruendo la bici di Moser con cui vinse il Giro nel 1984... nella prima foto in alto lo vediamo ancora sorridente e pieno di enstusiasmo davanti alla bacheca del suo Club, nella vetrina trova il posto d'onore la bici appartenuta al figlio tragicamente scomparso in un incidente d'auto nel '72, una bici speciale, nel colore  scelto da Marastoni per le sue bici, un colore scelto per puro caso... la leggenda narra che, come accadde per Emilio Bozzi anni addietro, Licinio era alla ricerca di un colore che lo differenziasse dai suoi diretti concorrenti emiliani. Un giorno, passeggiando, si imbattè in un ramarro morto, il colore era tanto bello che Marastoni si mise l'animaletto morto in tasca e lo portò dal verniciatore dicendogli: lo voglio così !
Naque il Verde Marastoni!

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